Page 50 - Mediterraneo e dintorni - nr 11
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attorno  alla  figura  del  santo,  a   tua marmorea di Giovanbattista   di Montalto Uffugo, sicuramente
                mo’  di  florilegio,  sistemano  al-  Maini nella Basilica di San Pietro   quell’immagine avrà fatto presa
                cuni episodi  dei miracoli  ope-  a Roma. Tra i soggetti più utiliz-  nel mondo popolare. Il dipinto è
                rati da San Francesco  in modo    zati nei santini troviamo l’icona   considerato l’archetipo delle im-
                da ricordare che questi eventi
                straordinari  sono  contrassegna-
                ti  dall’abbandono  fiducioso  in
                Dio. Tra i molteplici miracoli, nei
                santini è ricordato il suo grande
                amore per gli animali: l’agnellino
                Martinello, la trota Antonella e il
                cerbiatto. Altra caratteristica del-
                le immagini di San Francesco è la
                scritta Charitas, su tre righe, per
                sottolineare la sua devozione alla
                Santissima Trinità. In molti san-
                tini la scritta Charitas si trova in
                cielo o su un disco d’oro attaccato
                al bastone, in altri ancora è in uno
                scudo consegnato a San France-
                sco dall’Arcangelo Michele, che
                è il protettore principale dell’Or-
                dine dei Minimi, oppure sorretto
                da puttini, come nella grande sta-
                                                  Santuario (ph Giulia Guzzardi)




                                              CoSa SoNo e CoMe SoNo Nati i ‘SaNtiNi’

                   Le immaginette devote – quelle che conosciamo noi – nascono da una provocazione di un grande predicatore: San Ber-
                   nardino da Siena (1380-1444), che invitava a «disertare i luoghi della perdizione», come i tavoli dove si giocava ai dadi e
                   a carte e ci si indebitava. Ad un fabbricante di carte da gioco che lo interruppe durante un suo sermone, perché nessuno
                   più ne comprava e la sua stamperia era fallita, il santo senese prontamente rispose: «E allora stampa santi»; nacque così
                   una nuova linea editoriale: gli stampatori di santini. Da allora si sviluppò una vera industria: i più famosi furono gli editori
                   fiamminghi di Anversa, che dalla fine del XVI fino agli inizi del XIX secolo divenne la capitale della produzione delle imma-
                   ginette. Ebbero grande successo anche i santini realizzati dai Remondini di Bassano del Grappa, che li smistavano in tutta
                   Europa, attraverso una formidabile rete di venditori ambulanti conosciuti con il nome di tesini. Agli inizi dell’Ottocento la
                   grande produzione si spostò a Parigi, nei pressi della Chiesa di San Sulpizio, con i santini merlettati, quasi una risposta cat-
                   tolica alle idee dell’Illuminismo francese. In Italia i più importanti centri furono: Bologna con Natale Salvardi, Modena con la
                   Società San Giuseppe e poi, una tipografia milanese, quella di Achille Bertarelli, che divenne leader nella stampa dei santini
                   in cromolitografia, seguita subito dopo (1896) dall’azienda grafica dei Padri Carmelitani milanesi, con il nome di Santa Lega
                   Eucaristica, fondata da padre Gerardo Beccaro. A Napoli, nei pressi del Duomo, vi erano numerose botteghe di venditori di
                   immaginette, soprannominati stampasanti. Bastavano pochi spiccioli per comprare la figura del proprio santo protettore,
                   da sistemare vicino al letto di casa, ma anche nelle stalle degli animali.




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