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attorno alla figura del santo, a tua marmorea di Giovanbattista di Montalto Uffugo, sicuramente
mo’ di florilegio, sistemano al- Maini nella Basilica di San Pietro quell’immagine avrà fatto presa
cuni episodi dei miracoli ope- a Roma. Tra i soggetti più utiliz- nel mondo popolare. Il dipinto è
rati da San Francesco in modo zati nei santini troviamo l’icona considerato l’archetipo delle im-
da ricordare che questi eventi
straordinari sono contrassegna-
ti dall’abbandono fiducioso in
Dio. Tra i molteplici miracoli, nei
santini è ricordato il suo grande
amore per gli animali: l’agnellino
Martinello, la trota Antonella e il
cerbiatto. Altra caratteristica del-
le immagini di San Francesco è la
scritta Charitas, su tre righe, per
sottolineare la sua devozione alla
Santissima Trinità. In molti san-
tini la scritta Charitas si trova in
cielo o su un disco d’oro attaccato
al bastone, in altri ancora è in uno
scudo consegnato a San France-
sco dall’Arcangelo Michele, che
è il protettore principale dell’Or-
dine dei Minimi, oppure sorretto
da puttini, come nella grande sta-
Santuario (ph Giulia Guzzardi)
CoSa SoNo e CoMe SoNo Nati i ‘SaNtiNi’
Le immaginette devote – quelle che conosciamo noi – nascono da una provocazione di un grande predicatore: San Ber-
nardino da Siena (1380-1444), che invitava a «disertare i luoghi della perdizione», come i tavoli dove si giocava ai dadi e
a carte e ci si indebitava. Ad un fabbricante di carte da gioco che lo interruppe durante un suo sermone, perché nessuno
più ne comprava e la sua stamperia era fallita, il santo senese prontamente rispose: «E allora stampa santi»; nacque così
una nuova linea editoriale: gli stampatori di santini. Da allora si sviluppò una vera industria: i più famosi furono gli editori
fiamminghi di Anversa, che dalla fine del XVI fino agli inizi del XIX secolo divenne la capitale della produzione delle imma-
ginette. Ebbero grande successo anche i santini realizzati dai Remondini di Bassano del Grappa, che li smistavano in tutta
Europa, attraverso una formidabile rete di venditori ambulanti conosciuti con il nome di tesini. Agli inizi dell’Ottocento la
grande produzione si spostò a Parigi, nei pressi della Chiesa di San Sulpizio, con i santini merlettati, quasi una risposta cat-
tolica alle idee dell’Illuminismo francese. In Italia i più importanti centri furono: Bologna con Natale Salvardi, Modena con la
Società San Giuseppe e poi, una tipografia milanese, quella di Achille Bertarelli, che divenne leader nella stampa dei santini
in cromolitografia, seguita subito dopo (1896) dall’azienda grafica dei Padri Carmelitani milanesi, con il nome di Santa Lega
Eucaristica, fondata da padre Gerardo Beccaro. A Napoli, nei pressi del Duomo, vi erano numerose botteghe di venditori di
immaginette, soprannominati stampasanti. Bastavano pochi spiccioli per comprare la figura del proprio santo protettore,
da sistemare vicino al letto di casa, ma anche nelle stalle degli animali.
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