Page 66 - Mediterraneo e dintorni - nr 7
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STORIA/HISTORY



                   L’importanza di “essere candela



                     accesa e viva della memoria”



                 Una testimonianza di Liliana Segre







                                                proprio il 27 gennaio come “Gior-  contare che per quarantacinque
                                                no della Memoria” per comme-     anni sono stata in silenzio. Poi ho
                                                morare le vittime dell’Olocausto,   cominciato a pensarci e quando
                                                ma anche in onore di quanti han-  sono diventata nonna è come se lo
                                                no protetto i perseguitati e di chi   fossi diventata anche di me stes-
                                                è sopravvissuto. Fra questi ultimi   sa, della ragazzina che sono stata:
                                                c’è Liliana Segre, 88 anni, senatri-  sola, disperata, miserabile, a cui
                                                ce  a vita, superstite e testimone   ho sentito la necessità di raccon-
                                                proprio del campo di Auschwitz   tare tutto, facendo del dolore dei
                                                la quale – ogni qualvolta offra la   ricordi uno strumento di forte va-
                                                sua preziosa testimonianza – ini-  lenza etica. Io avevo scelto di vi-
                                                zia sempre con “Mi ricordo…”.    vere, di non essere lì, di estraniar-
                                   Liliana Segre
                                                Era ancora una bambina quando    mi. Il mio corpo veniva picchiato

                   l 27  gennaio del
                   1945   i  soldati
                   dell’Armata Rossa
               Ientravano  ad Au-
               schwitz il più grande
               campo di concentra-
               mento  e  di  sterminio
               nazista. Le forze ame-
               ricane e quelle britan-
               niche, invece, nell’a-
               prile dello stesso anno
               liberavano rispettiva-
               mente Buchenwald e
               Bergen-Belsen.   Ma,
               ovunque, lo spettacolo
               che si presentava agli
               occhi dei liberatori era
               brutalmente identico e
               indescrivibilmente ag-
               ghiacciante.  I nazisti          fu deportata e tatuata sul braccio   e torturato, aveva fame, era dima-
               già nel 1943 avevano provveduto   col n. 75190: «A tredici anni sono   grito, aveva paura. Ma il mio spi-
               a smantellare altri campi di ster-  rimasta sola, con un nemico. Ma   rito no. La mia mente no. Tre volte
               minio (Belzec, Sobibor, Treblin-  ho trovato dentro di me un passo   passai la selezione nell’anno che
               ka) nel tentativo di nascondere al   davanti all’altro, senza arrender-  trascorsi ad  Auschwitz. Erano
               mondo le prove del loro abomi-   mi, e la mia mente è stata libera   delle selezioni annunciate, di cui
               nio. Ma il mondo, a guerra finita,   come una farfalla che vola sopra   noi sapevamo a che cosa andava-
               ha visto dove può arrivare la cru-  il reticolato. Era talmente incre-  mo incontro. Ecco che le Kapò ci
               deltà e la follia. L’ONU ha scelto   dibile quello che io avevo da rac-  chiudevano  dentro le baracche

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