Page 53 - Mediterraneo e dintorni - 4-2020
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I RACCONTI DI ENEA
di Enea Rotella
The histories of Herodotus (1904)
erodoto Laffascinanti perché le sue opere in chiave moderna
a storia di Erodoto, nel suo genere, è una delle più
anticipano quelle che sono le regole auree del buon
giornalista. Se si prende ad esempio la guerra che portò
sul campo di battaglia la Grecia contro l’impero persiano,
lo storico greco cercò di individuare le cause diffidando
dai racconti di chi lo aveva preceduto. Per lui le fonti erano
importanti così come l’approccio da inchiesta giornalistica
e l’analisi degli eventi dal punto di vista storico. Ma facciamo
un passo indietro. Alcuni tratti della sua vita sono noti, altri
meno. Gli storici concordano sulla nascita (Alicarnasso tra il
490-480 a. C.) ma sulla sua morte vi sono delle discrepanze.
Alcuni sostengono che la sua vita ebbe fine ad Atene nel 424
circa, altri che morì a Thurii intorno al 430 a. C. Quest’ultima
città faceva parte della Magna Grecia, era situata a Sybaris
(l’odierna Sibari, in Calabria) ed era una colonia panellenica,
ossia un misto di greci provenienti da vari punti. Erodoto di
sicuro partecipò alla fondazione di Thurii e infatti ne ottenne la
cittadinanza; ma se una parte della tradizione storica individua
la sua morte ad Atene, un’altra stabilisce la sua fine terrena
proprio in questi luoghi del Sud Italia, subito dopo lo scoppio
della guerra del Peloponneso. Altro punto controverso sono
i suoi probabili viaggi: alcuni storici narrano che visitò molti
luoghi come ad esempio la Tracia, Macedonia, l’impero
persiano, l’Egitto e la Cirenaica; altri sono più del parere che
egli raccontò di questi luoghi nei suoi lavori facendo un uso
massiccio di fonti ma che in realtà non ci mise mai piede. Altro
punto controverso è che Erodoto da una parte crede all’idea
dei miti, ai sogni profetici e in particolare all’invidia divina
che si abbatte sulla Terra per umiliare i mortali che vogliono
raggiungere o paragonarsi agli dèi, dall’altra razionalizza
il concetto religioso. Se da una parte le informazioni che
si hanno sono ambigue dall’altra vi sono alcune certezze:
Cicerone nel suo De legibus lo definì il «padre della storia»;
Plutarco gli dedicò un intero trattato: il De Herodoti Malignitate.
Bisognerà comunque attendere il Rinascimento affinché
le opere di Erodoto diventino conosciute grazie alle varie
traduzioni. Altro punto fermo è la storia, che per il Nostro aveva
un fine pedagogico poiché non era solo un susseguirsi di
avvenimenti ma fatti ben collegati tra loro. Il piglio era quello di
un giornalista navigato perché la sua metodologia si fondava
su tre principi: la vista, l’ascolto e il criterio nel caso in cui i primi
due fattori entrassero in conflitto. Il criterio serviva a scindere
gli eventi tra quelli letti o sentiti e quelli visti di prima persona.
I grammatici alessandrini divisero l’opera storica di Erodoto
in nove libri e solo in un secondo momento furono chiamati
le “Nove Muse”. “Se un uomo vuole occuparsi incessantemente
di cose serie e non abbandonarsi ogni tanto allo scherzo, senza
accorgersene, diventa pazzo o idiota”. II, 173.
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