Page 96 - Mediterraneo e dintorni - 2-2020
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SCRIPTA MANENT










                                                          di Daniela Rabia



                                “La Calabria silente”




                                             di Filippo Veltri




                    libri non sono fatti per crederci,   pianga la colpa che là giù cotanto   te: poi resta poco” evidenzia Filippo
                «I ma per essere sottoposti a in-  costa”, di cui a noi è più nota la ri-  Veltri auspicandosi che si smuova-
                dagine» scriveva Umberto Eco nel   visitazione nella              no le coscienze di organizzazioni,
                suo capolavoro Il nome della rosa,                                ceti, gruppi, associazioni affinché
                vincitore del Premio Strega                                       finalmente si rompa il muro del
                nel 1981. Eppure, come non                                        silenzio e si scenda in campo. E in
                credere alle parole di Filippo                                    tempi rapidi, perché di tempo in
                Veltri, giornalista professioni-                                  verità non ne resta molto. Se la resi-
                sta e scrittore attento e polie-                                  duale ambizione di secessione del
                drico, nel suo ultimo lavoro La                                   Nord dovesse realizzarsi “il divario
                Calabria silente, edito Rubbet-                                   Nord/Sud, già allargatosi durante
                tino. Il silenzio assordante a cui                                 la recente recessione economica,
                l’autore fa riferimento nel testo                                  si trasformerebbe in un abisso”. Lo
                è cosa incredibile a cui dover cre-                                sguardo dell’autore si sposta dalla
                dere. Di incredibile c’è il fatto che                               Calabria al resto del Paese, all’Eu-
                sembra che la Calabria non appar-                                   ropa, al mondo e individua ai mali
                tenga e non sia mai appartenuta ai                                  di  oggi  una  soluzione  univoca
                calabresi. Da qui il tradimento evo-                                 in “un pensiero essenzialmente
                cato da Gioacchino Criaco a questa                                   libero, laico, capace di confron-
                terra “messa sotto i piedi” dai suoi                                  to, di ascolto, di comprensione
                stessi abitanti. Da qui l’ignavia,                                    e rispetto reciproco, valori da
                la noncuranza, l’assenteismo, il                                      favorire nelle forme più diver-
                non fare. “La Calabria non riesce a                                    se”. Tra gli spunti del testo non
                esprimere una propria oggettività                                      può sfuggire la critica ferrata
                e un’etica del fare” sottolinea Veltri                                 “all’università di facebook”
                con le parole di Vito Teti che, dopo                                    che è diventata luogo di for-
                l’avvio delle manifestazioni di Ma-                               mazione preferenziale capace di
                tera capitale europea della cultura             frase idiomatica   trasformare velocemente l’igno-
                si domanda “perché quest’occasio-  “Chi è causa del suo mal, pianga se   ranza in arroganza.
                ne non sia stata colta nella sua Ca-  stesso”. I calabresi sono causa del   Ma dimenticando altrettanto velo-
                labria”. In un atteggiamento, però,   proprio male, questo è innegabile.   cemente che parafrasando il titolo
                i calabresi non sono affatto silenti:   Anzi ne sono doppiamente causa:   di un romanzo di Corrado Alvaro
                in quello del lamento costante. Un   nel non aver mai agito per inverti-  “L’uomo è forte” al contrario per il
                lamento rumoroso, fastidioso, os-  re la rotta, per innescare un cam-  suo sapere e per la sua umiltà che
                sessivo e quanto mai ingiustificato.   biamento vero, e nell’aver lasciato   sono direttamente proporzionali. E
                Scriveva il sommo poeta Dante Ali-  che altri agissero al loro posto e   questa è una piccola grande verità
                ghieri nel canto XXIX dell’Inferno   ovviamente ai loro danni. “Dopo la   che il silenzio non può né celare né
                “Credo ch’un spirto del mio sangue   Calabria dolente,  la Calabria silen-  cancellare.










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