Page 67 - Mediterraneo e dintorni - nr 15
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MariNo MiCiCH, nato a Roma il 1960, figlio di esuli dal-
                                  mati, saggista storico e dirigente di associazioni giulia-
                                  no-dalmate. Dal 1995 è il direttore dell’Archivio Museo Sto-
                                  rico di Fiume; dal 1996 segretario generale della Società di
                                  Studi Fiumani e presidente dell’Associazione per la Cultura
                                  Fiumana Istriana e Dalmata nel Lazio; saggista e redattore
                                  della rivista di studi adriatici “Fiume”. È membro della Com-
                                  missione governativa dal 2005 al 2018 per le onorificenze
                                  ai congiunti delle vittime delle Foibe prevista dalla legge
                                  92/2004  “Il Giorno del Ricordo”. Membro per gli esuli fiu-
                                  mani al Tavolo del Ministero dell’Istruzione MIUR per i semi-
                                  nari nazionali dedicati alla storia dell’Istria, di Fiume e della
                                  Dalmazia.
                                  Autore di quattro libri: I giuliano-dalmati a Roma e nel Lazio.
                                  L’esodo tra cronaca e storia (Roma,  2004);  Stradario giulia-
                                  no-dalmata. Luoghi memorie personaggi nella toponomasti-
                                  ca della Capitale (Roma, 2007); coautore con Giovanni Stelli
                                  Dall’esilio al ritorno. Cinquant’anni di attività della Società di
                                  Studi Fiumani 1960-2010 (Roma, 2010); coautore di La rivo-
                                  luzione mancata. Terrore e cospirazione del Pci in Italia 1945-
                                  1948 (Roma, 2006).



            A Fiume prese allora sempre più   e lasciò Fiume il 18 gennaio 1921,   vuta solo a questioni di equilibri
            vita  l’idea dell’immaginazione   dopo  aver dato le consegne ai   internazionali, ma anche per ti-
            al potere e della partecipazione   fiumani, in particolare a Riccar-  more di una ribellione antigover-
            popolare alle vicende del  nuovo   do Gigante (i cui resti sono stati   nativa che sarebbe potuta partire
            Stato dannunziano. Vari rivolu-   rinvenuti un anno fa  in un bosco   da Fiume. Non fu così.
            zionari assieme ad artisti, avven-
            turieri, semplici idealisti riempi-
            rono le cronache dei giornali con
            le loro gesta. Figure come Guido
            Keller, Giovanni Comisso, Leon
            Kochnitzky,  Mario  Carli  fanno
            ancora oggi parlare di sé. Il labo-
            ratorio dannunziano rimane per
            molti versi un’esperienza di vita
            intensa, animata da coraggio,
            eroismo e amore per un’Italia più
            nobile  e bella. Naturalmente  vi
            furono aspetti  negativi  e dram-
            matici come i fatti sanguinosi del
            “Natale di Sangue”. L’Impresa
            venne soffocata nel sangue dopo
            una battaglia fratricida.
            Il governo Giolitti volle testarda-
            mente onorare gli impegni presi,
            il 12 novembre 1920, col Tratta-
            to di Rapallo, che decretava ol-      Palazzo Modello,sede dell’Unione Italiana di Fiume e della Comunità degli Italiani
                                                   (china di Leonardo Bellaspiga - tratto da “Sulle ali della Bora, nel ruggito del Leone” Battello stampatore)
            tre alla rinuncia della Dalmazia
            (solo Zara e l’isola di Lagosta fu-
            rono concesse all’Italia) lo Stato
            Libero di Fiume, alla cui guida   di Castua, a pochi chilometri da   Ad  avvantaggiarsi della nuova
            si sarebbe posto l’autonomista    Fiume, dove fu ucciso il 4 maggio   situazione fu invece Mussolini
            Riccardo Zanella. Ci furono ben   1945 dai partigiani di Tito, e sui   che,  alla  fine  dell’  ottobre  1922,
            54 morti negli scontri tra il 24 e   quali resti l’esame del DNA fatto   marcerà vittorioso su Roma a
            il  28 dicembre 1920 e oltre 200   nel luglio scorso ha confermato   capo dell’inarrestabile movi-
            feriti. D’Annunzio considerata    l’identità) e ad Antonio Grossich.   mento fascista. D’Annunzio, seb-
            la drammatica situazione si ar-   L’azione armata voluta da Giolit-  bene non contrario al fascismo,
            rese, infine, al generale Caviglia   ti contro D’Annunzio, non fu do-  fu in pratica relegato nella splen-



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