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MariNo MiCiCH, nato a Roma il 1960, figlio di esuli dal-
mati, saggista storico e dirigente di associazioni giulia-
no-dalmate. Dal 1995 è il direttore dell’Archivio Museo Sto-
rico di Fiume; dal 1996 segretario generale della Società di
Studi Fiumani e presidente dell’Associazione per la Cultura
Fiumana Istriana e Dalmata nel Lazio; saggista e redattore
della rivista di studi adriatici “Fiume”. È membro della Com-
missione governativa dal 2005 al 2018 per le onorificenze
ai congiunti delle vittime delle Foibe prevista dalla legge
92/2004 “Il Giorno del Ricordo”. Membro per gli esuli fiu-
mani al Tavolo del Ministero dell’Istruzione MIUR per i semi-
nari nazionali dedicati alla storia dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia.
Autore di quattro libri: I giuliano-dalmati a Roma e nel Lazio.
L’esodo tra cronaca e storia (Roma, 2004); Stradario giulia-
no-dalmata. Luoghi memorie personaggi nella toponomasti-
ca della Capitale (Roma, 2007); coautore con Giovanni Stelli
Dall’esilio al ritorno. Cinquant’anni di attività della Società di
Studi Fiumani 1960-2010 (Roma, 2010); coautore di La rivo-
luzione mancata. Terrore e cospirazione del Pci in Italia 1945-
1948 (Roma, 2006).
A Fiume prese allora sempre più e lasciò Fiume il 18 gennaio 1921, vuta solo a questioni di equilibri
vita l’idea dell’immaginazione dopo aver dato le consegne ai internazionali, ma anche per ti-
al potere e della partecipazione fiumani, in particolare a Riccar- more di una ribellione antigover-
popolare alle vicende del nuovo do Gigante (i cui resti sono stati nativa che sarebbe potuta partire
Stato dannunziano. Vari rivolu- rinvenuti un anno fa in un bosco da Fiume. Non fu così.
zionari assieme ad artisti, avven-
turieri, semplici idealisti riempi-
rono le cronache dei giornali con
le loro gesta. Figure come Guido
Keller, Giovanni Comisso, Leon
Kochnitzky, Mario Carli fanno
ancora oggi parlare di sé. Il labo-
ratorio dannunziano rimane per
molti versi un’esperienza di vita
intensa, animata da coraggio,
eroismo e amore per un’Italia più
nobile e bella. Naturalmente vi
furono aspetti negativi e dram-
matici come i fatti sanguinosi del
“Natale di Sangue”. L’Impresa
venne soffocata nel sangue dopo
una battaglia fratricida.
Il governo Giolitti volle testarda-
mente onorare gli impegni presi,
il 12 novembre 1920, col Tratta-
to di Rapallo, che decretava ol- Palazzo Modello,sede dell’Unione Italiana di Fiume e della Comunità degli Italiani
(china di Leonardo Bellaspiga - tratto da “Sulle ali della Bora, nel ruggito del Leone” Battello stampatore)
tre alla rinuncia della Dalmazia
(solo Zara e l’isola di Lagosta fu-
rono concesse all’Italia) lo Stato
Libero di Fiume, alla cui guida di Castua, a pochi chilometri da Ad avvantaggiarsi della nuova
si sarebbe posto l’autonomista Fiume, dove fu ucciso il 4 maggio situazione fu invece Mussolini
Riccardo Zanella. Ci furono ben 1945 dai partigiani di Tito, e sui che, alla fine dell’ ottobre 1922,
54 morti negli scontri tra il 24 e quali resti l’esame del DNA fatto marcerà vittorioso su Roma a
il 28 dicembre 1920 e oltre 200 nel luglio scorso ha confermato capo dell’inarrestabile movi-
feriti. D’Annunzio considerata l’identità) e ad Antonio Grossich. mento fascista. D’Annunzio, seb-
la drammatica situazione si ar- L’azione armata voluta da Giolit- bene non contrario al fascismo,
rese, infine, al generale Caviglia ti contro D’Annunzio, non fu do- fu in pratica relegato nella splen-
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