Page 57 - Mediterraneo e dintorni - nr 15
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BENESSERE/WELNESS



            Le piante



            fitoalimurgiche



            un tesoro da ri-scoprire                                            Ortica



            di Giulio Francesco Valeriano - chimico e tecnologo farmaceutico, farmacista


                    iffuse in maniera ubiqui-  passeggiata in campagna, nei boschi
                    taria da nord a sud carat-  o  sui  prati; senza  mai  dimenticare
                    terizzano il territorio dove   che anche il naturale richiede mol-
            Dcrescono:  sono  le  piante      ta attenzione, e che vanno raccolte
            fitoalimurgiche  o  semplicemente   e consumate solo le piante di cui co-
            alimurgiche, le stesse che nella fretta   nosciamo con certezza l’identità, per
            della routine quotidiana precipitosa-  non  incorrere  in  pericolosi  equivoci   Malva
            mente bolliamo come erbacce. Eppu-  che possono dar luogo a gravi intos-
            re in tutti i periodi della storia dell’uo-  sicazioni.  Le  piante  fitoalimurgiche
            mo contraddistinti dalle carestie,   presentano una dualità, sono allo
            queste ”umili” piantine hanno spesso   stesso tempo commestibili e possono
            rappresentato  la  principale  se  non   essere utilizzate come “rimedi della
            l’unica fonte di sostentamento, da qui   nonna” per risolvere piccoli fastidi
            l’etimologia del termine fitoalimugia:   quotidiani; in realtà oggi il metodo
            phytòn dal greco, pianta; e alimenta   scientifico e gli strumenti a nostra di-
            urgentia dal latino, alimentazione in   sposizione ci danno la possibilità di
            caso di necessità. Portulaca, malva,   indagare a fondo le proprietà delle
            borragine, ortica, tarassaco, camomil-  singole piante, confermando spesso
            la  solo per citarne le più comuni, sono   quello che le nonne sapevano da seco-  Portulaca
            le piante spontanee edibili che ostina-  li per esperienza empirica. Quelle che
            tamente continuano a crescere anche   un tempo erano conoscenze acquisite
            nella città più cementificata sfruttan-  e patrimonio della civiltà contadina,
            do i minimi spazi potenzialmente co-  oggi  diventano  oggetto  di  interesse
            lonizzabili: le crepe dei muri, gli inter-  delle cucine ricercate; si moltiplicano
            stizi tra le tegole, i bordi delle strade   i corsi di erborizzazione finalizzati al
            e perfino l’asfalto. Ovviamente l’am-  riconoscimento delle piante magari
            biente urbano è il luogo meno adatto   proponendoli come passeggiate bota-
            per raccoglierle ai fini alimentari, ma   niche, con pranzo finale che prevede
            può rappresentare una palestra per   vari piatti a base delle erbe raccolte.
            imparare a riconoscerle e dare loro un   Non si tratta di una moda passegge-  Tarassaco
            nome, sottraendole all’oblio in cui le   ra, semplicemente della necessità di
            releghiamo etichettandole come er-  ricongiungersi a quella natura di cui
            bacce, quasi come fossero un fastidio.   l’uomo è parte integrante e non il do-
            La nostra cultura antropocentrica ci   minatore; come sostengono alcune
            porta troppo spesso a ignorare ciò che   filosofie olistiche essere consapevoli
            la natura pone sul nostro cammino, ri-  del “qui e ora” con i piedi (le radi-
            schiando cosi di perdere un patrimo-  ci) ben piantati nel passato, fonte di
            nio non solo alimentare, ma botanico   cultura in senso lato ed esperienze.
            e anche linguistico. Sì, perché queste   Imparare a utilizzare nuovamente le
            piante raccontano una storia locale   alimurgiche ci permette di ri-scoprire
            e universale; ogni gruppo umano le   antichi (e nuovi per noi) sapori, for-
            ha chiamate nel tempo con il proprio   nendo al nostro organismo vitamine,   Borragine
            dialetto.  Tutto  ciò ha  dato  luogo  a   sali  minerali,  fibre,  sostanze  amare,
            piatti tipici regionali, ad una cultura   utili per il suo benessere. In natura le
            gastronomica tipica del luogo e oggi   piante commestibili spontanee sono
            grazie alla facilità di viaggi, scambi e   molto di più delle poche che l’uomo
            ai social è divenuta cultura universa-  ha scelto per le coltivazioni intensive
            le, antropologia culinaria, patrimo-  che permettono la resa in produttività
            nio di tutti. Le alimurgiche destinate   ma impoveriscono la biodiversità.
            all’alimentazione umana vanno rac-  Non dimentichiamo mai che l’uomo
            colte solo ed esclusivamente lontano   esiste e può vivere perché ci sono le
            dai centri urbani e dalle fonti inqui-  piante che, oltre a fornirci l’ossigeno,
            nanti,  magari  approfittando  di  una   rendono vivibile il pianeta Terra.  Camomilla



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