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SCRIPTA MANENT NOIR
di Elia Banelli
Venti di quaresima
leonardo Padura Fuentes
l caso volle che mi imbattessi in sogno nel cassetto di fare lo scritto- in prestito l’escamotage del noir per
Iquesto romanzo di Leonardo Pa- re (“un giorno ho scoperto che c’era- ritagliarsi un angolo personale dove
dura Fuentes, il primo appartenente no poche cose belle come racconta- far confluire i suoi pensieri sulle
al “ciclo delle quattro stagioni”, du- re storie, farle leggere dalla gente e scorrettezze del mondo e le idiosin-
rante un caotico e gioioso capodan- far sapere che le avevo scritte io”), ci crasie del genere umano. A tratti, il
no trascorso tra le strade frizzanti de accompagna tra le insidie e i sotter- romanzo si concede un rapido flirt
L’Avana. La particolare situazione ha fugi di una Cuba lontana dallo ste- con il genere erotico, raccontato
reso ancora più godibile e realistica reotipo di con un lessico talmente elegante
l’immersione nel cuore di una storia da spiazzare il lettore (“lascia che
che attraversa di sguincio i diversi il suo dito goloso corra senza fret-
generi letterali: il giallo e il noir, con ta ma inarrestabile dall’ano alla
una pennellata di elementi tipici vulva, dalla vulva all’ano, trasci-
della narrativa latino-americana. nando umori caldi, sentendo lo
Quando leggo frasi del tipo “nel spessore stimolante della base
quartiere il vento pettinava la calza- del pene, rigido e arcigno nel suo
da come se quello di trascinare con moto perforante, la morbidezza
sé sporcizia e polvere inerte fosse da trapuntata delle due labbra opu-
sempre il suo unico scopo” oppure lente e abili, che lo risucchiano
“dal quarto piano di Santos Suàrez si come una palude implacabile”).
godeva una vista privilegiata di una Non mancano i momenti oscu-
città che, osservata dall’alto, sem- ri, difficili, complicati, i tormenti
brava ancora più decrepita, sporca, quotidiani contro cui il nostro
inaccessibile e ostile”, riesco a imme- protagonista deve pur sempre
desimarmi in ciò che il nostro autore fare i conti (“non c’è niente di
sta descrivendo, se non altro perché dolce nelle notti di un poliziot-
proprio in quel momento sto pas- to, perché ogni ricordo e ogni
seggiando su calle San Ignacio, col- speranza porta con sé la mac-
ma di effluvi acidi emanati da casso- chia impressa dall’orrore quo-
netti traboccanti di spazzatura. Per tidiano della sua vita”).
alcuni aspetti, l’Avana non sembra Nel complesso, “Venti di Qua-
molto cambiata rispetto agli anni resima” è un romanzo credibile,
’80 raccontati da Padura. Il protago- paradiso caraibico appic- caratterizzato da una scrittura flui-
nista della storia, il detective Mario cicatogli addosso dai turisti di mez- da e garbata, colta e profonda. Non
Conde, poliziotto sui generis, sensi- zo mondo. consigliato a chi vorrebbe un thriller
bile al fascino del gentil sesso (“un In questo romanzo c’è poca azio- pomposo in salsa americana, tutto
istinto recondito da animale adde- ne e poco sangue, gran parte della splatter e tensione che si taglia con
strato guidava sempre i suoi occhi storia è incentrata sulle indagini e il coltello, ma a chi predilige una tra-
fino alla figura femminile più bella sugli interrogatori, con largo spazio ma più sofisticata e un affascinante
tra le presenti, come se la ricerca del- dedicato alle riflessioni esistenziali noir da gustare con calma per pro-
la bellezza rientrasse nelle sue ne- e alle idee del detective Mario Con- iettarsi in un’isola lontana, in attesa
cessità vitali”) del buon cibo e con il de, quasi che Padura avesse preso del prossimo cambio di stagione.
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