di Maria Antonia Danieli
È il 6 Aprile 1917: la Grande Guerra è ormai iniziata da quasi tre anni,trasformandosi ben presto in una logorante guerra di trincea. Il 1917 sarà l’anno della svolta per gli ormai stremati eserciti delle potenze mondiali. Siamo nelle splendide campagne della Francia del Nord: sono evocative in tal senso le prime immagini del film che ci immergono in una idilliaca quiete campestre da cui siamo subito strappati. Il mondo sta combattendo la sua prima guerra totale e subito se ne vedono alcuni dei protagonisti, infatti ai due caporali inglesi William Schofield e Tom Blake (interpretati rispettivamente da George MacKay e Dean-Charles Chapman) viene assegnata un’importante e quasi impossibile missione.
Il colonnello britannico Mackenzie (Benedict Cumberbatch) sta per lanciare all’attacco il secondo battaglione del Devonshire Regiment contro i tedeschi, non ancora nazisti ma già nemici. La ricognizione aerea scopre tuttavia che i tedeschi in realtà non si sono ritirati, ma hanno soltanto creato una nuova linea difensiva, costruita poco più indietro. Il generale Erinmore (Colin Firth) affida ai due giovani il compito di raggiungere il colonnello Mackenzie prima dell’alba e impedire l’inevitabile carneficina. Tom Blake ha un ulteriore interesse a consegnare l’ordine, in quanto il fratello Joseph (Richard Madden) fa parte del reggimento. Inizia così un’affannosa corsa contro il tempo che vede impegnati i due giovani protagonisti in tutta una serie di imprese che metteranno a rischio l’esito della missione e della loro stessa vita. Lo spettatore si ritrova così catapultato in un’esperienza immersiva a fianco dei protagonisti grazie ad una messa in scena che deve molto al panorama mediale contemporaneo, primo fra tutti l’immaginario video-ludico dei tanti videogames di guerra e simili, senza dimenticare i numerosi war movies che popolano da sempre l’immaginario cinematografico.
Il film è costruito in modo tale da dare l’impressione di essere un ininterrotto piano sequenza attraverso il quale ci ritroviamo ad attraversare interminabili e desolati spazi naturali, rovine in fiamme, trincee e rifugi sotterranei, utilizzando abbondantemente i topoi classici della guerra (da topi e cadaveri al fango e animali morti).
1917 si presenta dunque come un lungometraggio in cui l’immagine (spesso molto di più della narrazione) è la vera protagonista attraverso la straordinaria messa in scena, la sapiente regia e la curata fotografia del film.
Il film è diretto magistralmente da Sam Mendes, il noto regista di American Beauty, film con cui ha vinto il premio Oscar per Miglior Regia nel 2000. Il regista cofirma inoltre la sceneggiatura insieme a Krysty Wilson-Cairns. Infatti, come si legge nei titoli di coda, il lungometraggio è ispirato ai racconti di guerra del nonno del regista, Alfred Hubert Mendes, che aveva combattuto per un paio d’anni sul fronte francese durante la prima guerra mondiale. A firmare la fotografia è invece il premio Oscar Roger Deakins che proprio grazie a 1917 ha vinto il suo secondo Oscar per la Migliore Fotografia alla 92esima edizione del Premio tenutasi nel febbraio scorso. Delineandosi infatti come uno dei migliori film di quest’anno, 1917 è stata una delle pellicole con maggiori candidature (ne ha ricevute dieci!) della scorsa edizione, tra cui anche quella al miglior film, e vincendo 3 statuette: oltre al già citato Oscar alla migliore fotografia, l’Oscar ai migliori effetti speciali e al miglior sonoro.