di Elia Banelli
Tutti i “sapori” del noir
Il connubio tra cibo e romanzi noir è, per usare una metafora culinaria, come i tonnarelli con il cacio e il pepe: irresistibile e imprescindibile.
La prolifica raccolta intitolata “Tutti i sapori del noir” è l’ennesima conferma. Si tratta della terza antologia dedicata alla memoria dell’editore Marco Frilli, che in questa occasione si fregia della prefazione di un “tale” Maurizio De Giovanni, e riunisce una ricca pletora di giallisti italiani che hanno prestato il loro contributo con 46 racconti brevi, ciascuno in media non superiore alle sette pagine, al fine di celebrare il ricordo dell’editore scomparso, insieme a uno dei matrimoni più longevi della letteratura di genere. È sufficiente scomodare qualche esempio del passato: il belga Hercule Poirot (nato dalla sacra penna di Agatha Christie) è dispiaciuto di non poter concedersi più di tre pasti al giorno; Nero Wolf è un casalingo vecchio stampo ma partecipa volentieri al convegno dei Quinze Maîtres, i quindici migliori chef al mondo; il metodico Maigret (creazione del sublime George Simenon) si divide tra la cucina, imbattibile, della moglie e i gustosi piatti del bistrot Dauphine di Parigi; il poliziotto Fabio Montale, ideato da Jean-Claude Izzo, alterna le incursioni investigative nella sua Marsiglia alla preparazione di elaborati piatti tipici della cucina mediterranea; Peppe Carvalho sostiene addirittura che “l’arte culinaria è una maschera di morte. Per mangiare bisogna ammazzare”. Per concludere con i detective di casa nostra, come non ricordare l’amatissimo Montalbano che rimprovera malamente il suo vice Mimì Augello, colpevole di un rito sacrilego: aggiungere il parmigiano agli spaghetti alle vongole!
Per prassi, un buon racconto noir deve essere in grado di incuriosire, avvincere e infine sorprendere, come dopo aver adocchiato un menù invitante si attende con eccitazione il confortevole incedere delle portate. Giunti alla fine, se il cibo e la storia hanno soddisfatto a dovere il commensale/lettore, al sollievo del palato e della mentesi accompagna la lieve malinconia per aver terminato.
Ed è quello che si prova dopo aver concluso questa antologia, leggendo e gustando storie di delitti, indagini e commissari, dove però il cibo non è un “contorno” della vicenda, ma parte integrante, elemento essenziale. Le location sono soprattutto cucine domestiche, trattorie, ristoranti, bar, alberghi, fino alle paninoteche e alle sagre gastronomiche. I protagonisti, che siano vittime, carnefici, comparse o personaggi principali, si mescolano agli odori, agli aromi e ai sapori delle tante, appetitose, semplici o elaborate, ricette che abbondano nel nostro meraviglioso e terribile paese.
Scorrendo le pagine, oltre a scoprire pasticceri burloni che nascondono un finto “dito umano” tra una cascata di limoni o titolari di ristoranti che si improvvisano ammazzati nel bagno, convincendo i malcapitati ospiti, tra cui il detective di turno, a un moto di indignazione che li esorta a non saldare il conto, si percorre un viaggio in lungo e in largo tra i prodotti tipici della cucina italiana, soprattutto del centro Nord: Tarte tatin con burro di montagna e zucchero caramellato, torta di aragosta e scampi, mambrè di selvaggina, coda di rospo ai ferri con patate, agnolotti al plìn, Rabaton, tagliatelle al tartufo nero scorzone (che però, fa notare il personaggio di turno, si apprezzano meglio con il bianco d’Alba!), i pansoti ripieni di bietole e preboggiòn, fino alle immancabili trenette al pesto (l’editore Fratelli Frilli è di Genova, ndr) sono solo alcune dei prelibati piatti che i nostri protagonisti incontreranno tra un’indagine e l’altra.
Il contesto potrebbe ricordare la “Grande Abbuffata” con Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni, è un po’ in effetti lo ricalca, considerando che il centro del narrato sfocia nel dramma e nella tragedia, come nella intramontabile pellicola diretta da Marco Ferreri, ma alla fine il Bene vince sul Male (quasi sempre) e tra arresti, scoperta e punizione del colpevole, rivincite, ripristino della giustizia terrena, non resta che concludere il pasto/indagine con un’archiviazione e un accorato brindisi a base di liquori, digestivi e limoncello.
Buon appetito, anzi… buona lettura.