di Isabella Ricci – psicologa e psicoterapeuta – www.benesserepsicologico.net
Tecnostress
Il tecnostress è una nuova forma di malessere psicofisico. Nel 2007 è stato inserito nell’elenco delle malattie professionali. Di cosa si tratta? È una condizione legata all’utilizzo eccessivo e prolungato della tecnologia: pc, smartphone, note book e tablet. Tale abuso può provocare diversi sintomi come ansia, nervosismo, insonnia da iperideazione (cioè difficoltà di svuotare la mente e di rilassarsi), mal di testa e stanchezza.
Il tecnostress però non riguarda solo quelle categorie professionali per le quali questi strumenti sono essenziali all’esercizio della professione (ad esempio operatori di call-center), ma in una certa misura ci riguarda ormai tutti. Lo smartphone in particolare sembra essere lo strumento che maggiormente determina il tecnostress. Infatti un elemento centrale di questo nuovo malessere è l’ansia di essere costantemente connessi: anche nel tempo libero oppure in vacanza riceviamo continuamente email, che possono riguardare il nostro lavoro, oppure le nostre incombenze.
Lo stesso accade mentre siamo a cena a casa o magari con gli amici, non siamo mai “soli” con i nostri interlocutori in carne ed ossa, ma continuiamo a ricevere telefonate e a scrivere messaggi e chat, che portano la nostra attenzione altrove e che rendono il nostro coinvolgimento nelle relazioni sempre più intermittente e labile. Un fenomeno diffuso tra i giovani, ma anche tra i meno giovani, che è spia di un bisogno compulsivo di essere sempre reperibili.
Per la maggior parte delle persone è impensabile uscire di casa senza il proprio smartphone e se accidentalmente viene dimenticato questo può generare reazioni di ansia anticipatoria: ci si prospettano scenari catastrofici, situazioni di difficoltà nelle quali possiamo trovarci senza avere la possibilità di fare una telefonata, di controllare le mail o di gestire l’imprevisto. Quest’ansia anticipatoria è ciò che ci rende spesso ancora più insicuri e fragili e che ci ha reso dipendenti da un oggetto che fino a qualche decennio fa non faceva parte del nostro quotidiano.
Pur apprezzando l’utilità della tecnologia e la semplificazione di molti aspetti della nostra vita dobbiamo fare i conti con il rovescio della medaglia. Questo ci chiama a reimparare noi per primi e ad insegnare ai più giovani la capacità di “staccare la spina” e di trascorrere dal tempo da soli, disconnessi, di dedicarci pienamente a chi abbiamo di fronte, di spegnere i nostri dispositivi durante il sonno o mentre decidiamo di essere “off”. Queste semplici azioni sono gesti molto importanti che dobbiamo ricominciare a svolgere per lenire il malessere psicofisico derivante dal tecnostress. Possiamo iniziare da pochi momenti al giorno, durante i quali decidere di lasciare i nostri apparecchi elettronici relegati in una stanza o nell’armadietto della palestra, rinunciando alla necessità di averli sempre sotto controllo. Sostituendo quindi alla necessità compulsiva una scelta responsabile che sarà utile per il nostro benessere psicofisico e per la riduzione dello stress.