Page 7 - Mediterraneo e dintorni - nr 29
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L’EDITORIALE/EDITORIAL
di Fabio Lagonia
Il cavallo, similmente all’aquila, è l’animale che meglio incarna il simbolo
della libertà, dell’andare e del guardare avanti. Della fierezza, che però mai
si fa superbia; e dell’orgoglio, che sa comunque dissuadere la tentazione
di trasformarsi in sprezzante altezzosità. La fierezza del cavallo è altro: è la
dignità dell’amor proprio, dell’audacia, dell’austerità. È il desiderio di essere
liberi. Questa è la sensazione immediata che ci ha restituito la visione dei
cavalli bradi sul Pollino, con le loro danze, i loro movimenti suadenti e forti,
il galoppo sicuro: uno spettacolo maestoso e al tempo stesso dolcissimo.
Addirittura terapeutico. “I cavalli sono creature che adorano la terra. Mentre
galoppano su zoccoli d’avorio, costretti dalla meraviglia della morte e
della nascita, i cavalli continuano a correre, sono liberi”: così cantava John
Denver. Ed è proprio quel “continuare a correre” a rappresentare la cifra di
un auspicabile modo d’essere, di avere un approccio positivo e propositivo,
di rincorrere i propri sogni, di farsi abbracciare dall’entusiasmo, di tendere
alla perfezione pur sapendo di essere fallibili. Perché, condividendo uno dei
tanti mirabili aforismi di Winston Churchill, “il successo non è definitivo, il
fallimento non è facile: ciò che conta è il coraggio di andare avanti”.
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