Page 62 - Mediterraneo e Dintorni - Numero 1
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STORIA E TRADIZIONI



                           è un’enorme eredità che i Romani ci  tà doveva vivere secondo un ordine accettato e reso
                           hanno lasciato e che permane, forse  accettabile agli dei e la pace garantiva la fortuna del-
                           senza averne consapevolezza, tra le  la città e del popolo. Ne conseguiva che le disgrazie
               C’nostre usanze. In alcuni casi ci sono  erano una  diretta  conseguenza dall’inosservanza
               tracce  ravvisabili anche in semplici gesti della no-  dei riti, e questo perché si trattava di una religiosità
               stra vita quotidiana, nei nostri riti religiosi, così come  comunitaria che trovava la sua centralità nel rito e
               nelle nostre tradizioni popolari. E tutto ciò perché  nella ritualità.
               possiamo considerare la civiltà romana come un in-  Così, se è vero che la maggior parte degli istituti
               sieme di sintesi e di distillazioni di conoscenze e cre-  giuridici noi li abbiamo ereditati dai Romani, natu-
               di che a Roma divennero qualcosa di nuovo.       ralmente riadattati alle nostre esigenze, è pur vero
               Si tratta  perlopiù  di culti e conoscenze lontani nel  che, per esempio, si parla di celebrazione del rito
               tempo e nello spazio. Nel tempo perché si trattava  del processo e dei tre riti del processo. E ancora, se
               di antichi culti e conoscenze; nello spazio perché  è vero che i Romani furono grandi combattenti e le
               appartenevano a popoli e civiltà con cui i Romani  strategie e tattiche belliche gli consentirono di con-
               entrarono in contatto come, in particolare, quella el-  quistare tutte le terre bagnate dal Mediterraneo, e
               lenica, quella egizia e quella persiano-iraniana.  anche vero che tutte le guerre e le battaglie erano
               Il vero motore trainante della civiltà romana, che  anticipate da riti con i quali si interrogavano gli dei
               permise la conquista e il regno nell’intera area medi-  sull’esito dell’avventura bellica. Difatti, in caso di
               terranea, fu la ritualità, la sacralità. Detto altrimenti i  scon tta i Romani non ricercavano il motivo della
               Romani avevano la mania di ritualizzare e sacralizza-  disfatta o della sfortuna nella guerra in sé, ma nell’i-
               re ogni evento della vita individuale e comunitaria,  nosservanza dei riti o in eventuali errori durante la
               e questo lo facevano anche con una certa eleganza,  loro celebrazione.
               con una certa bellezza,  addirittura a partire dall’atto  Assodata e dunque compresa la centralità del rito
               di fondazione che fu un atto rituale e sacrale.   nella tradizione romana, è  a ascinante approfon-
               La religiosità romana si basava sul concetto della  dire un complesso rituale romano che in qualche
               Pax Deorum, cioè una situazione di concordia tra la  modo è ancora oggi vivo nelle nostre tradizioni po-
               comunità e le divinità in cui le funzioni erano a da-  polari, seppur con connotati di erenti e spesso a
               te al collegio dei Ponte ci. In altri termini la comuni-  margine di alcune importanti festività religiose del

               Nelle pagine precedenti: mosaico di serpente, chiesa di Sant’Adriano; qui, in basso, mosaico del felino, capolavoro dell’arte dell’XI e
                                                                XII secolo, abbazia basiliana fondata da Nilo da Rossano nel 955








































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