*di Doina Ene*
Regina Prassede Cassolo nacque a Mede il 21 Maggio 1894, in una famiglia modesta. All’età di 7 anni rimane orfana di padre. Caparbia ed indipendente venne mandata a studiare in Collegio delle Canossiane a Pavia. In seguito, si sposta a Milano dove frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Brera e dove poi conoscerà anche il suo futuro marito il pittore figurativo Luigi Bracchi. Si trasferirà in seguito a Torino per perfezionare la tecnica del disegno nell’atelier dello scultore Giovanni Battista Alloati, scultore scelto da Auguste Rodin per decorare il Grand Palais a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale del 1900.
Le prime opere di Regina ricalcano la sua formazione accademica, che approderà poi ad una sintesi passando poi per l’osservazione, analisi e la scomposizione delle forme naturali riducendole all’essenza nella ricerca di nuove modalità espressive. La scultrice libera le sue opere dal peso della materia, la quale sollevata delle lastre metalliche fa vibrare la superfice trasformandola bidimensionale a tridimensionale.
E’ stata la prima donna dell’avanguardia italiana a dedicarsi interamente alla scultura facendo uso di materiali inediti come: latta, alluminio, celluloide, stagno, ferro, plexiglass, acetato, rhodoid. L’artista attira la curiosità non solo del pubblico ma anche dei grandi critici, nel 1931 Eduardo Persico su “La Casa Bella” scrive: Donne Abissine (facce) 1939 Danzatrice 1930 “…un interessante tentativo di esprimere in una materia insolita, nuovissima, gli stessi sentimenti che si affidano alla scultura in marmo o in bronzo”. Studia poi il Linguaggio del canarino traducendo il canto del volatile in fonemi disegnati attirando l’attenzione del cibernetico Silvio Ceccato e dell’etologo Danilo Mainardi. Nel 1933 partecipa alla mostra “Omaggio futurista a Umberto Boccioni”, allestita alla Galleria Pesaro a Milano, su invito del pittore Fillìa (Luigi Colombo) ad entrare nel gruppo del Secondo Futurismo. L’anno dopo firma il “Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista” e nello stesso anno insieme ai futuristi partecipa alla Biennale di Venezia.
L’opera l’amante dell’aviatore del 1935 è un soggetto aero-futurista che partendo da fogli a quadretti fissati con spilli approda poi alla versione finale realizzata in alluminio. La sua partecipazione al movimento futurista non sarà mai totale, condividendo tuttavia con i membri del gruppo l’istinto alla sperimentazione ed il dinamismo. Nel 1935 e successivamente nel 1939 è a Roma per partecipare alle Quadriennali con le opere Donne abissine e Maschere simultanee. Nel 1936 partecipa a Como alla Mostra di Scenografia Cinematografica con uno dei lavori più noti dell’artista “Il Paese del cieco”. Nel 1937 soggiorna a Parigi per circa sei mesi con il marito, entrando in contatto con l’arte di Kandinsky, Malevich, Klee, Moholy-Nagy, Brancusi; conosce André Breton, padre del surrealismo e Léonce Rosenberg uno dei più influenti mercanti d’arte francesi del XX secolo, il quale le prospetta una collaborazione con la sua galleria che tuttavia non si concretizzerà mai.
Nel 1940 partecipa all’ultima Biennale di Venezia mentre nel 1942 Regina non partecipa a quell’edizione Biennale rifiutando la richiesta del gruppo di Marinetti ad esporre lavori a tema fascista. Nel 1951 Regina viene coinvolta da Bruno Munari nelle attività del gruppo MAC Movimento Arte Concreta concentrandosi sulla forma ed il colore e utilizzando un materiale innovativo come il Plexiglas. Regina rimane una delle figure più affascinanti ed innovative del panorama artistico europeo del Novecento anche se ancora poco conosciuta. 1974 muore a Milano.