di Barbara Perrone
In quella che tutti conoscono come la città bianca, basta varcare la soglia di Palazzo Rosso, quasi come un gioco di parole tra i colori, per entrare in un mondo parallelo fatto di eclettismi, eccentricità, stupore ma anche recupero della storia che è passata da qui.
Il Paragon 700 è un boutique, spa e art hotel, tra i più singolari in Italia ed in particolare in questa regione. Dal centro storico di Ostuni, si apre ad un nuovo modo di pensare all’ospitalità di lusso su questo territorio, capace di andare oltre la masseria, architettura iconica della Puglia.
L’imponente facciata in bugnato color rosso terra, il maestoso portone d’ingresso sono i primi elementi architettonici che raccontano la grande storia che da qui è stata scritta. Proprio tra queste mura dalla seconda metà dell’800 Don Paolo Tanzanella, che diventò poi il primo sindaco di Ostuni, invitò qui le figure patriottiche più importanti della regione per trasformare l’Italia in una Repubblica Democratica, abbracciando i principi di libertà, indipendenza e unità. Il 26 giugno 1860, fu proprio Ostuni ad essere la prima città pugliese a proclamare l’unificazione d’Italia.
Dal ‘900 in poi, con la scomparsa di Don Paolo Tanzanella, Palazzo Rosso perse quel fermento ideologico e culturale, tanto da essere utilizzato come scuola prima e caserma poi, per cadere nell’oblio dagli anni ’70 e rinascere a nuova luce nel giugno 2020, grazie al progetto di due persone internazionali come Pascale Lauber e Ulrike Bauschke
Un amore a prima vista che non ha lasciato indifferenti Pascale, interior designer e Ulrike la sua partner in crime, tanto da portarle a dar vita ad un progetto d’hospitality che non era stato pianificato. Già conoscitrici del territorio, avendo acquistato anni prima una masseria nei dintorni, hanno unito le loro conoscenze di viaggiatrici e interior design in quello che è diventato oggi Paragon 700.
L’ospitalità diventa stupore dell’imprevisto. Un luogo quasi surreale. Spazi che sono un meltinpot di culture, stili, storie ed esperienze. Una tazza in porcellana finissima di thè fresco, da sorseggiare sotto il pergolato e accompagnata da una lavette per rinfrescare le mani agli oli essenziali, sono i primi dettagli di stile che fanno dell’ospitalità un’esperienza unica e preziosa. Non a caso il naming di questo hotel è ispirato al taglio di diamante ad oggi conosciuto, il Paragon di ben 137 carati che irradia la luce con le sue multi sfaccettature e il taglio eptagonale.
Quello che colpisce al primo sguardo arrivando qui, è la Lounge 700, ossia lo spazio dedicato alla mixologist. Un bancone lungo 8 metri, rivestito da placche in metallo di alcuni palazzi argentini e sormontato da un top in pietra scura è il palcoscenico dove sorseggiare dei cocktails d’autore, lasciandosi affascinare dagli scenografici lampadari e dalle eccentriche decorazioni.
Come una sfilata di moda, i vari ambienti al piano terra, aperti anche al pubblico esterno, si susseguono in un crescendo attraversando così il ristorante. Qui la vecchia macina in pietra è diventata un social table e gli antichi fiscoli che servivano per filtrare l’olio d’oliva, diventano cappelli per le lampade, mentre le grandi vetrate aprono lo sguardo sul giardino lasciando intravedere le opere d’arte come i fiori giganti che decorano le pareti lungo la piscina, o il Sant’Oronzo in versione contemporanea, patrono di Ostuni.
Nel mentre non stupitevi se nel pieno dell’ammirazione e contemplazione di questo posto, vedrete lo chef o la sua brigata intenti a cogliere le migliori erbe aromatiche da utilizzare nei piatti in menu. Proposte che attingono al territorio, con la cucina a vista, dove il team diretto dal giovane e talentuoso chef Giacomo Simone, come in una danza, si muove con leggiadria creando piatti di incredibile bellezza e dal gusto pieno, capaci di stupire anche il palato più avvezzo alla meraviglia.
Un menu da gustare anche giardino, che cambia con le stagioni come il fusillone, scampi, carciofo e zenzero pur tenendo in carta uno dei signature dish come la cartellata alla cacciatora, ossia la reinterpretazione salata del tipico dolce delle feste di Natale della tradizione pugliese. Di grande interesse la carta dei dolci firmata dalla pastry chef Valeria Di Matteo che con le sue proposte come pane, olio e pomodoro solletica la curiosità, stuzzica l’attesa, appaga i sensi e rallegra il palato. E il wow factor arriva, proprio come ci si aspetta in un posto dove il lusso è fatto anche dalla capacità di sorprendere.
Quando scende la sera, il viaggio di scoperta prosegue in una delle 11 suites. Ognuna di esse è un mondo la esplorare e dal quale lasciarsi sorprendere, dove passato e contemporaneo vivono in un unico spazio; dove pezzi locali dialogano con elementi internazionali, così come sarà sorprendente fare un bagno nella vasca, sapendo che in passato era una antico braciere africano.
Il mondo si incontra qui. Non solo quello dei viaggiatori, ma anche degli arredi, dei complementi, alcuni dei quali si possono anche acquistare, così da continuare e tener vivo quel senso di stupore che lascia questo luogo, proprio come le opere dell’artista israeliana Micheal Cole.