*di Margherita Bordino*
Napoli e la sensualità dei rapporti umani. Dal cinema al teatro lirico Mario Martone è tra i migliori registi italiani del nostro tempo.
Un teatrante con la vocazione per il cinema o il contrario? Mario Martone è un gigante contemporaneo della cultura italiana e negli ultimi anni i suoi film si sono fatti largo alla Mostra del Cinema di Venezia, apprezzati dalla critica di tutto il Mondo. Ed ora, dopo ben 18 anni, torna sulla Croisette francese e in competizione con Nostalgia alla 75esima edizione del Festival di Cannes. È la sua quarta partecipazione al festival francese e la seconda nella selezione ufficiale. Nel 1995 ha presentato in Concorso L’amore molesto, nel 1998 Teatro di guerra nella sezione Un Certain Regard e nel 2004 nella sezione Quinzaine des Realisateurs il film L’odore del sangue.
Nostalgia, tratto dal romanzo omonimo di Ermanno Rea, scrittore napoletano scomparso nel 2016, ha per protagonista Pierfrancesco Favino (in competizione a Cannes qualche anno fa con Il traditore di Marco Bellocchio) affiancato da Tommaso Ragno e Francesco Di Leva. Il film, prodotto da Picomedia e Mad Entertainment, è la storia di Felice Lasco, un uomo che ha vissuto per 45 anni in Medio Oriente e torna nella sua natia Napoli, nello specifico nel suo quartiere, alla Sanità, per accudire la madre malata. Felice deve restare per poco, deve fare ritorno al Cairo dove lo aspetta la compagna, e invece resta a Napoli, in attesa dell’incontro con l’amico di un tempo diventato ormai un criminale. È lo stesso Felice a raccontare la sua storia ad altri due personaggi, a un medico dell’ospedale San Gennaro dei Poveri e a un combattivo sacerdote della zona.
Thierry Fremaux, delegato generale del Festival di Cannes, alla conferenza stampa di annuncio del programma 2022 ha detto di Martone: “E’ un grande cineasta e un grande uomo di teatro. Viene in concorso per la prima volta da quando sono direttore. Sono contento perché è anche un omaggio, la volontà e il piacere di accoglierlo perché il suo lavoro lo merita. In tutti questi anni non è mai successo, questa volta parla oltretutto della sua vita e di Napoli, grande città di cinema”.
Mario Martone ha effettivamente abituato il suo pubblico a un racconto cinematografico condito dalle meraviglie e dalle contraddizioni della sua Napoli. E qualche anno fa parlando della sua città ha sottolineato come “può essere feroce, ma è anche rappresentata da Pulcinella, la maschera con una doppia natura: dietro lo sberleffo, nasconde una realtà dolente e, al tempo stesso, esprime vitalità in continuo mutamento”.
Il suo cinema è costellato da storie di amore, di rivolta, di nascita e di rinascita, di ironia e di poesia, tutte con una missione, o meglio vocazione: ricercare una verità nascosta agli occhi di molti. Se ad averlo consacrato come regista è L’amore molesto, tratto dal romanzo di Elena Ferrante, ad averlo reso famoso e popolare è Noi credevamo. Con il primo ha affrontato la sensualità dei rapporti umani, mentre con il secondo la storia del meridione e della giovane Italia. Tanti sono però i film di Martone degni di nota, a iniziare da Morte di un matematico napoletano in cui racconta la vita di Renato Caccioppoli, scienziato dotato e pieno di talento ma afflitto da un tormento interiore che lo condurrà al suicidio; e poi Il giovane favoloso, in cui affronta la vita di Giacomo Leopardi con grande astuzia e dedizione; e tra i più recenti impossibile non citare Qui rido io, sul successo e la sorte del commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta.
Mario Martone è un autore cinematografico che non si è sottratto al genere documentario. Nel 1999 ha infatti realizzato Una disperata vitalità portando alla luce alcune straordinarie poesie di Pier Paolo Pasolini, e nel 2005 si è dedicato a un breve racconto dedicato alla pittura di un gigante con Caravaggio, l’ultimo tempo.
Cinema, teatro, videoteatro, televisione ma anche opera lirica. Martone negli anni ha firmato anche la regia di alcune grandi storie quali il Don Giovanni, Le nozze di Figaro, l’Otello e la Bohème e ancora il Falstaff, il Barbiere di Siviglia e La Traviata. “Il teatro musicale è un campo estremamente libero, la compresenza di testo scritto e musicale moltiplica i piani di messa in scena”, ricorda. Dopo tanto meritato successo, attenzione di stampa, pubblico e produttori, sarà forse arrivata l’ora per Mario Martone di strizzare l’occhio a un percorso internazionale?