– di Bruno Pisani* –
‘Ciao, ho 17 anni e questa è una testimonianza di bullismo vissuta quando frequentavo le elementari e le medie. Premetto che sono sempre stata robusta e a causa di questo ho attirato l’attenzione di persone che pensavo fossero amici ma in realtà non lo erano. Tutto è cominciato in terza elementare quando i miei compagni di classe hanno iniziato a prendermi in giro, a mettermi dei nomignoli, a farmi dei brutti scherzi e a volte mi davano dei morsi sulle braccia e calci soprattutto nelle gambe perché io ero più alta di loro. Quando tornavo a casa, mia mamma si accorgeva dei morsi o dei lividi che avevo sulle gambe e sulle braccia. Mi chiedeva come me li fossi procurati, ma io non rispondevo oppure dicevo delle bugie. Presto si accorse che quello che le dicevo non era vero. Lei lavorava alla mensa della mia scuola e un giorno, finito il turno, mentre stava uscendo per andare a casa, ha visto due miei compagni di classe che mi stavano dando morsi sulle braccia. Lei si avvicinò subito infuriata, li sgridò e portò me e loro dalla maestra di turno per metterla a conoscenza di quello che stava accadendo e mentre le parlava le mostrava i segni che mi avevano lasciato. La maestra li giustificò dicendo che non volevano farmi realmente del male, ma che stavano semplicemente giocando e che sono cose da bambini. Mia mamma l’indomani mattino si recò dal preside per spiegargli la situazione e lui assicurò che le cose sarebbero cambiate e che avrebbe parlato con le maestre e con i genitori dei ragazzi . Per un po’ di tempo andò tutto bene, i miei compagni con i propri genitori vennero da me a scusarsi e gli adulti garantirono che non si sarebbero più verificati degli episodi simili. Però durante l’ultimo anno di elementari si sono verificati degli altri casi dove sia le ragazze che i ragazzi mi prendevano in giro e mi dicevano cose cattive tanto che io mi vergognavo di me stessa e mi chiudevo e mi sfogavo a casa con i miei genitori urlando oppure rispondendo male. Finalmente le elementari sono finite e iniziando le medie io ero contenta perché pensavo che tutti quelli che mi davano fastidio non erano più in classe con me, invece no alcuni elementi non erano stati separati ed erano stati messi nella mia classe. Alcuni di loro erano cambiati però ce n’erano due che erano proprio tremendi ma io oramai ero stanca e non ne potevo più di essere presa in giro o di subire degli scherzi da loro. Durante il corso dell’anno ho fatto molte amicizie anche con persone più grandi di me. Grazie alla forza che mi hanno dato loro e la mia famiglia un giorno, durante il cambio ora, uno di loro si avvicina a me e inizia a chiamarmi con quegli stupidi nomignoli. Io mi giro, lo metto al muro, gli prendo il colletto della maglietta e scuotendolo gli ho detto di smetterla e che non avevo più paura di loro e che se non avessero smesso di darmi fastidio io sarei andata da qualcuno e avrei cominciato a dire tutto senza tralasciare un solo dettaglio. I miei compagni di classe quando hanno visto che lui stava iniziando a picchiarmi e sono intervenuti separandoci fino all’arrivo del professore. Sono stati i miei compagni a spiegare la situazione così il prof ha preso quel ragazzo e l’ha portato in segreteria. Oramai la scuola stava finendo quindi la madre non lo poté trasferire e siamo rimasti in classe insieme fino alla fine dell’anno. Quell’anno fu bocciato e la mamma lo iscrisse in un’ altra scuola; io di lui non so più nulla, i ragazzi che gli stavano dietro dopo che lui se n’e andato non mi hanno dato più fastidio. Con alcuni di loro siamo rimasti amici e in alcune occasioni ci rincontriamo”.
Questa esperienza ci suggerisce che di fronte ad episodi di maltrattamento bisogna subito chiedere aiuto, più è più volte, e fidarsi degli adulti che stanno accanto a noi. La soluzione al bullismo, a volte, è più vicina di quanto sembri.
* Neuropsichiatra infantile, neurofisiopatologo, presidente dell’associazione Mi.Pi.Aci., opera da trent’anni nel campo del disagio giovanile. Esperto di problematiche relative alla genitorialità, conduce corsi in ambito scolastico per promuovere la conoscenza dello studente portatore di disagio relazionale. www.associazionemipiaci.it