*di Apollonia Nanni*
“Ho visto con i miei occhi quanto è lontana la terra”. In una recente trasmissione televisiva su Rai 5, “Così com’è”, dedicata a Ettore Spalletti, pittore italiano di fama mondiale, definito “l’artista degli artisti” anche per l’uso leggendario del colore e della luce e dei suoi segreti impasti che conferiscono all’opera una texture mistica e palpabile, ho avuto un’apparizione: una donna avvolta di nero, austera, dal portamento regale, in netto contrasto ai colori pastello e quieti del contesto, in una atmosfera rarefatta, celata dietro occhiali neri, davanti a sé una finestra aperta che dava sul mare restituendo alla visione un paesaggio mozzafiato. Lei, Lia Rumma, collezionista, mecenate, gallerista di fama mondiale, ammirava calamitata dalla bellezza che, di prepotenza, entrava come un dardo nella sua Galleria d’arte, irruente al punto di “uccidere” il fruitore. Possiamo proteggerci dalla bellezza? Perché la bellezza quando è così accecante può anche ferire a morte, come scrisse nel suo prezioso volume: “Ferito a morte” (pubblicato nel 1961, vincitore del premio Strega), lo scrittore Raffaele La Capria.
Il mare, questo universo di forza, decantato da poeti e artisti e scrittori, scrigno di segreti, custode di memorie, attraversamento di popoli e culture, il mare travolgente e mortale del Titanic, sorgente di vita e morte, solitudine, assenza, vuoto ed essenza. Uragano e silenzio. In questo scenario memorabile Lia Rumma esprime l’essenza dell’arte di Spalletti. Napoli è miseria e nobiltà, città di luci e ombre. E’ anche arte, grazie a Lia Rumma, Napoli si apre al mondo dell’arte contemporanea internazionale: Arte Povera, Minimal Art, Land Art e Conceptual Art.
Intuito, tenacia, passione e lungimiranza sono parole d’ordine che a Lia non sono mancate: donna instancabile, ha saputo accettare le sfide del mercato guardando ai linguaggi internazionali dell’arte, viaggiando incessantemente e visitando studi di Artisti, scovando spesso l’Artista, in ogni parte del mondo. “Ho sempre guardato prima all’artista e poi al mercato. Per me gli Artisti sono come dei compagni di viaggio verso la conoscenza”, afferma. Anni Sessanta: il decennio di tutte le rivoluzioni. Mentre la società ribolle, l’Arte ripensa se stessa con le neoavanguardie, negli Stati Uniti la Pop Art, il Minimalismo e Land Art (fondatori: Christo, l’impacchettatore del mondo, e la sua compagna Jeanne Claude), si contendono le spoglie dell’Espressionismo Astratto, superato dagli stravolgimenti della società di massa. Quando tutto ebbe inizio. In questo scenario in una città ridente del sud: Salerno, in tempi non sospetti, ambiente artistico ancorato alla tradizione, stava per compiersi un miracolo. Miraggio? Miracolo dell’arte! MARCELLO e LIA RUMMA, due giovani innamorati di ricche speranze, collezionisti d’arte, voglia di emergere, ribaltare la staticità dell’ambiente, si fanno promotori di mostre ed eventi innovativi: protagonisti una nuova generazione di Artisti che sarebbe entrata nell’olimpo dell’immortalità. Utopia? Ma l’arte non è forse essa stessa utopia? Marcello sponsorizza e organizza importanti rassegne negli Arsenali di Amalfi.
La coppia instaura un rapporto di amicizia di fondamentale importanza con Lucio Amelio, uno fra i più importanti e colti galleristi italiani, fra i protagonisti del mercato dell’arte contemporanea internazionale. Inizia per la coppia un periodo fertile, febbrile, in azioni e produzioni artistiche memorabili. Arte, critica e passione nascono, si fondono e si plasmano da un unico blocco, cesellando e limando nel tempo forma e contenuto. In una scena del film la “Dolce Vita” di Federico Fellini, una frase che rimarrà negli annali della storia del cinema italiano: “Marcello, come here”. Lia attira Marcello con vitalità ed esuberanza nella folle e visionaria avventura artistica. Una passione divoratrice: l’arte! Vivere e spartire in coppia tale passione è esaltante, so cosa significhi, vivendo io stessa tale condizione da tantissimi anni, col mio compagno di vita e arte, l’artista Alessandro Mazzitelli. Quando si vive sulla propria pelle simile “felice coincidenza” allora si comprende e si può recepire e spiegare meglio di chiunque altro l’importanza di vivere e condividere in coppia l’amore dedito all’arte. Lia, mi parli del suo sodalizio affettivo e professionale con Marcello.
Un destino!
Boetti affermava che l’amore per il suo lavoro era il risultato di “Felici coincidenze”, è stato così anche per lei e Marcello?
Si, “un risultato di felici coincidenze”
Quanto e come è cambiata la sua vita nell’essere traghettata nel fantastico e rischioso mondo dell’arte?
Totalmente! un tuffo nel mondo e nell’immenso oceano dell’Arte…
1968-69: “Aspetti del Ritorno alle cose stesse” a cura di Renato Barilli. Primo importante momento di internazionalizzazione dell’arte, rassegna considerata dalla critica globale come una fra le mostre collettive più importanti tenutesi in Europa a partire dagli anni Sessanta. La rassegna fu di eco mondiale. Marcello e Lia Rumma, Germano Celant, ce ne vuole parlare?
1968: Arte Povera + Azioni Povere (Ra3-terza Rassegna di Pittura internazionale di Amalfi) Curata da Germano Celant. Tra gli artisti presenti: Anselmo, Boetti, Camoni, Fabro, Dibbets, Merz, Icaro, Paolini, Piacentino, Long, Pistoletto, Marotta, Zorio, Martelli, Van Elk, Pascali, Kounellis etc… etc…
Nel 1970, scompare prematuramente Marcello Rumma. Un duro colpo per Lia. Lei ha sempre dichiarato: Anni duri a pane e cipolla… Durante uno dei suoi tanti viaggi ha intercettato Joseph Kosut, incuriosita dalle sue scritte al neon, lo invitò ad esporre nella sua galleria a Napoli. La mostra fu un successo: tutte le opere vendute. Oggi Kosut è uno fra gli artisti più noti e apprezzati in campo internazionale. Si può vivere d’arte?
(ride)
Vendere un’opera è offrire agli altri un’idea? Un sogno per l’eternità?
Un sorriso! Per me vendere un’opera d’arte ha significato dare conferma alle mie idee… “Provare per credere”!
Il suo rapporto con gli artisti. Ho rilevato che lei lavora con alcuni artisti sin dagli esordi. Qual è il segreto?
Resta un segreto!!!
L’artista è pioniere di una visione spirituale, che estrae ed elabora attraverso i suoi filtri, cogliendo l’essenza di una natura astratta invisibile all’occhio profano. Un traduttore della realtà?
“Con Artista si indica una persona la cui attività si esprime nel campo dell’Arte, un creatore di opere dotate di valore estetico”.
Massimiliano Gioni, noto curatore e critico d’arte fra i più annoverati al mondo, marito di Cecilia Alemani, ha affermato: “Io non guardo il curriculum degli artisti, ma guardo al loro lavoro”. E’ così anche per lei?
Sono d’accordo con Gioni.
L’irruzione del Contemporaneo ha stravolto i canoni assodati dell’arte. Quale futuro?
Interrogherei la Sibilla.
Cos’è che determina il successo di un artista, il mercato, le case d’asta?
Il proprio valore.
Cos’è davvero un capolavoro? E’ una visione, scienza, l’indefinito?
È un mistero!
La sua scuderia vanta Artisti di caratura internazionale, tra i tanti nomi spiccano: Vanessa Beecroft, l’artista dei tableau vivant, Marzia Migliora, Emilio Isgrò, Mimmo Paladino, Alighiero Boetti, Ettore Spalletti, Marina Abramovic. Quest’ultima, rappresentata in Italia dalla sua galleria, ha lasciato tracce memorabili, ad esempio con la mostra: Pausa d’Arte, oggetto anche di polemiche, quando venne inaugurata a Palazzo Strozzi a Firenze nel 2018. Ma ritengo che l’artista più intrigante della sua scuderia sia stato Gino De Dominicis: l’attimo fuggente, l’inafferrabile, l’indomito, il filosofo, soleva dire: “Io non vivo il mio presente”, “sono più antico di un egiziano”.
Lei che ha avuto il privilegio di conoscerlo ci vuole raccontare un inedito?
Il primo appuntamento con De Dominicis: a mezzanotte al bar di Plinio de Martiis, Roma.
La vita è forse quella cosa che ti succede fuori schema o fuori cornice?
La vita ti travolge e basta!
Si colleziona per intuito, cuore o investimento?
L’Intuito resta fondamentale…
Lei ha partecipato alle più importanti Fiere d’arte Internazionali. La più recente ART BASEL 2021, tra i suoi artisti di punta, ETTORE SPALLETTI. Mi ha incuriosita la sua decisione di fare allestire le esposizioni agli artisti stessi, perché questa scelta?
Se l’Artista è vivente è giusto che l’esposizione venga allestita da lui. Partecipare a questo evento è per me uno dei momenti più vivi e interessanti.
Dal 1999 lei ha aperto una nuova Galleria d’Arte a Milano. Ha ideato e promosso un fantasmagorico progetto: ANSELM KIEFER e i 7 palazzi celesti. Lei appartiene ad una generazione magica, irripetibile. Figure come Leo Castelli, Palma Bucarelli, Lea Vergine, Lia Rumma… che hanno contribuito a determinare, attraverso scelte innovative nel campo dell’arte, un pezzo di Storia dell’arte italiana e internazionale. Biennale di Venezia 2022: Gian Maria Tosatti , artista della sua scuderia, è stato scelto come unico e solo artista a rappresentare il Padiglione Italia, è la prima volta che accade, la cosa ha suscitato molte polemiche, a tal punto che il noto gallerista Massimo Minini ha affermato: “Preferivo, seppur orrida, la Biennale organizzata da Vittorio Sgarbi nel 2011”. Cosa mi dice a tal proposito?
Parlate di me, parlate male, parlate bene, purché parlate!
Progetti futuri?
Ancora tanti…
Se guarda a quella ragazza che intraprese la tortuosa strada dell’arte tanti anni fa, cosa le rimprovera e cosa rifarebbe?
Non si torna indietro!
Per lei cosa è più importante, l’arte o l’amore?
La vita!