Le Corbusier e la sua Unitè d’Habitation

La “città radiosa” mantiene intatto il suo fascino di utopia architettonica

di Paola Vignati – www.paolavignati.com

L’Unitè d’Habitation di Le Corbusier, celeberrimo complesso residenziale, nota anche come Cité Radieuse è il terzo luogo più visitato di Marsiglia e Patrimonio Unesco dal 2016. Non è necessario essere appassionati di architettura per visitarla. Il suo fascino e la genialità del suo creatore lasciano stupiti, ancora oggi a quasi settant’anni dalla sua creazione.

Un parallelepipedo rettangolare in cemento armato grezzo: 137 metri di lunghezza, 24 di larghezza per un totale di 18 piani. Un nuovo modo di abitare. Siamo nella Francia del dopoguerra, le abitazioni sono state distrutte dai bombardamenti, la necessità di alloggi è pressante. L’idea di Le Corbusier risponde prima di tutto a questo bisogno. Ma va molto oltre; vuole creare un complesso abitativo che sia una città ideale, una comunità che si espande in verticale. Al suo interno sono disponibili tutti i servizi: scuola dell’infanzia e primaria, negozi, alimentari, parrucchiere, medico, palestra, lavanderia, percorso running sul tetto, una piccola piscina riservata ai bambini. Oltre a 335 appartamenti.

La Maison des fadas. L’ Unitè d’Habitation, al 280 di boulevard Michelot, è stata costruita tra il 1947 e il 1952. Quando viene inaugurata i marsigliesi la definiscono la maison des fadas, la casa dei pazzi. Troppo innovativa, futuristica, troppo cemento armato, troppa altezza. Tutti questi fattori creano incomprensione verso il grandioso progetto. I dipendenti pubblici, ad esempio, a cui vengono assegnati gli appartamenti, che sono destinati alla classe media, non sono entusiasti di vivere nel complesso. Da qui l’altro soprannome dispregiativo cube de béton, cubo di calcestruzzo.  Le Cobursier cerca volontariamente l’esaltazione del béton, la sua idea è proiettata nel futuro e non viene capito, come spesso accade agli innovatori, sarà criticato aspramente.

Le facciate. La Cité Radieuse è così chiamata anche per l’uso sapiente della luce. Il complesso è esposto a est e ad ovest, favorendo un’illuminazione naturale all’interno degli appartamenti e una corretta areazione con una circolazione  d’aria verticale e orizzontale. Le facciate esterne presentano vari colori, ogni appartamento ha un colore diverso per i tendaggi e le pareti; invece gli spazi comuni che contengono i servizi, come l’ascensore, sono in nudo cemento. Il complesso poggia su imponenti pilastri, i pilotis,  che, lo separano dal suolo e, reggono l’intero corpo di fabbrica, eliminando il problema degli appartamenti al piano terra, notoriamente poco luminosi e umidi.

L’ingresso. È solenne, con chiara ispirazione ai grattacieli di New York. La hall maestosa dona ampio spazio conviviale per gli abitanti. Quello che dall’esterno sembra un blocco monolitico di cemento, all’interno si rivela ampio, la visione spazia per l’intero complesso. Non manca nemmeno la cassetta postale. Invece il telefono pubblico, sempre in stile New York è stato rimosso.

Il Modulor. Le Corbusier progetta l’intera  Unitè d’Habitation sul Modulor, una scala di misura antropomorfica, composta da modulo e sezione aurea. «Una gamma di misure armoniose per soddisfare la dimensione umana, applicabile universalmente all’architettura». L’uomo di Le Corbusier, è alto 183 cm e raggiunge i 226 cm con il braccio alzato. Nella Cité Radieuse tutto è a misura d’uomo, l’uomo è l’unica misura possibile. Nella realizzazione degli appartamenti questa idea è palese.

I corridoi. Ancora una volta cemento nudo e colori vivaci dominano su tutto. I corridoi chiamati rue, le strade del complesso residenziale, quindi non semplicemente luogo di passaggio, ma di aggregazione. Le rue sono volontariamente buie, per far risaltare i colori delle porte e la luce naturale che illumina gli appartamenti una volta entrati. Il pavimento dei corridoi è in linoleum, ennesimo materiale innovativo per l’epoca. Ogni famiglia può scegliere il colore della porta di ingresso della propria abitazione. Una luce indica il numero di appartamento. Lo sportello tra le due porte di ingresso nasconde un montacarichi  collegato alle cucine, utilizzato per il trasporto del ghiaccio alle ghiacciaie. Oltre che per consegnare la spesa a domicilio.

Gli appartamenti. Si dividono in 23 tipologie con metrature differenti da 99 a 203 mq. Sono tutti realizzati sul modello del duplex, due livelli diversi collegati da una scala interna. Tutto si misura con il modulor: altezza degli scalini, dimensione delle stanze, suddivisione degli ambienti. Tutti gli alloggi,o meglio cellule abitative, sono luoghi privati, ma sempre con l’intento di creare una comunità: sono dotati di interfono per comunicare gratuitamente tra di loro.

Il soggiorno. La zona living con ampie vetrate si affaccia sulla loggia. Le finestre possono essere totalmente aperte per aumentare lo spazio disponile anche all’esterno. Il pavimento è in legno e nelle pareti è inserita fibra di vetro per l’insonorizzazione. Lo scalino di fronte alla loggia se da una parte permette l’areazione continua, dall’altra può essere utilizzato come una seduta improvvisata per gli ospiti. Dal soggiorno si accede al piano superiore con una scala in legno e metallo,dalle linee essenziali.

La cucina. Disegnata da Charlotte Perriade, è situata all’ingresso, non separata dal soggiorno; un’eresia per gli anni ‘50. Perfetta e funzionale nelle  sue ridotte dimensioni con soluzioni ispirate alla nautica. Piastre elettriche, forno, cappa aspirante, novità assoluta per l’epoca; ancora lavello a doppia vasca, con un condotto per eliminare i rifiuti organici, piani di lavoro in materiale rinfrescante e tagliere a scomparsa. Il tutto in comunicazione con la zona pranzo attraverso ante scorrevoli.

Le camere. Al piano superiore, due o tre camere. La matrimoniale si affaccia sulla zona giorno. Ha accesso diretto al bagno e varie strutture in muratura che fungono da armadi e persino da fasciatoio. Le Corbusier, sceglie anche i colori con cui dipingere le pareti, nella camera matrimoniale, esposta alla piena luce della loggia indica un grigio scuro che assorbe la luminosità. Negli appartamenti non ci sono corridoi, o meglio i corridoi sono pareti attrezzate che ospitano armadi a muro con ante scorrevoli oltre alla doccia dedicata ai bambini. Le camere dei bimbi, estremamente luminose, con una vista straordinaria sul mare,hanno un ampio spazio dedicato al gioco. Il bagno in casa, è, per l’epoca, uno straordinario lusso, oltre al wc, con ingresso indipendente, separato dalla sala da bagno.

L’Unitè d’Habitation contemporanea. Il tempo ha permesso la comprensione di un progetto così rivoluzionario ed innovatore. Oggi l’Unitè d’Habitation è un luogo ambito per vivere, gli appartamenti costosi. Vi abitano circa 1600 persone. Molte famiglie con bambini la scelgono per la tranquillità e i servizi:  i bambini, ad esempio, possono andare a scuola  da soli senza affrontare le intemperie, ma solo qualche rampa di scale al coperto. Un altro motivo  è la disposizione  degli appartamenti su due livelli. Infine molti scelgono la Cité Radieuse  perché significa vivere nella storia dell’architettura. Il supermercato, il primo self service dell’epoca, ha chiuso, così come il macellaio e il parrucchiere; il fornaio invece resiste. Al loro posto una fornita libreria, un hotel con una ventina di camere e il ristorante con vista. L’immenso terrazzo, a 56 metri d’altezza, offre corsi di yoga e fitness, il percorso running di 300 metri, una galleria d’arte e moltissimi eventi culturali sempre in programma. Oltre ad una vista spettacolare su Marsiglia e le isole.

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