Le coppie nell’arte

Storie di vita artistica e sentimentale

di Apollonia – artista

Travolti da un insolito destino… recitava il titolo di un famoso film di Lina Wertmüller, regista e sceneggiatrice italiana. Destini che s’incrociano, accadono inaspettati e furenti, sono quegli incontri “speciali” che stravolgono la vita e la ribaltano in una visione insolita e fuori dai luoghi comuni: vi parlerò di coppie d’artisti, e chi meglio può farlo? Solo chi vive tale condizione divina e immaginifica, ed io la vivo da circa quarant’anni con il mio compagno di vita e di arte, Alessandro Mazzitelli. Vita artistica e sentimentale insieme significano di solito rompere dei confini e sconvolgere potenziali creazioni. Quando Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, gli affiancò una compagna, immagino, e mi piace pensare che creasse una “razza” speciale: gli artisti! Dedicando loro un posto privilegiato dal quale potesse trasparire bellezza, sentimento da diffondere all’umanità tutta.

Se guardiamo al mondo dell’arte, della letteratura o della musica, sono molti i nomi celebri che hanno condiviso una storia d’amore intensa o tormentata legata comunque a doppio filo in un intreccio labirintico di emozioni infinite e riscoperte quotidiane. Spesso personalità brillanti e  carismatiche che condividono  quotidianamente il furore che avviluppa e sconvolge: l’arte! È difficile penetrare nella vita di un artista, soprattutto quando ci troviamo di fronte ad una coppia di artisti: personalità diverse,  linguaggi artistici differenti, molteplicità di pensiero, in perenne

sana competizione. Esplorare le dinamiche che s’instaurano quando c’è l’amicizia, l’amore, la complicità, è qualcos’altro che va di là dei sentimenti noti. Mistero. Frida Kahlo e Diego Rivera, Marina Abramovic e Ulay, Pablo Picasso e Dora Mar,  Amedeo Modigliani e Jeanne, Max Ernest e Leonor Carrington, Jackson Pollok e Lee Krasner pittrice riscoperta di recente, pioniera dell’arte moderna. Storie di vita intricate e spesso drammatiche, sempre in bilico fra fantasia e realtà, esaltazione creativa e disfacimento, molti sacrifici, privazioni, sottrazioni ai luoghi comuni, fallimenti! Voglio raccontarvi una fra le tante vicissitudini di una coppia d’artisti, finita drammaticamente: quella di Amedeo Modigliani  e Jeanne, la sua compagna. Si conobbero nel 1917, lei diciannovenne e lui trentatreenne. Lei timida e malinconica di una bellezza inedita, ma forte della sua intelligenza e delle sue doti di pittrice espresse raramente, tanto la devozione e la predilezione per il suo esclusivo Modì, alcolizzato, squattrinato, drogato, affetto da tubercolosi. Vissero un amore intenso, clandestino e disperato, per tre anni in un bugigattolo freddo ma riscaldato dal fuoco della passione e dell’arte. Ben presto l’amata Jeanne divenne musa ispiratrice, (sovente accade nelle coppie di artisti) di molti disegni e dipinti a olio: ancora oggi possiamo ammirare nelle opere di Modigliani quella figura di donna esile, aristocratica dal lungo collo, che caratterizzò quasi tutta la produzione dell’artista, immortalandolo nella storia dell’arte fino ai nostri giorni, e presumo che se ne parlerà ancora negli anni a venire. Pare che il loro unico sostentamento fossero sardine in scatola sparse in quel gelido studio in cui viveva la coppia in uno stato totale di degrado e miseria. Segno che le difficoltà materiali e i drammi personali inducono, come unico senso della propria vita, a creare autentiche e genuine opere d’arte. Nel 1920 Amedeo Modigliani muore; due giorni dopo, Jeanne incinta al nono mese della seconda figlia, muore suicida lanciandosi dal quinto piano da una fredda camera d’albergo. Non avrebbe più potuto vivere senza il suo Modì.

Un altro tratto caratteristico del fare arte è il silenzio, una quiete necessaria per creare nel proprio spazio che poi diventa “immenso”; l’arte ti traghetta in mondi sconfinati e irraggiungibili,  invalicabili, sovente tortuosi. Spesso fondamentale in quest’accoppiata artistica è la tenacia della donna, la compagna, la musa, l’ispiratrice, l’alter ego. Molte artiste hanno rinunciato alla loro realizzazione a favore del proprio marito, come Sonia Delaunay per esempio.  Anche Lee Krasner fu devota compagna di Pollock: grande pittrice, pioniera dell’espressionismo astratto, capì il talento di Jackson, l’inventore della pittura “sgocciolata”, e lo trasformò nella star dell’arte contemporanea. A lungo rimase solo la “signora” Pollock, ma la sua creatività sopravvisse al marito.

Spesso l’arte nasce più facilmente da attività solitarie e a maggior dispendio cerebrale, a riprova che il “fare artistico” non consiste nel comporre con gusto dei colori su una tela, piuttosto è una profonda attività speculativa; infatti, definisco spesso l’artista “speleologo”. La più contemporanea Marina Abramovic si è resa celebre insieme al suo Ulay di performance spettacolari ed introspettive del comportamento umano. Nota in tutto il mondo per tali mirabolanti “operazioni” anticonformisti continua a sbalordire, come nel 2017 quando al Louisiana Museum si è resa protagonista di una performance in cui, seduta a capo di un lungo tavolo con le tante persone che si avvicendavano per osservarla in silenzio, ebbe un emozionante incontro: di fronte a lei sedeva Ulay, il suo ex compagno di vita e di avventure artistiche, che non vedeva da trent’anni. Due persone, un solo artista.

Nell’arte come nella vita necessitano ingredienti indispensabili: curiosità, e follia. Steve Jobs in un suo famoso discorso disse una frase breve ma intrisa di significati: “Siate affamati, siate folli”. Ovviamente non si riferisce a una fame fisica ma a una fame diversa fatta di curiosità, voglia di farcela, riscattarsi nella vita,  emergere. È  questa la spinta propulsiva per andare avanti, e chi più dell’artista è folle e visionario? L’arte distrae dai dolori della vita e ci astrae dal nostro ego, l’arte è salvifica, nutrimento dell’anima e dello spirito. È il ricostituente del legame comunitario, un modo per riaffermare la propria appartenenza. Gillo Dorfles soleva dire: «Ci troviamo di fronte a un colossale “inquinamento immaginifico”, necessita una pausa. Prendiamoci questa pausa leggendo e riflettendo su quanto l’arte possa compiere miracoli d’arte e d’amore».

 

 

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