di Tiziana Giuliani – egittofila
L’ANTICA FARMACIA DELL’OSPEDALE S. MARIA DE LA SCALETTA DI IMOLA
INAUGURATA NEL 1794, CUSTODISCE VASI, STATUE E VOLTE AFFRESCATE
Passeggiando nel piccolo centro storico di Imola, lungo la via Emilia, e curiosando tra le vetrine dei negozi, ci si imbatte in un luogo capace di farti provare immediatamente stupore. È l’antica Farmacia dell’Ospedale S. Maria de la Scaletta, un delizioso angolo che trasmette un fascino antico, un “museo” davvero inaspettato.
Già osservandola da sotto i portici all’improvviso tutto cambia e ti sembra di essere stato proiettato indietro nel tempo mentre, sorpreso, realizzi di esserti calato nei panni di un bambino del secolo scorso che, riparandosi con le mani gli occhi dal riflesso della luce sulla vetrata d’accesso, tenta curioso e pieno di meraviglia di scrutare l’interno di un negozio di dolci o giocattoli. Non resisti, entrare è d’obbligo! Apri la porta ed entri davvero nel passato, un tuffo nel lontano fine Settecento, dove tra soffitti abilmente affrescati, mobili finemente intarsiati, centinaia di contenitori in maiolica bianca e azzurra e antichi libri illustrati, da un momento all’altro ti aspetti di veder sbucare fuori da dietro il bancone un antico speziale che sta miscelando il preparato per un medicamento.
Dopo l’impatto iniziale in cui davvero non sai dove guardare, entrando, gli occhi cadono su un registratore di cassa dei primi Novecento color argento, completamente decorato, con tanto di tasti rotondi e manovella… che quasi quasi vedi l’antico operatore metterla in funzione e ti sembra di sentirne pure il tintinnio.
Poi inevitabilmente alzi gli occhi, perché di affascinante non c’è solo ciò che contiene questo ambiente. Il soffitto a volta, affrescato nel 1792, è opera dei maggiori pittori locali, i temperisti imolesi Angelo Gottarelli e Alessandro della Nave, i quali ebbero l’incarico di abbellire i più bei palazzi della città della seconda metà del ‘700. La volta è decorata con un elegante motivo a padiglione vegetale ed amorini che celebrano le Virtù della Medicina e la forza rigeneratrice della Natura: Gottarelli dipinse le figure mentre Dalla Nave si occupò delle quadrature architettoniche; entrambi collaborarono con lʼarchitetto Cosimo Morelli nella realizzazione dell’ambiente. La parte più alta delle pareti di fondo è ornata da sei statue in terracotta dipinte a tempera, di fattura faentina, eseguite dalla bottega Ballanti Graziani.
Scendendo con lo sguardo non si può non rimanere ammaliati dai 457 vasi da farmacia d’epoca realizzati in maiolica bianca dipinta in azzurro, di diversa fattura e prodotti localmente. Ogni albarello reca il nome del medicamento: è impossibile trattenersi dal leggerne i nomi riportati, a volte curiosi, a volte illeggibili o mai sentiti prima, e… per i “malati” di antico Egitto come me, è impossibile non chiedersi se tra questi ingredienti potrebbe esserci anche la tanto rinomata polvere di mummia. Così, tra un “cranio umano” e altri medicamenti dai nomi impronunciabili, trovi anche lei: MVMIA D’EGITI.
Una volta essere farmacista significava essere in grado di preparare qualsiasi rimedio contro ogni malattia, e questi meravigliosi barattoli settecenteschi, chiamati anche “vasi della vita”, racchiudevano le erbe e i toccasana per curare ogni malanno. Qui ce ne sono di diverse fattezze e dimensioni e sono tutti ordinatamente allineati in stupendi mobili di legno intarsiato, e decorato con pitture, che ricoprono le pareti per quasi tutta la loro altezza. La scaffalatura è opera dell’ebanista imolese Giuseppe Magistretti.
Non potevano mancare bilance e un bilancino di precisione, mortai di varie dimensioni di cui uno molto grosso, alambicchi, libri antichi ed uno illustrato che puoi liberamente consultare per perderti nei segreti delle piante officinali; un angolo del passato, questo, che con le sue luci, i suoi colori e tutto il resto, offre al visitatore l’immagine affascinante di una farmacia settecentesca. Infatti l’ambiente è rimasto praticamente intatto sia nelle suppellettili che nelle decorazioni dal 1794, anno in cui è stata inaugurata la Farmacia dell’Ospedale S. Maria de la Scaletta, ad eccezione della facciata del palazzo che la ospita che è stata rifatta nel 1928. L’edificio in realtà è molto più antico, secondo alcune fonti la costruzione dovrebbe risalire al 1442 e già nel 1448 faceva parte dei possedimenti dell’Ospedale S. Maria de la Scaletta, così denominato per una scala esterna che ne rendeva possibile l’accesso da una via secondaria. Lo stabile era formato da quattro botteghe con annessi i propri granai e un portico antistante a quattro arcate. Nel 1629 la gestione di due delle quattro botteghe passò alla famiglia degli speziali Maccolini – i quali legheranno per sempre il loro nome al porticato, che da allora è chiamato “portico dei Maccolini” – fin quando nella seconda metà del Settecento l’Ospedale decise di dotarsi di una spezieria e la scelta cadde proprio su queste botteghe. La farmacia iniziò a lavorare l’8 maggio del 1766, ma i principali lavori di adeguamento strutturale ebbero luogo successivamente, tra il 1785 e il 1788, mentre, come già accennato, le decorazioni pittoriche vennero realizzate nel 1792 e l’inaugurazione ufficiale avvenne due anni dopo. Tra l’Otto e il Novecento furono eseguiti vari lavori di consolidamento e di ripristino che, nel 1927, vide avviare anche la trasformazione della facciata in stile rinascimentale ad opera dell’architetto Gualtiero Pontoni, il quale impresse all’edificio un’impronta liberty secondo il gusto eclettico di quegli anni.
La farmacia è tutt’ora attiva nelle sale attigue a questo meraviglioso ambiente dal sapore antico: vi si accede da una delle porticine incastonate nella splendida scaffalatura in legno, oltre che da un accesso diretto dai portici. Visto che l’ingresso è gratuito, viene quasi voglia di usufruire degli ambienti moderni per acquistare, che so, un dentifricio, così da poter contribuire alla manutenzione e alla valorizzazione di questo prezioso “documento storico”, uno di quei luoghi che ti si imprimono nella mente e non si dimenticano più.