La notte delle ciliegie

di Daniele Occhioni

 

«Avevo la canna della pistola puntata alla tempia. Sentivo il metallo affondare nella pelle, entrarmi dentro con cattiveria. Per un istante mi chiesi ancora una volta che cazzo ci facessi in quella situazione. La risposta la sapevo, era bellissima, a pochi passi da me, ma non potevo pronunciarmi. Nella posizione in cui versavo era impossibile parlare. Toccavo, respiravo e masticavo terra. Era forse arrivato il mio momento?»

L’incipit di La notte delle ciliegie di Daniele Occhioni – romanzo pubblicato nel 2018 dalla casa editrice AUGH! nella collana “Ombre” – non lascia spazio a molti dubbi: il protagonista si troverò invischiato in una situazione molto pericolosa in cui metterà in gioco la sua stessa vita.

Per quale motivo Gus,un giovane donnaiolo, scrittore tormentato, viaggiatore passionale, cuoco provetto, amante della sua Sardegna e catapultato nella variopinta e multietnica Barcellona, finisce a terra con un’arma puntata alla tempia?

Partendo dall’annuncio di un finale che vira verso il thriller a tinte action, si dipana una storia che in realtà per tre/quarti della narrazione ha ben poco della narrativa crime: non ci sono omicidi, indagini, pericolosi serial killer da stanare. Il centro della trama viene occupata dai due personaggi che si incontrano per caso nella capitale catalana, le cui descrizioni delle strade, luoghi e abitanti ricordano un po’ le atmosfere barocche e pulsanti di vita raccontate dal compianto e indimenticato Carlos Ruiz Zafón.

Gus, romanziere che mal sopporta la superficialità del mondo che lo circonda, sta cercando di lasciarsi alle spalle una nutrita sequenza di conquiste sentimentali per abbracciare finalmente il vero amore, quello che sconquassa l’animo e ti lascia tramortito di gioiosa e passionale sofferenza.

L’incontro con Susana potrebbe essere la chiave di volta in grado di ristabilire l’equilibrio della sua esistenza inaridita. «Forse avevo bisogno di innamorarmi. E magari farlo ancora della donna sbagliata. Una donna che scardinasse ogni mia certezza. Che ancora una volta mi illudesse che la condivisione fosse la miglior cura alla mia tormentata esistenza». La ragazza però non si trova a Barcellona per un viaggio di piacere: è intenzionata a vendicare la morte dei suoi genitori, vittime dimenticate della feroce dittatura militare dell’Argentina di Videla alla fine degli anni Settanta.

In questo continuo gioco di sponda con le “storiacce” dell’America Latina, la sofferenza dei desaparecidos, il piano “Condor”, le controverse decisioni politiche degli Stati Uniti, le guerre per procura, Occhioni sembra strizzare l’occhio al noir di denuncia di Don Winslow: «Grigia è la cenere degli innocenti argentini. Grigia è la tonalità dei massacri, di quel che resta di un corpo quando gli viene rubata l’anima, delle guerre e degli stermini di massa ingiustificati. Grigi come la caduta di un elicottero sugli abissi. Come migliaia di storie di uomini e donne, nonne e bambini, esseri umani travolti dagli eventi che pagano le conseguenze del proprio credo. Della propria appartenenza. Grigia come la coscienza dei carnefici».

La prosa, narrata in prima persona, alterna un timbro alto a passaggi un po’ più bassi, con alcuni eccessi nel grottesco e divagazioni che spesso interrompono il flusso degli eventi per creare un gioco dell’attesa, che a tratti rischia però di smorzare la tensione. A volte le chiuse frettolose e l’ansia di “spiegare” alcuni dettagli che potrebbero essere omessi, rivela uno stile a tratti ancora acerbo di un autore al romanzo d’esordio che dimostra però un notevole talento e di custodire un bagaglio di idee e di pensieri vivaci da condividere con i suoi lettori. Un romanzo consigliato anche per ragionare su alcuni punti oscuri della storia contemporanea, che in Italia a volte è poco dibattuta. Vicende dolorose, spesso scivolate nell’oblio, manipolate quel tanto che basta a renderle innocue, perché in fondo sono sempre “i vincitori” a raccontarle.

Apprezzabile la “colonna sonora” con un sottile omaggio al cantautorato italiano, da De Andrè a De Gregori. Leggendo le dolorose e travolgenti pagine di La notte delle ciliegie scoprirete anche la ricetta per preparare il mirto! E non è poco.

Buona lettura.

 

 

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