di Bruno Pisani*
La famiglia è il principale nucleo sociale rappresentato da due o più individui il cui legame relazionale è caratterizzato da una unicità di sentimenti e da un comune progetto di vita. Genitori e figli vivono un presente carico di futuro che però troppo spesso viene raffigurato pieno di possibili problemi. Da qui la ricerca affannosa di prevenire le difficoltà future e di garantire una vita stabile. Ciò però fa perdere di vista i valori essenziali che caratterizzano la famiglia: la solidarietà, la reciprocità, la condivisione dell’incontro, l’educazione a vivere valori trascendentali.
In un tempo in cui la crisi lavorativa colpisce gran parte delle persone, ci si appiattisce sulle difficoltà del presente, dimentichi della dimensione esistenziale che dovrebbe accompagnare le nostre fatiche.
Il carico emotivo che viene investito nella gestione del rapporto lavoro famiglia, ha ripercussioni anche sul sistema relazionale dei singoli componenti, che molte volte si trovano ad affrontare le piccole sfide quotidiane non come un’ unica entità ma come corpi separati.
Anche la funzione educativa, sotto la pressione degli orari di lavoro, subisce inevitabilmente delle ripercussioni: quanto tempo viene dedicato al gioco, alla comunicazione, al solo stare insieme?
Tutto questo non è solo da addebitare al moderno sistema lavoro, che certo ha delle responsabilità, ma anche all’uso eccessivo della tecnologia.
A volte si trova più comodo scrivere un whatsapp per informarsi dei familiari, che magari si trovano a pochi metri di distanza da noi, che incontrarsi guardandosi negli occhi, scambiare compassione e rispetto, “entrare nell’altro”.
Quanto tempo si dedica alla condivisione della giornata mentre si consuma il pasto? Distratti dalla tv o internet, entriamo a far parte di un circolo vizioso dove imperano noia e fastidio nella relazione diretta.
Urge dunque la necessità di vivere la famiglia come tale, nella condivisione, nella propensione verso il futuro che ci immaginiamo migliore perché più solidale.
Solo così la luce della speranza dissiperà le difficoltà che proverranno dalla gestione dei figli , senza lasciarsi sopraffare dal pessimismo e dai falsi ideali.
Trasformare la cultura dell’ indifferenza in cultura dell’ incontro è uno degli obiettivi cui dovrebbe mirare anche il mondo del lavoro, ripensando organizzazioni delle turnistiche, degli orari, facilitando il rispetto delle festività e promuovendo incentivi a favore delle famiglie.
E’ giunto il momento di riattivare la solidarietà tra le generazioni, di recuperare il rapporto tra giovani e adulti.
I giovani sono la promessa, gli adulti la memoria del passato che ci indica dove andare.
Per questo motivo i momenti difficili devono essere affrontati con l’ aiuto dei nonni, loro infatti sono i depositari dei frutti dell’ esperienza.
La famiglia ha il compito fondamentale di aprire le porte della storia, preparando i figli a pensare un futuro audace e propositivo, nel quale ognuno sarà impegnato a testimoniare il senso autentico della vita.
Il sostegno al lavoro non può prescindere da iniziative che coinvolgano anche la stabilità familiare, si lavora per avere quella dignità che è personale ma che coinvolge il coniuge, i figli, il mondo in cui esprimiamo e realizziamo i nostri progetti. Con il lavoro tutta la famiglia partecipa alla costruzione di una società migliore, a scrivere regole di pacifica convivenza, a sviluppare sentimenti solidali, ad elevare lo sguardo su ideali che non tramontano.
In quest’ ottica utilizzeremo ogni minuto disponibile a condividere con la famiglia tempo, opinioni, progetti, emozioni, a trasmettere fiducia in un futuro colorato dalla dignità di uomini veri.
* Neuropsichiatra infantile, neurofisiopatologo, presidente dell’associazione Mi.Pi.Aci., opera da trent’anni nel campo del disagio giovanile. Esperto di problematiche relative alla genitorialità, conduce corsi in ambito scolastico per promuovere la conoscenza dello studente portatore di disagio relazionale. www.associazionemipiaci.it