– di Daniela Rabia –
Se Lorenzo Marone torna in libreria con “La donna degli alberi”, Feltrinelli editore, la sua protagonista torna alla vita in natura, tra gli alberi, i gufi, le volpi, i monti e tanto altro.
E ritorna a se stessa. Perché stanca del rumore della vita urbana e desiderosa di ritrovare “il silenzio… che segue le cose rotte” e di superare “la distrazione che ruba lo sguardo, rende incapaci, insensibili agli impercettibili mutamenti che non ci riguardano da vicino”.L’oggetto della ricerca è l’amore, smarrito in una società frenetica e incapace di vedere guardando e di ascoltare sentendo. Ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio…scorrono i mesi più freddi sul Monte, come scorrono i capitoli che portano i nomi dei mesi dell’anno e annunciano l’arrivo della mite stagione, la primavera con marzo, aprile, maggio, giugno e l’estate calda con luglio, agosto, settembre. Il lettore invece lascia correre i suoi occhi tra le righe e coglie il senso più profondo della tensione alla pace, alla serenità del’animo, della ricerca appagata dalla sensazione di aver trovato. I personaggi ruotano intorno alla donna e le fanno compagnia: la Guaritrice a cui si può tranquillamente parlare della differenza tra ciò che si è e ciò che si è stati, la Rossa che gestisce la locanda del paese e trattiene la protagonista in casa per un anno, la Benefattrice che elargisce cure e cibo. E ancora lo Straniero, “padre di quella bambina venuta al mondo in una notte di bufera” e che ha trovato la donna nel bosco e l’ha chiamata fata, il Cane non meno importante con la sua presenza rispetto alle persone, il Monte fondamentale con la sua imponenza e la sua capacità di restituire “l’odore buono delle giornate che restano”.La donna degli alberi è il romanzo dell’abbandono alle cose e alle sensazioni pacificatrici dell’animo. Leggerlo equivale a distendersi. A gioire della semplicità e a concludere con l’autore “Non voglio altro che vivere”.La copertina sceglie efficacemente colori e forme raffigurando una donna che cammina tra gli alberi, tra il verde del bosco e delle chiome arboree e il celeste del suo vestito che appare un frammento di quel cielo che la sovrasta guidandola. Bussola al suo incedere è proprio il firmamento unito al suo sentire che la spinge a proseguire e a immergersi nella natura salvifica. Dopo “La tentazione di essere felici”, “La tristezza ha il sonno leggero”, “Magari domani resto”, “Un ragazzo normale”, “Tutto sarà perfetto” e “Inventario di un cuore in allarme” Lorenzo Marone ci regala un’ altra storia potente trattando un tema distante dagli altri eppure a ben vedere presente ovunque nella sua scrittura. È la cifra narrativa di quest’autore mettere nero su bianco una sensibilità acuita che si giova nel racconto di espressioni che sgorgano dal profondo dell’animo e rendono l’animo stesso protagonista. Questa volta con un co-protagonista altrettanto forte, lo stato di natura.