di Bruno Pisani
Riuscire a trasmettere ai nostri figli il principio educativo della coerenza è una tappa importante del viaggio di genitori responsabili.
Coerenza, possiamo chiedere ai nostri figli di mantenere un impegno perché noi lo facciamo per primi.
Quando con genitori e figli concordiamo la cornice entro cui muoverci nella terapia familiare, si fissano delle regole cui fare riferimento nel percorso.
Succede, a volte, che dopo poco tempo il figlio non voglia più partecipare alla terapia, ovviamente senza specificarne il motivo. Segue la telefonata del genitore, che informandomi della decisione del figlio, conclude: “che ci posso fare se non vuole venire? Dottore mi dispiace”.
Notate qui l’incongruenza di queste parole genitoriali: che ci posso fare? Bè, intanto si può proseguire la terapia testimoniando così l’importanza della stessa.
In secondo luogo mi chiedo: quando in futuro il figlio dirà: “non voglio più studiare” come potremo dirgli: “però avevi promesso che avresti concluso gli studi” se proprio noi lo abbiamo educato alla possibilità che le promesse possono non essere mantenute?
Pagheremo a caro prezzo aver garantito ai nostri figli di disattendere nel corso della loro vita a più e più impegni. E qui entra in gioco la capacità dei giovani di rappresentarsi come persone coerenti e con la dote della continuità di pensiero. Questa abilità verrà acquisita se l’adulto lungo le strade della vita camminerà sempre davanti a loro, indicando la strada da percorrere e come affrontare e superare le umane discontinuità.
Abbiamo insieme preso un impegno e lo dobbiamo mantenere perché anche se oggi non ne percepisci la valenza, in futuro lo capirai. Io genitore sarò accanto a queste tue difficoltà motivandoti sempre e superando insieme a te le insidie del percorso: prime fra tutte la tentazione di mollare nella convinzione che tanto non cambia niente.
Qui spunta fuori il valore educativo dell’attesa che arrivino i frutti ed il rispetto del nostro operato e di quello degli altri.