*di Daniela Rabia*
La casa e le problematiche inerenti a essa costituiscono il tema centrale del romanzo di Sandro Scoppa “La casa del nonno” (Rubbettino editore). Una centralità che orienta il lettore nell’avvicendarsi delle storie, dei racconti, delle vite dei molteplici personaggi che a volte s’intrecciano, altre si sfiorano, altre semplicemente si vivono a distanza.
Da nonno Gustavo prende avvio una discendenza che riempie le pagine della narrazione come il tronco di un albero da cui si diramano rami e foglie con la certezza dell’appartenenza alle radici comuni, quelle dell’amore coniugale, filiale, familiare in genere. La famiglia è un valore sacro, a cui l’autore affianca quello della libertà di scelta, della proprietà, della limitazione del potere statale. Il romanzo è permeato dalle idee di libertà di cui l’autore è propugnatore da tempo. I relativi principi che s’intravedono nel dipanarsi della storia sono bilanciati dal fascino della descrizione degli ambienti interni delle case, dalla finezza e accuratezza nella presentazione dei protagonisti, dall’incanto dell’ambientazione delle vicende nei luoghi principalmente tra Salerno e Milano.
Facendo scorrere lo sguardo tra le righe sembra di assistere rapidamente alle scene di vita di tre generazioni che si passano il testimone tenendo fermo un principio cardine: non piegarsi alla mediocrità e non accettare compromessi. Un libro contiene sempre più spunti di riflessione secondo l’angolazione da cui lo si guarda e vi si approccia ma alla fine ha un messaggio univoco che s’impone sulla restante narrazione e lo domina consegnando ai lettori il senso del suo essere stato scritto. L’opera considera la libertà individuale di scelta nella sua pienezza che non accetta deminutio alcuna o forme altre di alterazione, perché pura e inattaccabile, a volte addirittura inarrivabile. È lei che guida i passi di Gustavo, Alfredo, Maria Laura, Riccardo e li rende autentici, veri, capaci d’imprimersi per sempre nella memoria di chi legge diventando compagni di un viaggio che non si vorrebbe terminare.
Ma questo a ben vedere è un racconto che non finisce perché la morte di Gustavo segna solo l’inizio di un tempo nuovo che si nutre di ricordi e d’insegnamenti ma anche di scoperte e di progetti futuri. Sandro Scoppa ci regala con la sua opera prima letteraria una storia visionaria calata nel Novecento che rievoca sullo sfondo la grande narrazione di Francis Scott Fitzgerald, lo splendore dei quadri di Salvador Dalì, di René Magritte e dei surrealisti, l’intramontabile performance di Clark Gable in Via col Vento, la melodia della musica di Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, la traccia indelebile dei Pink Floyd, dei Led Zeppelin e dei Rolling Stones, ma anche il gusto nato dalla passione calcistica per la Grande Inter. Resta un interrogativo inquietante: che fine fanno gli amori quando non s’intersecano bene i tempi? Può il futuro farli ricongiungere o l’attimo vitale è smarrito per sempre?
E così una casa concessa in locazione, liberata dopo anni, tra liti, trattative non andate subito a buon fine, discussioni, può avere lo stesso valore che avrebbe recato se disponibile per il proprietario nell’immediato? La risposta è scontata e lascia in bocca l’amaro dell’ineluttabilità dello scorrere del tempo che non risparmia a noi tutti i danni del suo portato e ci lascia in cambio l’esperienza del vissuto.