La calza dei morti

* di Maria Lombardo*

Nel foggiano la calza non la porta la Befana ma sono i morti a riempirla: “A cavezette de l’aneme i murte”. ‘A cavezètte ‘i mùrte Purtàteme ‘na cavezètte chièna chièna de mamberlìcchi de cupète e fainèlle, tùtte còse assàije bèlle. Mettìte pùre nu purtagàlle e tre-quàtte castagnèlle, ije ve prèghe tùtte l’ànne oih tatòne e mammanònne. Agghije mìsse l’uglije ‘a làmbe appecciànnele ‘u stuppìne, sto annànze a ‘sti retràtte aspettànne ch’è matìne. M’ha purtàte ‘a cavezètte? Ije sto qua ca prèghe e aspettè” Il mio viaggio nella cultura tradizionale delle Due Sicilie questa volta mi porta in Puglia. Siamo nel Foggiano, a Manfredonia per l’esattezza, qui non è la Befana la strega buona della fantasia natalizia dei bimbi a riempire la calza, ma sono i cari defunti ad omaggiare i bimbi pugliesi. Non è Halloween in queste contrade ad essere festeggiato, o per meglio dire non solo, ma da secoli si pratica la festa dei morti allineandosi al culto Meridionale di omaggiare i propri defunti e di ricordarli con un velo di simpatia. Uno dei più grandi antropologi meridionali Giuseppe Pitré racconta che la leggenda vuole che i morti rubassero ai ricchi pasticcieri, fruttivendoli, commercianti per lasciare regali ai propri cari in vita. Da qui nasce la tradizione, in alcuni paesi, della “caccia al tesoro” o di “apparrai i scarpi” per i bambini, nel mio paese meglio conosciuta come “l’anèma dè li mortè”.

 

Il simbolo scelto è la calza fatta di lana ed a mano rigorosamente vuota, che verrà riempita dall’anime i murte con le leccornie del luogo. Lo scopo è prettamente educativo essendo il culto dei morti nelle nostre terre molto radicato si insegna ai bambini ad avere un rapporto diverso con la morte. Nella notte tra il primo ed il 2 di novembre i bimbi pugliesi seguendo le raccomandazioni genitoriali, appendono al proprio letto la cosiddetta “Cavezètte de l’anime i murte”, i propri cari così la riempiono di arance, cachi, mele cotogne, fichi secchi, sorbe e nespole, oltre che di noci e mandorle. Oggi però con la globalizzazione le cose sono cambiate ma i precetti no! I prodotti di madre natura sono mutati in dolci caramelle e cioccolata e per i più ricchi giocattoli. Tuttavia di padre in figlio si tramanda questa stupenda tradizione condita avolte con un pizzico di “cattiveria” aggiungendo pezzi di carbone per qualche figlio discolo, per far capire loro che i morti li avevano voluti punire per la loro cattiveria.

Le mamme prima di questa fatidica notte amano ripetere ai loro pargoli una sorta di nenia che sembra una raccomandazione: “Se fe u cattive i murte te mettene i carevùne ‘nda cavezette” (se fai il cattivo i morti ti metteranno i carboni nella calza). Insomma questo carbone di natalizia memoria ricorre anche in questa solenne festa per i defunti come simbolo di punizione, auspicando che memori di questa punizione i bambini siano più buoni. E’ il giorno della Festa dei Morti, il giorno tanto aspettato,  si aprivano le calze per scoprirne il contenuto, i ragazzi giravano per le case di parenti e conoscenti con la calza lunga portata a penzoloni sulle spalle, nella speranza di riempirla di doni al grido di “L’Anime i Murte”, “A cavezette de l’Anime i Murte”. Gli anziani che rimembrano i giorni della loro fanciullezza ricordano ai bambini che la calza rappresenta l’abbondanza e che se faranno i bravi l’anime dè muorti l’anno venturo saranno più generosi.

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