*di Rita D’Agostino*
Un storia d’amore e di coraggio. Una storia di dolore che sa farsi salvezza. Una storia di rinascita costellata di gioia, come il nome della protagonista. Joy per sempre – Diario di un commissario di polizia (di Salvatore Blasco, edito da Compagnia Editoriale Aliberti) è la storia di una giovane profuga nigeriana giunta in Italia su un gommone, in cerca di una vita normale, o forse solo migliore. Un viaggio della speranza come tanti, almeno nei desideri di quella quindicenne orfana che – poco più che bambina – aveva solcato il mare in condizioni disumane. Unica donna in mezzo ad un branco di reietti, Joy era sola ed ignara del destino di sfruttamento pianificato per lei da chi l’aveva imbarcata su quel gommone per venderla, più e più volte, come un oggetto. Vittima di tratta, un percorso già segnato da un marchio ignobile al quale era impossibile sottrarsi quando sulla sua strada (e non in senso metaforico, purtroppo) irrompe la salvezza, sotto forma di un’auto in borghese della polizia, che la condurrà verso una nuova vita. “Oggi posso affermare con convinzione che l’incontro con Joy non è stato casuale” spiega l’Autore, che era in quella macchina la sera del salvataggio a fare il suo lavoro di commissario di polizia e capo della squadra mobile di Piacenza. “Di quella sera – prosegue – ricordo nitidamente i suoi occhi, le sue lacrime, ma anche la luce che emanava.
E’ stata come un richiamo: venitemi a prendere, sono qua. So che può sembrare sconnesso, ma Joy trasmetteva già armonia”. Pagina dopo pagina, si schiude un percorso di rinascita, che ci insegna a guardare la vita attraverso gli occhi di chi non ha nulla, e a recuperare quello sguardo di meraviglia verso le cose semplici. Un cammino di redenzione, che passa attraverso l’accettazione e l’accoglienza, e si snoda in una rete di relazioni (comunità, scuola, famiglia, amicizie) che è il vero senso della salvezza, perché nessuno si salva da solo, e chi redime è a sua volta redento, in uno scambio reciproco e inconsapevole d’amore. Più che un racconto, una confessione profonda, pacata e priva di retorica, che si dipana in una dimensione corale, in cui i protagonisti diventano tasselli preziosi di un mosaico di salvezza. “Questo libro – afferma Blasco – vuole essere una risposta a chi ha sbagliato e non sa come recuperare, a chi è depresso e non sa come risollevarsi, a chi vive l’esperienza della morte e non riesce a riprendersi. Attraverso Joy ho capito che ognuno di noi può essere una risposta di Dio alla vita che ci chiama a diffondere messaggi di gioia”. Una storia a lieto fine, quella di Joy, anche se il lieto fine – come accade per ogni felicità terrena – dura troppo poco, a ricordarci che la vita non è una favola, ma anche e soprattutto che “per ogni fine c’è un nuovo inizio”.