*di Barbara Perrone*
Fondato solo nel 1948, il giovane stato di Israele, è una tra le nazioni più contese al mondo, dove i difficili equilibri politici si intersecano con le religioni. Una terra carica di suggestioni, di spiritualità al di là di ogni credo – qui hanno origine le tre religioni monoteiste: ebraica, musulmana e cristiana – ma al tempo stesso ricca di fermento e vivacità contemporanea.
Un viaggio da mettere in agenda per fine autunno, per prolungare l’estate e godere di quella luce dorata che illumina la pietra morbida di Gerusalemme antica.
Giungere qui il venerdì nel pomeriggio si rivela già la prima esperienza. Il via vai per il momento di preghiera prima dell’inizio dello shabat si fa concitato. L’atmosfera è intensa davanti al muro del pianto.
Momenti personali di grande raccoglimento si susseguono a canti e balli collettivi. La preghiera è un messaggio di gioia, di armonia e di fratellanza qualunque sia il proprio sentire religioso. E qui si percepisce. Migliaia di persone che appoggiate su quelle pietre affidano i propri pensieri ad un muro e a quello che rappresenta. Versetti recitati come nenie, che diventano canti catartici accompagnati dal dondolio ritmico o da pugni battenti. Si cercano risposte o semplicemente consolazione. Si raccolgono i pensieri e si prega, oggi più di ieri.
Dal tramonto del venerdì fino a quello del sabato, tutto è pronto a fermarsi, invitando il viaggiatore a rallentare la marcia, mettendosi in ascolto di questa cultura. Ventiquattro ore in pausa dai ritmi frenetici.
Oltre il muro del pianto, tra il dedalo di strade stracolme di mercanti con le loro spezie, manufatti e spremute di melograno in ogni angolo, si cela la spianata della Cupola della Roccia detta anche Cupola Dorata. Sorprese architettoniche che si svelano come un gioco di matriosche. L’accesso qui è come un rincorrersi a nascondino. Dall’interno della città vecchia la si ammira come un faro, si è sempre lí ad un passo per potervi accedere, ma solo una porta d’ingresso può essere varcata per i non musulmani. La difficoltà a comprendere l’accesso e l’orario di ingresso super ridotto (7.30-11.00 dalla domenica al giovedi) rende la ricerca e l’andarci ancora più affascinante.
La bellezza della grande spianata, del giardino, del lento passeggiare dei gatti tra questa meraviglia e dei colori della moschea che si erge dalla fine del 600 d.C. ripaga l’attesa rendendola persino piú preziosa.
In parallelo ed in alternanza con i luoghi e i simboli musulmani e islamici, non può mancare una visita raccolta a quelli cristiani. Tra i più suggestivi la Basilica del Santo Sepolcro, chiamata anche la chiesa della Resurrezione. In quella che è tra le più importanti chiese cristiane di tutto il mondo essendo costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù, vale la pena essere lì durante una celebrazione liturgica. I canti, la luce delle candele e l’atmosfera caricano la visita di intime emozioni.
Gerusalemme tuttavia non è solo luoghi sacri, ma è anche una città da vivere attraverso il fermento della sua gente che già dalle prime ore del mattino, con i propri banchetti su ruote, si posiziona attorno alle porte di Jaffa, New Gate e Damasco per vendere i loro prodotti tra cui delle irresistibili ciambelle di pane al sesamo, note anche come Jerusalem Bagels. La scena gastronomica poi, contribuisce a fare di questa destinazione una meta perfetta per ogni food lovers. Dai mercati come Mahane Yehuda, alle stradine laterali che animano Jaffa street è un invito ad assaggiare la cucina locale. Tra i posti da non perdere c’è Jachnun Bar dove poter assaggiare la jachnun, una sorta di spessa piadina sfogliata, fatta al momento con abili mosse da giocoleria, da riempire davanti ai clienti. Ottimo da gustare, bello da vedere, perfetto per vegetariani.
Ad appena 8km da Gerusalemme, si lascia Israele e con Betlemme si entra in territorio palestinese. Qui storia politica, equilibri diplomatici e riconoscimenti di territori ancora non risolti si intrecciano alle varie fedi religiose. Per capire il mondo è necessario viaggiare, tenendo gli occhi e la mente aperta. Dopo aver visto la Basilica dell’Annunciazione, luogo dove la storia della cristianità vuole che sia nato Gesù, prendete un taxi e arrivate al Western Wall. Dal sacro al profano. Quanto basta per far venire la pelle d’oca nel vedere un muro alto 8 metri e 2 metri di corona di filo spinato, militari in allerta e poi la grande street art tra cui spiccano i murales dell’artista più famoso, Banksy, che stanno contribuendo a tenere non solo viva l’attenzione sul problema politico territoriale, ma che stanno creando una piccola economia su questo territorio.
Senza le opere di street art qui non ci sarebbe il piccolo art shop, non ci sarebbe l’Hotel The Walled Off, disegnato da Banksy, né tantomeno i taxi avrebbero questa tratta in piú da vendere tra i loro servizi.
Si va via da qui sperando che la streetart rimanga e cresca, ma che quel muro possa essere un giorno solo una grandissima tela e non un segno di forte divisione.
C’è un detto israeliano che dice:“A Gerusalemme si prega, a Haifa si lavora e a Tel Aviv ci si diverte”, e l’occhio del viaggiatore non si può che scorgere un fondo di verità. La giovane città di Tel Aviv, fondata nel 1909, da un distaccamento dell’ antica Jaffa è una città briosa, brillante e dall’atmosfera internazionale. Sui grandi viali pedonali e ciclabili è un via vai di bici e monopattini elettrici, un vero must qui, che sfrecciano dai quartieri business in spiaggia. Un lungomare con più di 3km di sabbia soffice, vivibile a tutte le ore che va a braccetto con la bellezza degli edifici che lo incorniciano, sia in stile Bahuhaus che i grandi grattacieli contemporanei.
Un’atmosfera frizzante che non conosce sosta, sia per i tanti sportivi che si cimentano in qualsiasi disciplina, sia per i tantissimi locali che dispensano ricche insalate locali, hummus e fresche limonate e spremute di melagrana a tutte le ore. Quello che difficilmente si immagina di questa città è la grande attenzione alle aree pubbliche, alla vivibilità urbana. Un lunghissimo lungomare con ampi marciapiedi, piste ciclabili, aree con spazi fitness, campi da pallavolo, docce, bellissimi spazi ombreggiati dove concedersi un pic-nic dall’alba al tramonto. Tutto è a disposizione di cittadini e viaggiatori gratuitamente. Impossibile smettere di meravigliarsi quando ci si imbatte in iniziative come queste.
Gli appassionati di architettura troveranno il loro paradiso nell’area dove sorgono il gruppo di grattacieli dell’Azrieli Tower Center, composto da tre torri rispettivamente a base circolare, triangolare e quadrata. In quest’ultima, una parte dei piani è dedicato all’hotellerie e dal 21° piano si ha una vista meravigliosa che porta lo sguardo fino al mare.
Un concentrato di architettura contemporanea che solletica la curiosità, l’immaginazione facendo vivere questa città con gli occhi e il naso puntati verso il cielo.
Alla scoperta di Tel Aviv non mancate una passeggiata nella vecchia Jaffa, senza mappa alla mano perché non c’è niente di più bello che esplorare un borgo o una città seguendo l’ispirazione. Tra i vicoli di questo luogo che fu uno dei primi porti organizzati al mondo, ci si perde tra i vicoli in pietra tufacea, che tanto ricorda quella salentina per la sua friabilità e colore, tra le gallerie d’arte e tra i profumi della cucina israeliana che mai fa mancare ai suoi avventori, il gusto di spezie leggere, semi vari e la presenza costante di cipolla.
Fermarsi per un pranzo leggero diventa un’esperienza. Le insalate sono un capolavoro, così come l’hummus che quando è ben fatto rilascia quel retrogusto di sesamo tostato. Accompagnare il tutto con il tipico pane locale, possibilmente appena sfornato e una birra locale, sono gli elementi che chiudono il cerchio di un pranzo perfetto like a local. .
Da non perdere in città:
Sarona Market. Uno spazio dedicato al cibo, dove tutto sprizza energia. Il design degli interni, le proposte gastronomiche, la vivacità. Ricercatezza e informalità alle quali si viene introdotti già dall’ingresso con le diverse opere di street art urbana.
Rothschild Boulevard. Tel Aviv è stata definita White City per via dei quartieri in stile Bauhaus, ma per me è Picnic City! Uno stimolo continuo di angolini pubblici e gratuiti dove fermarsi per una pausa, incontrarsi, chiacchierare e vivere la bellezza della temperatura che in un fine ottobre regala ancora 26°. Sul bellissimo Rothschild boulevard punteggiato da tappeti tramati in tessuto sintetico, pouf, lettini e amache, il richiamo di approntare un picnic è irresistibile.