di Daniela Rabia
Domenico Concolino, sacerdote diocesano e studioso di filosofia e teologia, consegna a noi lettori la sua quinta opera e la dedica al tema del silenzio. Il silenzio. Mietitore dei covoni perduti, Santelli editore, è una riflessione sul silenzio dell’uomo, aperto a Dio ed al mondo. L’autore ci spiega il legame esistente tra silenzio e parola e ci parla poeticamente di “parole abitate dal silenzio”. In fondo «le parole compiranno la loro missione quando diventeranno strumenti che ci mettono in comunicazione con il mondo dell’interiorità e dello spirito degli altri uomini, degli altri abitatori del silenzio».
Non poteva mancare nel testo un riferimento alla Certosa di Serra San Bruno, luogo in cui regna il silenzio più che altrove. Lo scrittore rievoca la visita di Papa Benedetto XVI in Calabria, alla Certosa, e il suo invito ad attenzionare il significato dei vuoti «che permettono alla vita, soprattutto alla vita di fede, di espandersi nel giusto modo». Il libro di “Don Mik” si inscrive in linea di continuità in un’importante produzione letteraria a sfondo religioso che parte nel 2006 con Teologia della parola, continua nel 2013 con La parola incapace. Uno studio sulla fenomenologia di Jean – Luc Marion, sempre nel 2013 con la pubblicazione di Il Dio trinitario. La sua identità come nostra differenza e nel 2015 con Dio e i numeri incapaci. Sulla relazione tra matematica e vita ecclesiale. L’opera, dedicata a Maria Marino ispiratrice e fondatrice del Movimento Apostolico, si presenta con una copertina delicata che invita ad osservare – come scrive l’autore – la meraviglia, la bellezza e la verità del mondo creato. In quarta di copertina invece una sintesi testuale che coglie i punti salienti: il silenzio è comunicazione e casa del dialogo; e il testo di Domenico Concolino aiuta a interpretarne la sua voce, ad ascoltare oggi il suo messaggio, tracciando un profilo che aiuta a riappropriarci della sua verità nel nostro vivere quotidiano, nelle nostre relazioni, nel nostro rapporto con Dio. Scrive Jean Arp: «Presto il silenzio diventerà una leggenda. L’uomo ha voltato le spalle al silenzio. Giorno dopo giorno inventa nuove macchine e marchingegni che accrescono il rumore e distraggono l’umanità dall’essenza della Vita, dalla contemplazione e dalla meditazione. Suonare il clacson, urlare, strillare, rimbombare, frantumare, fischiettare, rettificare e trillare rafforza il nostro ego». Concolino offre un antidoto al rumore e al frastuono invitando alla meditazione e alla profondità nonché alla ricerca di una realtà intima delle cose lontana da quella esterna «che impazza sui social e ci inabissa nei luoghi comuni, in frasi fatte che alla fine – qui è il vero punto – ci lasciano distanti tra di noi e da noi stessi»
di Mario Arcuri – diacono
Oggi più che mai c’è bisogno del silenzio o, forse più opportunamente, di silenzio. Il testo di don Mimmo Concolino dà valore ad uno degli elementi costitutivi della vita di ogni persona, quella del silenzio che per un credente è “casa della Parola di Dio”.
Il testo, nel rispetto di una articolata e profonda riflessione sul valore del silenzio, sulle sue caratteristiche e sulla sua collocazione nella vita dell’uomo, associa sempre il silenzio alla Parola. L’autore, a questo proposito, parte dall’assunto che dall’incontro della Parola del Padre con l’uomo appare proprio il tema del silenzio e la necessità del suo “esserci” nell’esistenza della creatura umana. Tutto questo altro non è, a mio avviso, che l’interrogativo che, anche nell’oggi della storia, ci portiamo dentro: quanto spazio c’è per una religione della parola come il cristianesimo in un tempo che sembra essere caratterizzato dal declino della Parola e dall’affermarsi delle parole? La lettura dell’intensa e appassionata ricerca interiore di don Mimmo Concolino può senz’altro contribuire alla riscoperta del valore del silenzio, soprattutto se strettamente connesso al fatto che la religione della Parola è, fin dal principio, religione del silenzio. Lo asserisce anche un autore ebreo, André Neher, quando lo stesso scrive che in realtà la Bibbia non è il libro della parola, ma del silenzio e che il Dio biblico, sin dalle origini, ci viene presentato come “Dio nel silenzio”. Lo stesso don Mimmo, convinto assertore che solo grazie al silenzio si rende possibile far risuonare la Parola di Dio in noi, definisce e delinea la “sacralità” di cui gli spazi di silenzio devono godere nella vita dell’uomo. E, non a caso, viene ad essere ri-affermata e valorizzata l’icona biblica del profeta Elia per dimostrare che Dio parla nel silenzio. Il profeta, stanco e scoraggiato, quando giunge all’Oreb vive l’esperienza di Dio. E non lo trova nel vento impetuoso, e nemmeno nel terremoto, e neanche nel fuoco, bensì… nella “voce del tenue silenzio”, tradotta in molte versioni della Bibbia con “mormorio di vento leggero”.
Pur nella scarna semplificazione di questa recensione, l’invito alla lettura del lavoro di don Mimmo Concolino, può aiutare nella scoperta piacevole che Dio non parla attraverso segni di potenza, ma nello spazio che il cuore dell’uomo vuole, può e deve creare mettendosi in ascolto della Parola. Tenendo presente che Gesù Cristo è la parola che ci introduce negli abissali silenzi dell’altro e che «il Padre pronunciò la sua parola in un eterno silenzio, perciò è in silenzio che essa deve essere ascoltata dagli uomini» (San Giovanni della Croce).