*di Antonio Mazzei*
Da poco si è conclusa l’elezione del Capo dello Stato e tutti noi per un qualche momento abbiamo assaporato la dolce suggestione di vedere per la prima volta al Quirinale una donna a rappresentare il Paese. E non per il fatto di sentirsi necessariamente e a tutti costi, come dire, “moderni” o al passo con altri Paesi democraticamente, socialmente e tecnologicamente evoluti. Ma perché intrinsecamente sappiamo che la storia nostrana ci ha insegnato che le donne italiane si sono magnificamente distinte nelle arti, nelle professioni, nell’amministrazione; con una buona dose di sapiente equilibrio e manifesta onestà intellettuale, forse anche in conseguenza di un sano storico collettivo matriarcale. E ciò pur partendo da condizioni e strumenti a disposizione di retroguardia rispetto alle posizioni che nel nostro Paese l’evoluzione storica e culturale ha consegnato al genere maschile.
E chissà che il PNRR non sia anche l’occasione per abbattere definitivamente questo gap e consegnarci un Paese definitivamente affrancato da certe tare mentali, per proiettarsi verso una piena e matura evoluzione sociale e culturale in cui la donna italiana possa esprimere tutto il suo potenziale di intelligenza, creatività e sano equilibrio tutto “tipicamente mediterraneo”. L’Italia avrebbe sicuramente una marcia in più! Allora ripartendo dall’ultimo articolo in cui abbiamo sviscerato il Fondo per l’imprenditorialità femminile, vediamo, più in generale, come il PNRR affronta una delle tre priorità trasversali che si è assegnato. Per l’Italia il programma Next Generation EU non rappresenta infatti solo l’occasione per realizzare una piena transizione ecologica e digitale, ma anche per recuperare i ritardi storici che penalizzano il Paese e che riguardano le persone con disabilità, i giovani, le donne e il Sud. La mobilitazione delle energie delle donne, in un’ottica di pari opportunità, è fondamentale per la ripresa dell’Italia e richiede un intervento su molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne. Alcuni dati di partenza per inquadrare il fenomeno dal punto di vista meramente quantitativo: la differenza del tasso di occupazione fra donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e donne senza figli è del 74,3%; il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro è del 53,8% rispetto alla media europea del 67,4%; il tasso di inattività delle donne per necessità assistenziali è del 35,7% rispetto a una media europea del 31,8%.
La Strategia nazionale per la parità di genere lanciata dal Governo per il periodo 2021-2026 punta a far risalire l’Italia di cinque punti entro il 2026 nella classifica del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality, e presenta 5 priorità: lavoro, reddito, competenze, tempo e potere. Nelle sei Missioni del PNRR queste priorità vengono declinate con l’obiettivo di correggere le asimmetrie che ostacolano le pari opportunità sin dall’età scolastica. Nella Missione 1 i meccanismi di reclutamento e di progressione delle carriere nella Pubblica Amministrazione vengono innovati e vengono introdotte misure per incentivare un più corretto bilanciamento tra vita professionale e privata. Gli investimenti in banda larga e connessioni veloci facilitano la creazione dell’infrastruttura tecnologica necessaria a fornire all’imprenditoria in genere, e all’imprenditoria femminile in particolare, gli strumenti con cui ampliare il proprio mercato.
Nella Missione 4 il contributo al sostegno delle madri con figli piccoli e, dunque, all’occupazione femminile, si concretizza con il Piano asili nido, il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia e l’estensione del tempo pieno a scuola. Nella stessa missione significativa è poi la massa finanziaria per sostenere gli investimenti nelle competenze STEM (Science, technology, engineering and mathematics) tra le studentesse delle scuole superiori, per migliorare le prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee. Nella Missione 5 è previsto uno specifico investimento per sostenere l’imprenditoria femminile (sul numero di gennaio abbiamo già parlato del “Fondo a sostegno dell’imprenditorialità femminile”, la cui circolare è in corso di pubblicazione). La Missione introduce altresì un sistema nazionale di certificazione della parità di genere per accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutti gli ambiti più critici per la crescita professionale delle donne e rafforzare la trasparenza salariale.
La Missione affronta il problema della riduzione dei contesti di marginalità estrema e a rischio di violenza che vedono maggiormente esposte le donne e la valorizzazione attraverso progetti sull’housing sociale. Da ultimo la Missione 6 affronta il problema dell’onere delle attività di cura fornite in famiglia spesso dalle donne attraverso il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare. Il percorso è quello corretto, le disponibilità finanziarie sono concrete! Forse siamo sulla strada buona perché il prossimo Presidente della Repubblica Italiana possa essere una donna, senza che tale circostanza possa essere percepita come eccezionale, ma un fatto naturale di un Paese finalmente assurto alla piena maturità sociale, culturale ed economica!