*di Barbara Perrone*
Ci sono borghi e città dove il grande turismo non è ancora arrivato, dove è possibile fare flâneur sentendosi un esploratore contemporaneo. Non di rado, in questi posti ci si può imbattere in tesori non segnati sulle mappe o a scambiare due chiacchiere con gli abitanti, ricevendo consigli di viaggio da coloro che si fanno cantastorie e promotori, forse inconsapevoli, di questi luoghi.
Tra le gemme d’Italia tutte da scoprire, Galatina è una delle mete per chi ama le destinazioni fuori dalle solite rotte, in particolare tra quelle Salentine.
All’ingresso della città le insegne stradali danno il benvenuto in quella che è indicata come città d’arte e del pasticciotto. Nel centro storico della città è custodita la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria che per la bellezza della facciata romanica e per l’importanza del suo ciclo di affreschi, è seconda solo alla Basilica di Assisi. Sempre qui è nato il pasticciotto, il dolce di pastafrolla, dalla forma caratteristica di barchetta con una cupola dorata e con l’avvolgente cuore di crema pasticciera, famoso ormai in tutto il mondo.
La grande piazza a forma di ventaglio e la facciata barocca della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città, accolgono il visitatore come in un grande abbraccio, architettonico, di benvenuto. All’interno della chiesa, è custodita la pietra sulla quale si dice che si sia seduto San Pietro prima di proseguire il suo viaggio verso Roma, e proprio da qui si inizia il percorso di scoperta di tesori d’arte e di sapere.
Percorrendo il nucleo storico, ci si lascia incantare dalle facciate dei palazzi, fresche di make up restaurativo, dagli stemmi araldici che campeggiano sui portali d’ingresso, dalle figure apotropaiche che, come spiega la guida Raimondo Rodia, servivano a scacciare il maligno. Ma anche dalla bellezza del sistema di corti, come Corte Vinella, dove nel corrimano con il Cavaliere senza testa si racchiude uno degli aneddoti più interessanti tra storia e leggenda, e dal profumo avvolgente di pasticciotto e di quello di antiche botteghe attive custodi di preziosi saperi.
In questa elegante città, ombelico del Salento, il viaggiatore curioso ha modo di sentirsi parte della cultura locale, partecipando a differenti laboratori esperienziali ai quali alcuni artigiani e artisti hanno dato vita. Tra cartapesta, pastafrolla, arte bianca, si scoprono gli antichi mestieri, ci si avvicina alla storia di questi luoghi, dando vita al souvenir di viaggio più bello di sempre: il saper fare.
All’interno di questo percorso è possibile imparare a fare un manufatto di cartapesta con il giovane Andrea Merico, il cartapestaio ad impatto zero, perché il suo piccolo laboratorio è alimentato solo da un pannello ad energia solare e perché la fiammeggiatura delle sculture, il caratteristico colore bruno, avviene riscaldando il ferro con fuoco del camino della vecchia cucina economica. Tra carta e colla, plissettatura dopo plissettatura nasce il proprio piccolo capolavoro, mentre Andrea racconta aneddoti di storia locale e personale, legati a questo mondo.
Per imparare a fare il pasticciotto di Galatina, il maestro Luigi Derniolo di Pasticceria Eros è colui che sarà pronto a spiegare il perché nel disciplinare di questo dolce è presente lo strutto, di come ottenere una pasta frolla perfetta ma soprattutto di come riuscire a realizzare la famosa cupola, i segreti racchiusi nella temperatura e nei minuti di cottura. Un dolce semplice, un pasticcio sì, ma che oggi custodisce in pochi centimetri, la bontà e l’espressione della cultura, pronta da mordere appena sfornata. Perché è bene sapere che il pasticciotto di Galatina va gustato indiscutibilmente tiepido.
Se il dolce di pastafrolla è il re delle tavole dei galatinesi, la regina è la frisella. Non si può dire di esser stati in Salento se non se ne è assaggiata una. Un impasto di pane al quale si dà una forma di girella, da cuocere nel forno a legna e che nella divisione dell’impasto dopo la prima cottura, che tradizionalmente avveniva con lo spago, racchiude la sua caratteristica. Roberto Notaro, dell’omonimo panificio, tra grani antichi, farine di differenti texture, lieviti e fermentazioni, introduce e accompagna il viaggiatore a mettere le mani in pasta, insegnando a fare questa bontà. L’esperienza si chiude ovviamente con la prova d’assaggio, non senza aver spiegato le importanti fasi di “sponzatura” – inzuppo in acqua – condimento e degustazione, da effettuarsi quest’ultima rigorosamente senza posate.
Nel bagaglio di esperienze, non si può lasciare la città senza aver prima imparato, o almeno provato, i passi di pizzica e il ritmare del tamburello. Guidati da Simona Marra, Sara Cavagnero e Daniele ci si può lasciare trasportare dalla musica, con un effetto quasi terapeutico, capace di risvegliare emozioni profonde mettendosi in connessione con la storia e l’origine di questa danza.
Se invece si vuole imparare l’arte, semplicemente ascoltare le storie dei protagonisti, basterà dedicarsi del tempo insieme a loro. Iro Frassante, l’antiquario di città che nella sua bottega custodisce preziosi arredi e elementi decorativi recuperati dagli antichi palazzi nobiliari; Antonio Congedo, maestro d’arte che con le sue tarsie lignee e le varie essenze, dà valore all’arte e ai paesaggi locali, concedendosi con fare camaleontico, incursioni magistralmente riuscite, nell’arte contemporanea; Salvatore e Rita Congedo che nel loro studiolo rilegano a mano, tra il profumo di colla vinilica e vecchi torchi, le pagine preziose dell’antico e del nuovo sapere, dando l’opportunità di osservare da vicino un antico tomo del 1600.
Da mettere in agenda:
* Pasticciotto Day 1° Giugno. Presso tutte le pasticcerie aderenti all’iniziativa sarà possibile gustare i pasticciotti ad un prezzo promozionale.
* 28 e 29 Giugno festa dei Santi Pietro e Paolo durante la quale la città è allestita con le tipiche luminarie, realizzate artigianalmente da maestranze salentine. Inoltre è possibile assistere alla rievocazione del rito delle tarantate, che nel secolo scorso venivano proprio qui per ricevere la grazia ed essere liberate dagli effetti convulsivi del morso della taranta, presso la Chiesa di San Paolo, in via Garibaldi, sotto il settecentesco palazzo Congedo.
*Una visita presso il Museo Civico Pietro Cavoti, con ingresso gratuito, all’interno del quale ammirare le sculture di Gaetano Martinez, la cui opera più importante – La lampada senza luce, fa bella mostra di sé in piazza Alighieri, oppure i “taccuini di viaggio” di Pietro Cavoti veri e propri libri d’artista dove tra schizzi, disegni a matita e acquerello annotava, a seconda dei tempi e dei luoghi, contenuti di ogni genere, quasi come fosse un instagrammer ante litteram.