di Bruno Pisani
Il risultato ottenuto dall’offensiva dei modelli educativi suggeriti dalle leggi di mercato è il deteriorarsi graduale della società. Lo stile di vita consumistico infatti, ci induce a trattare gli esseri umani come oggetti di consumo. “Li giudichiamo in base alla quantità di piacere che ci restituiscono”.
Il valore intrinseco dell’altro, è andato smarrito.
La prima vittima di tutto ciò è la solidarietà umana. Nei rapporti interpersonali si agisce in modo contestualizzato all’ambiente socioeconomico ed eteronomo, acquisendo cioè dall’esterno le regole di comportamento, in modo esplicito o subliminale. Si seguono le istruzioni alla lettera, ansiosi di non deviare dai modelli più in voga. Si delega così la responsabilità, non si ha l’obbligo di rispondere se qualcosa non va per come dovuto.
Si levano le armi contro l’economia morale perché questa ha scarso bisogno del mercato. Qualunque aspetto valoriale non sia mercificabile viene considerato irrilevante per la prosperità della società e distolto dall’attenzione pubblica.
L’invasione e la colonizzazione dell’odierna comunità (intesa come insieme di individui che hanno l’obbligo-debito di dare), ad opera delle forze del mercato consumistico, rappresentano il più grande dei pericoli che minacciano l’attuale forma di aggregazione umana.
Un’inedita fragilità e transitorietà caratterizza tutti i tipi di legame sociale che fino a poco tempo fa si traducevano, in una affidabile setting, nel quale era possibile vivere con sicurezza una rete di interazioni umane.
Forse sarebbe meglio cambiare i modelli relazionali sociali, rendendo il mondo più ospitale e tenendo presente che la dignità della persona costituisce un valore supremo.
“Tutti i valori etici sono realmente tali nella misura in cui rispettano e promuovono la dignità umana”.