Editoriale Fabio Lagonia
Accogliendo con entusiasmo la sfida proposta da Emanuele Bertucci – editore brillante, appassionato e sagace –, ci accingiamo a navigare in un Mediterraneo prolifico di significati e di magnetismo. Conoscete infatti un altro luogo del mondo paragonabile al mare nostrum per le grandi civiltà che qui hanno avuto origine e che qui si sono alternate nel cammino della storia?
Tanta suggestione ci impone perciò di scrivere con quel timore reverenziale che solo la lettura di millenni di interrelazioni – ora dialogiche, ora conflittuali – sa dare. Relazioni rappresentate da un gran numero di esperienze culturali differenti, fiorite nell’ecumene del Mediterraneo e dei suoi dintorni continentali, in un amalgama di fecondazione reciproca.
Il nostro obiettivo è quello di raccontare storie, persone, paesaggi. Dare uno sguardo al passato, per trovare chiavi interpretative alle innumerevoli vicende di questo territorio; e proiettarci nel futuro, per immaginarlo sempre più mediterraneo. Sono i suoi luoghi a fornirci ispirazione: luoghi in cui si è intessuta vita attraverso gli antichi popoli autoctoni, abitatori di campagne e frequentatori di mari; o attraverso le città magno- greche, la civiltà romana, quelle del Medio Oriente o quelle provenienti dal Nord, in una linea di sviluppo sociale fondata su traffici commerciali e scambi culturali. La Calabria, in modo particolare, si è rappresentata quale ponte ideale di incontro fra Oriente e Occidente, di cui ancora oggi sono visibili le testimonianze tanto sotto l’aspetto materiale quanto sotto il profilo linguistico.
Il mito della feracità mediterranea, assai decantato nello specifico calabrese già a partire dal ‘500 con la colta voce dell’umanista Gabriele Barrio, sembra persistere fino ai giorni nostri, ancorché tale mito non si sottragga alle contraddizioni della realtà. Contraddizioni che però si declinano nella ricca bellezza di paesaggi variopinti fra mari e monti, o nel carattere di differenti identità frutto dell’incontro di popoli, di fascino e tenebra, di antiche glorie e moderne criticità, di persistenze e mutamenti. D’altronde il Mediterraneo è uno spazio chiuso e al tempo stesso aperto ai suoi dintorni, e pertanto – per dirla con l’antropologo Vito Teti – terra di erranze, di partenze e di ritorni.
Sono caratteristiche che hanno reso grande il Mediterraneo, ma non c’è dubbio che oggi questo nome rimanda ai temi dei flussi migratori ed è, nostro malgrado, un nome accostato anche a tragedie. Siamo perciò chiamati a vivere questo nostro tempo rendendolo migliore. Come scriveva Franz Rosenzweig, <<la storia ha fatto propria l’impresa di Colombo e di Vasco de Gama, ma quella di Magellano, che le collega entrambe, ancora oggi non è stata portata al suo compimento>>.
Benvenuti su “Mediterraneo e dintorni”.