*a cura di Calamita Educational*
“CARO DIARIO…”
Nel mese di gennaio scegliamo di fare focus su un protagonista della quotidianità scolastica che sembra vecchio, e invece non lo è affatto, ovvero il diario: la cara vecchia agenda che in questo mese dell’anno abbonda sulle scrivanie di tutti e che, anche nell’era digitale, continua ad avere il suo fascino e ci aiuta a programmare il da farsi.
Gli studenti di ogni età , ma soprattutto i più giovani, lo adorano perché a ricordare loro quotidianamente il proprio dovere, sono beniamini e supereroi. Tutti l’abbiamo amato, personalizzato, custodito gelosamente, tenuto segreto o condiviso serenamente a seconda del suo contenuto. E’ stato, e per molti ancora è, un alleato prezioso anche da adulti, per scandire giorni, settimane, mesi e annotare incombenze. La sua fortuna nasce proprio fra i banchi di scuola, è lì che abbiamo imparato ad apprezzarlo, ed è lì che abbiamo acquisito con la sua complicità la preziosa abitudine di organizzare il tempo.
Nonostante il glorioso passato, però, oggi il diario “in carta ed ossa” vive un momento di confusione. Dopo l’acquisto (anche abbastanza costoso, soprattutto se si considera che spesso resta intonso, o quasi) il povero diario rimane sovente il povero escluso della classe, perché sostituito dal più contemporaneo “registro elettronico”. Alla base di questo “uso” crediamo ci sia, appunto, una gran confusione di ruoli, proprio laddove ci sarebbe grande bisogno che ciascuno fosse pienamente calato nel proprio. Chi sono gli attori di questa scena caotica? Quelli di sempre quando si parla di scuola: alunni, insegnanti, genitori.
Gli alunni necessitano del diario di classe (quello proprio, e non quello elettronico) per chiudere in modo compiuto l’ora di ciascuna lezione; in tal modo sanno di dover tenere alta l’attenzione fino alla sua conclusione. Grazie al diario, sanno qual è il proprio compito per i giorni a seguire sul dato argomento e sanno di dover rispondere in prima persona di questo impegno. Per portarlo a termine devono organizzare e gestire il tempo di studio rispetto agli altri impegni pomeridiani. Il tutto in modo il più possibile autonomo. E l’autonomia andrà crescendo con l’età, se allenata.
I docenti sono purtroppo spesso i primi artefici di questo corto circuito comunicativo, che agisce su tre fondamentali livelli del rapporto docente-alunno: comunicativo, didattico, educativo, relativamente all’uso del diario, o del registro elettronico in sua vece. Quando trascurano per i più svariati e magari anche comprensibili motivi, che il momento dell’assegno dei compiti è parte integrante dell’ora di lezione, e scelgono di rinviarlo “a dopo”, privilegiando il “registro elettronico” innescano, forse non consapevolmente, un meccanismo a catena di deresponsabilizzazione. Se il bambino/teen ager non conosce l’assegno per l’indomani e la sola risposta che si sente dare è: “lo trovi sul registro elettronico”, vuol dire che non è più affar suo, paradossalmente, ma della mamma, della tata, della nonna, della zia, dell’insegnante, o peggio ancora: del cellulare in persona… E questo vuol dire anche che la sacrosanta regola: “Non si tocca il cellulare finché non hai fatto i compiti” va a farsi benedire, e quell’agente di disturbo per antonomasia che è il telefonino, sarà autorizzato dalla massima autorità in questione – l’insegnante -, ad affiancare lo studente durante il delicato momento “del raccolto”: i compiti pomeridiani.
I genitori con chiamata diretta si ritrovano risucchiati nella quotidianità scolastica dei loro figli, sacrosanto dovere, ma in una fase della giornata ancora prematura. Quello che dovrebbe infatti essere un momento di controllo a fine pomeriggio, diventa un attivo ruolo di ricognizione, interrogazione, ispezione… alla ricerca del compito cartaceo, ma “elettronico”, perduto. Partono scambi convulsi sulle chat di classe, in cui a confrontarsi è una vasta platea di mamme (magari a lavoro, giustamente!), allargati anche a chi ne fa le veci. Inizia il via vai, con cellulare, tablet e Pc con stampante e scanner possibilmente collegati alla mano, dei punti di domanda su pagine, esercizi, quaderni, libri, schede, … una caotica processione che si conclude solo con l’ultima pagina da studiare, quando tutti sono ormai esausti, stressati e iperconnessi ma in fondo molto, molto… sconnessi.
La domanda nasce spontanea: non sarebbe più semplice e produttivo (per i nostri ragazzi) usare il diario, prezioso alleato che definisce ruoli, funzioni e tempi, di cui oggi più che mai si sente uno straordinario bisogno in famiglia, in classe e soprattutto fra i nostri studenti?