*di Margherita Bordino*
Si chiamano Marco e Antonio, sono fratelli, sono registi, sceneggiatori e produttori. Sono i Manetti Bros, e dopo avere conquistato tutti con Song ‘e Napule e Ammore e malavita, finalmente debuttano sul grande schermo con il loro Diabolik, in sala dal 16 dicembre con 01Distribution. “Questo è un film importante per noi perché è il coronamento di un nostro sogno, ovvero realizzare una storia che amiamo in prima persona da lettori”, racconta Marco Manetti. “Siamo emozionati perché aspettiamo di mostrare questo film da tanto tempo – ha proseguito – ma il Covid non ce l’ha permesso. E poi, per la prima volta, abbiamo delle aspettative molto alte su un nostro film”. A lui si aggiunge Antonio Manetti: “con il lockdown abbiamo riaperto il montaggio. Ma aspettiamo da tanto di vederlo al cinema e non vediamo l’ora”.
A vestire i panni di Diabolik, personaggio dei fumetti nato dalla fantasia e creatività delle sorelle Angela e Luciana Giussani – pubblicato per la prima volta nel 1962 -, è Luca Marinelli, affiancato nel cast da Miriam Leone nei panni di Eva Kant, da quelli di Valerio Mastandrea in quelli di Ginko e dai colleghi Alessandro Roja, Serena Rossi, Claudia Gerini e Roberto Citran. “Ringrazio chi ha creato Diabolik”, continua Marco Manetti. Il film si apre con un inseguimento o meglio, con cinque minuti che fungono da prologo a una storia che promette di essere ricca d’azione. Nei primi minuti di vede Diabolik a bordo della sua macchina – l’iconica Jaguar EType nera – inseguito dalla polizia , che con uno stratagemma mette fuori gioco le guardie e in quello stesso momento l’ispettore Ginko chiede “E questo che cos’è?”. Questo inseguimento è stato girato tra Bologna, Milano e Trieste. “Abbiamo messo insieme tre città per fare Clerville”, rivelano i registi. E ad accompagnare la scena è la voce riconoscibilissima di Manuel Agnelli, leader degli Afterhours e ormai giudice fisso di XFactor, che ha composto per il film Diabolik due brani ‘Pam Pum Pam’ e ‘La profondità degli abissi’. Come è costruita e mantenuta viva la sinergia lavorativa tra i due fratelli? Si dividono in compiti? E come è stato il lavoro attivo su questo film? “Sul set per sopravvivere ci siamo dovuti creare un sistema di lavoro”, racconta Marco Manetti. “Antonio è anche operatore alla macchina da presa, e di conseguenza io parlo di più con gli attori. Mentre tutto il resto si fa prima, il parlare con gli attori e le inquadrature si fanno lì. È una divisione di compiti, un sistema di lavoro. Di solito i registi hanno un operatore. Avere un operatore che è anche regista è un lavoro completamente diverso. Quando andiamo sul set io comincio a parlare con gli attori, e abbiamo questo metodo che rende gli attori molto liberi. Sugli altri set gli attori devono stare attenti ai segni per terra entro i quali devono muoversi. Per il fatto che Antonio è anche il cameraman, loro sono più liberi di muoversi e la camera, guardando quello che avviene in scena, sceglie il punto di vista”.
Per i Manetti Bros gli attori sono la parte essenziale del film e di questi scelgono di fidarsi molto spesso. “Pensiamo che l’attore sia più importante della luce”, aggiunge Antonio Manetti, “Noi diamo molta libertà, e i direttori della fotografia devono saperlo prima, altrimenti impazzirebbero: se un attore va fuori dalla luce io lo inquadro lo stesso; un operatore professionista dice all’attore non ci andare fuori dalla luce”. Brevemente la storia… Diabolik, tra i titoli italiani più attesi anche del periodo natalizio, è un film ambientato negli anni 60 e narra le avventure del suo omonimo protagonista, un ladro dal volto misterioso che dopo ogni furto scappa e sfugge regolarmente alla cattura lasciando la polizia con un palmo di naso, come si suol dice. Un’ereditiera arrivata in città di nome Eva Kant attira però l’attenzione dell’uomo mascherato, o meglio… a “ipnotizzarlo” è un suo gioiello di grande pregio, il celebre diamante rosa. Nel tentativo di rubare la preziosa pietra, Diabolik rimane stregato dalla seducente donna mentre l’ispettore Ginko è certo di essere ormai prossimo a cantare vittoria. Il film sarà all’altezza delle aspettative dei tantissimi fan?
Di certo i Manetti Bros con questo film realizzano un sogno ma ci tengono a sottolineare come il loro percorso cinematografico è costellato da suggestioni di tanto, tantissimo cinema e di un certo spessore. “Noi non siamo cresciuti a pane e B Movie”, ci tiene a precisare Marco Manetti. “È un equivoco da cui vogliamo liberarci: non siamo appassionati cinema di serie B. È la nostra storia che ci ha fatto uscire fuori con degli appassionati di quel cinema: Piotta e Marco Giusti. Noi amiamo tutto il cinema e non abbiamo disdegnato il cinema di serie B. Ma non siamo dei grandi appassionati o conoscitori. Il cinema di sogno e di avventura americano è quello che ci ha formato. Siamo cresciuti con i film della New Hollywood e poi con quello degli anni Ottanta, Spielberg e Carpenter, e più avanti il cinema orientale”. A lui si lega il fratello Antonio, ”i film di Hitchcock sono quelli che guardiamo quando vogliamo immergerci nel cinema. Quando cerchiamo delle risposte le troviamo in lui”.