– di Margherita Bordino –
Il nuovo cinema italiano candidato alla 66esima edizione dei David di Donatello è rappresentato da 5 registi al loro debutto dietro la macchina da presa. Si tratta di Pietro Castellitto, Ginevra Elkann, Mauro Mancini, Alice Filippi, Luca Medici. Leggendo alcuni di questi nomi qualcuno potrebbe storcere il naso, e nel caso farebbe un grande errore… È vero che tre di questi non sono del tutto estranei all’industria cinematografica italiana, ma è pur vero che alla loro prima volta alla guida di un film hanno fatto, nell’ultimo anno, la differenza.
Pietro Castellitto, Ginevra Elkann, Mauro Mancini, Alice Filippi, Luca Medici sono i candidati alla Migliore regia esordiente, una categoria che nel corso degli ultimi dieci anni ha visto trionfare Rocco Papaleo con Basilicata coast to coast, Francesco Bruni con Scialla!, Leonardo Di Costando con L’intervallo, Pif con La mafia uccide solo d’estate, Edoardo Falcone con Se Dio vuole, Gabriele Mainetti con Lo chiamavano Jeeg Robot, Marco Danieli con La ragazza del mondo, Donato Carrisi con La ragazza nella nebbia, Alessio Cremonini con Sulla mia pelle, Phaim Bhuiyan con Bangla.
Nell’edizione 2021 dei David di Donatello sono stati candidati registi che hanno realizzato film del tutto differenti tra loro per colori, sfumature, argomenti, suggestioni.
Pietro Castellitto è stato candidato per I predatori, film che ricevuto la Migliore sceneggiatura nella sezione Orizzonti della 77esima Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di una storia corale, condizione di cui i personaggi sono ignari e solo lo spettatore ne è consapevole. Qui ogni personaggio si sente solo, incompreso, insoddisfatto, ed ognuno è deciso a portare avanti la propria battaglia, grande o piccola che sia. Ognuno si sente quindi vittima, preda di un sistema vecchio, malato. E se nessuno di loro fosse preda? Se fossero tutti predatori? Come ha detto lo stesso Castellitto, che ha all’attivo anche un percorso da attore, “essere felici è un mestiere difficile. A volte, un mestiere da predatori”.
Ginevra Elkann a fine 2019, al Torino Film Festival, ha presentato Magari, un film che si basa sui ricordi d’infanzia e sulla nostalgia, e che guarda al concetto di famiglia perfetta che ogni bambino insegue. Magari ha tantissimi innegabili riferimenti con la famiglia Elkann, e quindi con la vita privata della regista, eppure sposa realtà e finzione senza pensarci troppo, senza troppi giri di parole o compromessi. È una storia delicata, dolce, sofferta, sognata, in cui gli adulti sono magnificamente imperfetti e sono visti e raccontati attraverso gli occhi innocenti dei più piccoli.
Mauro Mancini è invece il regista di Non odiare. Il suo è stato un film inaspettato, presentato durante le Giornate degli Autori di Venezia 2020, che ha riscosso un grande successo di critica. Cosa comporta l’eredità del male e il conseguente tentativo di riparare ai propri errori? È possibile spezzare la catena dell’odio? Non odiare è un film che nasce da diverse notizie che negli ultimi anni hanno affollato i nostri telegiornali, tra le altre anche la vicenda che ha visto protagonista la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio nazista, che a 74 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, a causa delle numerose minacce ricevute, ha visto l’assegnazione di una scorta. Il regista di Non odiare ha voluto sottolineare un concetto ben preciso: “non è vero che la storia si ripete – le condizioni non sono mai identiche – ciò che si ripete è l’esperienza del male e dell’odio”.
Alice Filippi è l’altra regista che ha catturato l’attenzione di tantissimi, e anche al box office, con Sul più bello. Si tratta di un teen dramedy leggero, divertente ma al tempo stesso struggente e romantico. Alice Filippi firma solo la regia e non la sceneggiatura ma nonostante ciò ha saputo perfettamente leggere e interpretare il mood della storia. Una storia che gode di una gamma di emozioni che si traducono anche in colori, in squisite tinte pastello. Un film che parla di malattia, di pregiudizi, di popolarità e indaga in modo ironico il concetto di bellezza tra i giovanissimi di oggi.
E poi c’è Checco Zalone! Ops, meglio usare in questo caso il suo vero nome e non quello d’arte.ha avuto la candidatura per Tolo tolo, il primo film che lo vede diviso da Gennaro Nunziante che in precedenza aveva curato la regia di tutti i suoi film. Tolo tolo è campione di incassi. Un film che il pubblico ha atteso per più di due anni e che al principio sembrava essere un vero salto nel vuoto ma al contempo un passaggio doveroso nella carriera di un artista completo e amato come Zalone. “È un film che manifesta, oltre al suo inarrivabile talento comico e musicale, anche quelle qualità che in un regista fanno la differenza: la composizione della scena, il lavoro con gli attori, l’attenzione ai dettagli che vedrete nel film lo rendono l’opera di un vero regista”, ha raccontato il produttore Pietro Valsecchi. “E queste qualità Checco le ha messe in mostra in un progetto molto ambizioso, di estrema complessità sia artistica che produttiva, e che proprio per questo motivo ha avuto una lunghissima gestazione. Checco infatti si è costruito addosso ogni scena, in maniera direi sartoriale, portando questa sua visione dalla pagina scritta al set e poi al montaggio. E quello che ne è uscito è un film al cento per cento suo, con il suo sguardo unico sulla realtà e il suo stile inimitabile di racconto”.
Pietro Castellitto, Ginevra Elkann, Mauro Mancini, Alice Filippi, Luca Medici rappresentano il nuovo cinema italiano che vedremo in futuro, ma accanto a loro ci sono giovanissimi che, anche se non sono rientrati nella cinquina dei David di Donatello 2021, hanno un grandissimo talento riconosciuto anche a livello internazionale. Nel cinema italiano è finalmente il momento di nuovi registi, di giovani registi?