di Massimo Lucidi
L’estate è passata… speriamo che anche il Covid e il suo terribile e conseguente distanziamento sia alle nostre spalle. Mentre scrivo (sono in procinto di recarmi a Venezia per il 77° Festival del Cinema) la riflessione stessa mi convince che sia giunto il tempo per parlarne anche su questa mia rubrica.
Bisogna passare dalla seduzione alla relazione.
Dove eravamo rimasti?
Abbiamo spiegato che bisogna essere educati in rete (Netiquette) per distinguersi e creare un networking di relazioni che possano dare energia e sostanziare un percorso reputazionale (Net-reputation). Adesso aggiungiamo che bisogna passare dalla seduzione alla relazione. Dal Social al Sociale. Il social, usato bene, è un formidabile strumento di crescita personale, di libertà, di contatto tra generazioni, relazioni e ambienti lontani, completamente diversi tra loro. Ma solo se usato bene. Con consapevolezza. Aperti al confronto col prossimo. Con lo scopo di nutrire la mente e l’intelligenza critica. Nutrire la mente… ben oltre gli slogan. Forti della suggestione delle arti visive. Con originali momenti di incontro in cui esperienze e competenze vincono sulle apparenze e le appartenenze. Un Festival dell’Essere capace di vincere le feste dell’apparire: quelle mille stupide apparenze a cui siamo chiamati e da cui dobbiamo saper sfuggire. O almeno saper inquadrare.
L’autunno è il momento della verità. Gli amori nati d’estate sfioriscono… o si consolidano. I debiti economici delle vacanze vanno onorati. Gli appuntamenti di lavoro richiedono attenzione rinnovata e performance consolidate. Stiamo costruendo qualcosa oltre la seducente, veloce e a volte raffinata intesa social? Può bastare una bella foto a far scattare qualcosa o poi serve un’educazione ai social e al sociale? La domanda è retorica. Noi siamo convinti che occorra sempre educazione, buon senso, curiosità, apertura mentale. Fiducia in sé e nel prossimo. E soprattutto contrastare la web dipendence e la forte componente criminogena del social che non dobbiamo nasconderci. Alla base del social ci sta l’uomo. Con il suo carico di valori (e disvalori); di ansie e di speranze; di frustrazioni e di energie. Non dimentichiamolo mai.