*di Daniela Rabia*
Cronorifugio (Voland) è un capolavoro della letteratura contemporanea. Georgi Gospodinov, poeta e prosatore bulgaro, è dotato di uno straordinario talento nell’arte del narrare. Gaustin, il suo nuovo protagonista, è un personaggio alquanto stravagante che viaggia nel tempo e nelle città di Zurigo, Sarajevo, Brooklyn, Sofia, Vienna, mescolando passato e futuro. “Non accumulate tesori nel presente, – ammonisce sul finale il viaggiatore singolare – dove le tarme e la ruggine li divorano e dove i ladri scavano e rubano.
Ma accumulateli nel passato, dove le tarme e la ruggine non li divorano e dove i ladri non scavano e non rubano; perché, dove è il vostro tesoro, là ci sarà anche il vostro cuore”. Una storia raccontata con la maestria dello scrittore e la capacità di emozionare del poeta conduce i lettori in tanti luoghi e, al contempo, fuori da ogni luogo in quello spazio intimo che è la coscienza dell’individuo. Là senza balconi e finestre, senza affaccio sul mondo, l’uomo si misura con se stesso e coi propri limiti. Per poi tornare fuori e riflettere sul fatto che “Da qualche parte il passato esiste come una casa o una via, che hai lasciato per poco, per cinque minuti, e ti sei ritrovato in una città sconosciuta. Scrivono che il passato sarebbe un paese straniero. Idiozie. Il passato è la mia patria. Il futuro è un paese straniero, pieno di volti estranei, non voglio entrarci”. Così Gaustin e Georgi Gospodinov chiudono il rapporto indagato tra passato e futuro, saltando il presente che, essendo sotto gli occhi, non richiede attività indaginosa ma va solamente vissuto. In una triste epoca di pandemia e virus anche la letteratura si fa contaminare nelle parole al punto da far dire al narratore bulgaro che “…il passato è contagioso”. E “Il contagio si era diffuso ovunque”.
Ma a contagiare, contaminare e sbalordire il lettore non è tanto il senso dello scorrere del tempo e il dimenarsi tra le righe nel volo da ieri a domani, bensì lo stile, la trama, la capacità descrittiva, l’aggrovigliarsi dei fili nel corpo della storia che si dipanano alla fine. E l’amore che sovrasta il racconto. Seppur celato da un velo di sottile cinismo o solo da un pizzico di sano realismo “Le stelle splendono su di noi kantianamente fredde e la legge morale si rotola per strada da qualche parte”. Parafrasando vagamente Lev Tolstoj nell’incipit di Anna Karenina “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo”, nella quarta di copertina di Cronorifugio di Georgi Gospodinov leggiamo “Tutte le storie che sono accadute si assomigliano, ogni storia non accaduta è accaduta a modo suo”.Il testo si è meritoriamente aggiudicato nel 2021 il Premio Strega Europeo, quella italiana di Giuseppe Dell’Agata è la prima traduzione mondiale e consente la divulgazione di un’opera che va letta in ogni parte del mondo. Perché la letteratura, quella vera, quella bella è patrimonio dell’umanità e non può soggiacere al limite dell’incomunicabilità per motivi linguistici o geografici.