di Elena Vera Stella
Chanel come una borsa blu in pelle trapuntata con tracolla dorata, l’icona!
Chanel come una giacca in Tweed, morbida, con quattro tasche a vista, un profilo di catena dorata che ne definisce la linea, l’eleganza!
Chanel come Coco, la donna che ormai cinquanta anni fa ci lasciava, dopo aver creato un brand destinato a cambiare il gusto delle donne, l’anticonformista!
Gabrielle Bonheur Chanel nata nel 1883 a Parigi non è stata solo una celebre stilista, ma un modello di stile capace di rivoluzionare il concetto di femminilità.
Sin dall’inizio il suo chiaro stile presentava tratti austeri e rigorosi, linee pulite, morbide, come pure la ricorrenza del bianco e del nero, “i colori che tutto includono” secondo la stilista. Tutto questo altro non fu che l’eredità di un’infanzia sofferta passata in orfanotrofio, quello del Sacro Cuore di Aubazine, e poi degli anni trascorsi in convento durante la gioventù.
Quanto apprese con la zia Luise e frequentando la scuola, le permise una volta assunta come commessa di esprimersi al meglio, facendo sfoggio anche delle sue capacità manuali. L’estro artistico cresceva in lei e la coinvolgeva a tutto tondo e forse è proprio ad una breve parentesi da cantante che dobbiamo il suo insostituibile pseudonimo: Coco.
Come pure fu proprio grazie a questa esperienza che conobbe, in un locale in cui si esibiva, il suo primo finanziatore, nonché amante, Etienne de Balsan, figlio di imprenditori tessili e ufficiale di cavalleria. I famosissimi pantaloni alla cavallerizza sono frutto della frequentazione di ambienti come quelli legati alle corse di cavalli, vera passione di Etienne, da lei condivisa e che si rivelò fruttuosa. Infatti Balsan le diede presto l’opportunità di inseguire quello che sempre più si delineava come un sogno: creare cappelli nel suo appartamento parigino: non sontuosi, voluminosi e sorretti con strutture di sostegno, come si usava all’epoca, ma piccoli, di paglia, decorati con fiori o piume, nastri di raso e velluto.
Nonostante tutto però Balsan non fu il grande amore della sua vita, che invece ben presto Gabrielle conobbe durante una manifestazione equestre. Si chiamava Boy Capel, un industriale che finanziò l’apertura della prima famosissima boutique Chanel in rue Cambon a Parigi.
In quel preciso istante si scrivevano le prime pagine di una rivoluzione stilistica che avrebbe condizionato le donne fino ai giorni nostri.
Ben presto nella sua boutique di Parigi si incominciarono a vendere anche capi di abbigliamento, maglioni, gonne… era il 1912. Fu Susanne Orlandi la donna che indossò il suo primo abito, in velluto nero con un semplice colletto bianco. Colori che divennero un segno distintivo, ereditato anche dai direttori creativi che si sono susseguiti dopo la sua morte al timone della maison, fino a Karl Lagherlfeld e poi Virgine Viard. Poi venne il blu! Sì, perchè da un certo punto in poi la vita di Gabrielle prese un’altra strada. Quando Capel le aprì un negozio a Deauville, località marittima, in una posizione strategica tra il casinò e l’albergo più lussuoso, il suo stile si impregnò di riferimenti marinari: era il 1913.
A partire dal 1913 fino ad arrivare al 1930, Chanel portò la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio e abbassò il punto vita, promosse l’utilizzo del jersey e dello stile alla marinara, e per finire introdusse l’utilizzo dei pantaloni femminili. Chanel crea la nuova donna del XX secolo, una donna che afferma la propria femminilità non per contrasto, bensì per paradosso, attraverso la rivisitazione di abiti maschili.
Prendendo i vestiti maschili e dando loro una piega femminile, Coco diede anche un significante contributo al movimento femminile. Non si volle mai descrivere come femminista, ma la sua rivoluzione nel disegno dell’abito femminile coincise con l’esplosione del movimento femminista.
Nella sua espansione anche oltre l’Europa furono determinanti incontri come quello con la pianista polacca Misia Sert, che rimase folgorata dal cappotto che indossava Coco, per poi riceverlo in regalo. Misia la introdusse nei circoli letterari, le fece conoscere personalità artistiche di spicco come Picasso.
Il 1926 per lei fu l’anno del debutto del tubino nero, la petite robe noire che la rivista statunitense Vogue dell’epoca elogiò paragonandolo a un’automobile. Chanel procedeva nella sua ascesa e nel 1928 la sua maison parigina si trasferì da Rue de Cambon 21 al numero 31, dove occupò ben tre piani.
Sono gli anni in cui si dà vita anche al profumo Chanel N°5, grazie alla collaborazione del profumiere dello Zar di Russia Ernest Beaux, amico del suo fidanzato del tempo Dmitrij Pavlovič, cugino dello stesso Zar. La Maison Chanel divenne nel tempo molto nota per gli accessori, le così tanto usate collane di perle, catene dorate … che subito dopo gli anni ‘30 propose come gioielli veri e propri.
Coco Chanel si confrontò nel corso della sua lunga carriera con altri astri della Moda, come il rivale Paul Poiret, troppo legato alla Belle Epoque, la contemporanea Elsa Schiapparelli, elegante e innovativa ma per lei troppo stravagante, e Christian Dior, che nel 1946 aprì il suo salone a Parigi.
Fu un vestito da ballo realizzato con una tenda di taffetà a segnare il suo ritorno alla ribalta dopo la guerra nel 1953. Nel 1957 Coco Chanel venne invitata a Dallas per ricevere il Neiman-Marcus Award, l’Oscar della moda, ma nonostante tutto non reputò di essere così importante, dichiarò invece di essere una “semplice sarta”.
Oggi potremmo definirla una “Influencer”, si perchè anche i suoi capelli corti, tagliati per un errore (si bruciò una ciocca su un fornello e poi li tagliò tutti) fecero tendenza… Un carisma del genere non può conoscere una fine, nemmeno dopo la morte, che avvenne il 10 gennaio del 1971 in una camera dell’Hotel Ritz di Parigi. Il suo stile persiste nei guardaroba – ahimé – delle più fortunate che possono permettersi un originale Chanel e …nei sogni di tutte le altre!!!
«Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche». |
(Coco Chanel, Storia illustrata della moda e del costume, 2001, p.222) |
«La vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento». (Coco Chanel)