di Claudio Pileggi
Essere parte di un’associazione che si occupa di escursionismo e coglierne le conseguenti opportunità che la stessa propone ti offre l’occasione di conoscere ogni angolo più remoto del territorio. È il mio caso. Da sempre appassionato di viaggi e di avventure, attorno alla fine degli anni ’90 ho aderito alla sezione catanzarese del Club Alpino Italiano. Da allora ho cominciato a girovagare in particolare la mia regione, la Calabria, da cima a fondo: dalle vette più alte del Pollino e dell’Orsomarso, alle fiumare più recondite dell’Aspromonte, passando per le Serre e la Sila. Un territorio incredibilmente affascinante, l’entroterra calabrese, che racchiude in sé, oltre ad una natura meravigliosa e per fortuna in larghi tratti ancora completamente selvaggia, anche opere dell’uomo che ben si integrano nel contesto paesaggistico. Non sto parlando certo delle orribili pale eoliche che stanno colpevolmente devastando questo meraviglioso paesaggio, ma delle migliaia di casolari e di casali in pietra di cui l’intero territorio è disseminato. Spesso ormai semplici ruderi, a volte invece sapientemente conservati, mantengono e manterranno in eterno un fascino ineguagliabile.
La pietra è di per se un materiale arcaico, l’unico che riesca a trasmettere, già al primo impatto visivo, una sensazione di sicurezza mista alla suggestione proveniente da un’attraente austerità. Proprio la pietra è anche stata la prima risorsa per mezzo della quale l’uomo ha messo in piedi un timido e rudimentale concetto di casa. Le costruzioni realizzate con questo materiale hanno rappresentato i primi “rifugi” per ripararsi da intemperie o da attacchi nemici. Dalle grotte alle prime costruzioni in blocchi irregolari di pietra, l’evoluzione delle costruzioni ha seguito il corso della storia dell’uomo, e ancora oggi, come dicevo, il suo fascino non teme confronti. Ecco che ogni volta che ne incontro uno durante i miei cammini, non posso che fermarmi ad esplorarlo, a fotografarlo, a cercare di carpirne la storia, immaginarne la vita vissuta, sognarne avventure, ricostruirne vicende storiche e familiari tra probabili realtà e intriganti fantasie, il suo originale utilizzo.
In questo reportage fotografico propongo, dunque, un piccolo assaggio di quanto detto e delle tante e variegate sensazioni che questi paesaggi mi hanno suscitato, con l’auspicio di poterle trasmettere a chiunque osservi queste immagini. Riproponendomi un giorno, chissà, di raccogliere il tutto in un ben più completo volume.