*di Luigi Polillo*
Fascinoso, seduttivo, caoticamente travolgente, questo è lo stile Pop del lavoro di Betty Bee (Napoli, 1963). Una donna fuori dalle righe, un’innata predilezione per l’erotismo e una fantasiosa provocazione. Vive e lavora a Napoli dove a partire dagli inizi degli anni ‘90 ha creato un’impronta stilistica inconfondibile, dove l’elemento teatrale, inteso come rappresentazione di sé stessa, è divenuto un vero e proprio riferimento nello scenario artistico nazionale e non solo.
Attraverso Gino Veneruso, scenografo, designer ed operatore culturale-artistico, conobbi Betty Bee. Molte sono le emozioni e sensazioni che l’opera d’arte suscita, l’opera contemporanea parla al vissuto delle persone e alla loro visione della vita. Il lavoro “artistico” di Veneruso può essere letto come un minimalismo vitale, una sperimentazione continua di materiali e forme, velato da orme poeticamente bohemienne, impresse da sempre nel suo animo. Il lavoro di Betty Bee, invece, può essere letto come un processo razionale-emotivo, dettato dal suo cammino esistenziale, un travestimento di sé, che mette a nudo il proprio “IO” e riequilibra attraverso la sua arte, attraverso il gioco incondizionato e le istanze della società post-contemporanea. Il suo percorso artistico è condotto attraverso performance, video, pittura, fotografia. La provocazione e la prorompente esuberanza pop-kitsch caratterizzano tendenzialmente i lavori fotografici, i video e le sue performance. La produzione pittorica, invece, assume un carattere molto più intimista basata sull’esaltazione della libertà da ogni tipo di dogma stilistico, morale e sociale.