*di Paola Vignati*
Ravello città antichissima già conosciuta in epoca romana per la sua particolare posizione elevata lontano dal mare, dunque rifugio perfetto dalle invasioni. Il suo nome sembra appunto derivare da pietra o dirupo. Lo scrittore francese André Gide la descrive così:
“Ravello è più vicina al cielo di quanto non sia lontana dalla riva del mare“.
La cittadina presenta caratteristiche differenti dagli altri paesi celebri della Costiera: non elitaria come Amalfi o Positano, ma luogo di cultura e riflessione con mostre, concerti e prestazioni di libri. Questo straordinario mix culturale e geografico ha trasformato Ravello in città della musica.
Ravello città della musica e Il festival wagneriano
Nel 1851 Villa Rufolo è di proprietà di un ricco scozzese Francis Neville Reid. Il 26 maggio 1880, durante il suo Gran Tour, un turista tedesco di nome Richard Wagner fa tappa a Ravello; in compagnia della moglie, passeggia a cavallo lungo i viali di Villa Rufolo e di Villa Cimbrone restandone estasiato, tanto da annotare nei suoi diari: ”Il magico giardino di Klingsor è finalmente stato trovato”.
Si riferisce a quello di Villa Rufolo come ambientazione per il secondo atto del Parsifal.
Nel 1953 la città di Ravello inaugura una kermesse di grande importanza in onore di quel visitatore così illustre il festival wagneriano.
Nel corso delle varie edizioni quello che oggi si chiama Ravello Festival si è sempre occupato di musica classica, cinema, letteratura ed altre arti, con ospiti di fama internazionale.
Villa Rufolo
Tra le famiglie originarie della Costiera Amalfitana ce n’è una che è stata potente più delle altre, la famiglia Rufolo. Sono proprietari terrieri, banchieri e funzionari e, nel XIII secolo, raggiungono l’apice della notorietà. A raccontare quei giorni resta la loro meravigliosa villa costruita a Ravello. La struttura della villa è del XIII secolo, in un’unica architettura coesistono il gusto arabo normanno, i volumi del Seicento e lo stile romantico dei giardini ottocenteschi.
La torre d’ingresso e il Chiostro
La torre d’ingresso, la cui unica funzione è ornamentale, ad arco ogivale, in stile gotico, è decorata da listelli in tufo giallo e grigio. Ai quattro angoli sono disposte statue di figure umane rappresentanti le quattro stagioni. Il cortile o chiostro moresco si sviluppa su tre bracci di cui restano solo 36 colonnine sul lato frontale e due archi integri con sei colonnine binate sul lato sinistro. Nella parte inferiore si susseguono per ogni lato tre arcate ogivali sormontate da un loggiato di colonnine binate. Infine la torre maggiore che risale al 1280 può essere riconosciuta come la parte più antica del complesso, alta trenta metri e suddivisa in tre piani è la testimonianza del potere sociale, economico e politico della famiglia Rufolo.
La Sala dei Cavalieri
Lo stesso modulo architettonico della torre si ritrova nel padiglione del giardino la cosiddetta Sala dei Cavalieri. La sala era collegata alla torre maggiore e alle mura laterali attraverso altri ambienti crollati nel tempo di cui oggi si leggono solo le tracce.
Il giardino
Francis Nevril Reed nobile filantropo scozzese nominato sovrintendente onorario dal prefetto di Napoli elegge Villa Rufolo a sua dimora estiva attratto dal clima mite e dalla bellezza del luogo. Costruisce, a sue spese, un acquedotto a Ravello per creare un sistema di irrigazione all’interno della villa. Il giardino si sviluppa su due livelli, pura esaltazione del romanticismo ottocentesco che Neville Reid disegnò avviando una vera e propria scuola che è arrivata ai giorni nostri attraverso le mani di sapienti discendenti del gruppo originario di giardinieri. Oggi il giardino è uno dei panorami più fotografati al mondo. Un belvedere con una straordinaria vista sulla costiera.
La villa è uno dei massimi esempi di architettura palaziale di epoca medievale dell’immenso patrimonio una parte è stata erosa dal tempo e dall’incuria, ma un’altra è stata recuperata e nuovi tasselli sono stati aggiunti in epoca più recente tra XIX e il XX secolo. Prima di essere scoperti dall’interesse degli eruditi dell’Ottocento il giardino e la villa intera hanno vissuto nel silenzio più di cinque secoli da quando la famiglia Rufolo è caduta in rovina.
Il Duomo di Ravello
Intorno all’anno 1000, le grandi dinastie feudali di Ravello si arricchirono enormemente. La città si ingrandì contando 25.000 abitanti. Così nel 1086 Ravello divenne sede vescovile, fu edificato il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta. Lo splendido pulpito con colonnine tortili e variopinte fu donato da Nicola Rufolo nel 1272.
Villa Cimbrone
Si tratta di una villa patrizia dell’XI secolo appartenente alla famiglia degli Acconciajoco, poi successivamente ai Fusco. Alla fine dell’Ottocento era finita in uno stato di penoso abbandono, fu scoperta dall’illustre e colto viaggiatore inglese del Gran Tour Ernest William Beckett, Lord GrimThorpe. Beckett nel 1904 acquistò Villa Cimbrone con la determinazione di farla rivivere come il luogo più bello del mondo.
In un felice connubio tra la tradizione paesaggistica inglese e quella italiana, tra la ricca e varia vegetazione autoctona ed esotica vennero inseriti innumerevoli pregevoli elementi decorativi come fontane, ninfei, tempietti, padiglioni, statue, risultato del forte influsso della letteratura classica e della reinterpretazione della villa romana.
Il Chiostro e la Cripta
Il chiostro è un grazioso cortiletto in stile arabo siculo normanno. Arricchito da elementi decorativi sacri e profani: i Sette peccati mortali e i Nove guerrieri in particolare. La cripta invece è un loggiato in stile gotico, una singolare costruzione ad archi portanti sul modello di un abbazia cistercense del luogo di origine di Ernest William Beckett. Nonostante evochi atmosfere medievali è stata costruita tra il 1907 e il 1911.
Il Viale dell’Immenso
Un lunghissimo viale che attraversa tutto il giardino, proprio qui nel maggio 1880 Wagner percorrendolo a cavallo disse: ” Il panorama dal quel punto per me è il più bello di tutti“.
Il Terrazzo dell’Infinito
Lo spettacolo che questo splendido balcone naturale adorno di busti marmorei settecenteschi offre gli occhi del visitatore è veramente qualcosa di infinito. Spaziando con la vista fin giù sui monti cilentani e Punta Licosa con un mare scintillante e le verdi colline ricoperte di terrazzamenti.
Nel vicino tempietto di Bacco sono conservate, alla base del piedistallo, le ceneri di Lord GrimThorpe.
Il Tea Room
è una originale costruzione a padiglione aperto. E’ evidente la connotazione esoterica in grande auge all’inizio del secolo scorso, in particolare nella scelta e disposizione degli elementi architettonici. Questo è un luogo concepito come spazio da vivere in stretta comunione con la natura circostante.
Villa Cimbrone è diventata un prestigioso hotel a cinque stelle che ha accolto varie celebrità tra cui Greta Garbo che, nella primavera del 1938, visse in questo luogo la sua storia d’amore con Leopold Stokowsky.
Una passeggiata da Ravello a Minori tra limoni e panorami mozzafiato
Da Ravello partono alcune passeggiate tra i Monti Lattari. Si può, ad esempio, raggiungere Minori attraverso un percorso fatto di scalini, viottoli tra coltivazioni di limoni e paesaggi mozzafiato. Una volta arrivati a Minori è obbligatoria una sosta golosa da Sal De Riso, il più celebre pasticcere di Minori e dell’intera Costiera. Un trionfo di dolcezza tra delizia al limone, torta ricotta e pere e un dolce tipico della Costiera la Millefoglie di melanzane al cioccolato.
Melanzane al cioccolato
Le origini del dolce si perdono nella notte dei tempi; tra le varie rivendicazioni sulla proprietà intellettuale due sembrano le più credibili.
La prima sostiene che furono le suore di Santa Maria della Misericordia a servire per prime le melanzane con una salsa alla cioccolata, il successo del dolce fu poi decretato da un nobile apprezzamento: la nipote di Nicola II, in viaggio in Italia, decise di alloggiare per qualche tempo in Campania. Presso il Grand Hotel Cocumella di Sant’Agnello, la nobile partorì. In seguito alla nascita reale le suore agostiniane portarono in dono alla puerpera un cesto pieno di prodotti tipici, tra cui appunto le melanzane con la cioccolata.La prelibata ricetta venne poi donata ai pasticcieri del luogo, fino a diventare parte della tradizione culinaria sia della costiera amalfitana che di quella sorrentina.
La seconda versione della storia, invece, sostiene che la creazione delle melanzane dolci sia opera dei monaci di un antico convento di Tramonti, dove i religiosi erano soliti realizzare delle melanzane fritte e poi condite con un composto dolce e liquoroso. Solo in seguito alla diffusione della ricetta la salsa liquorosa dei monaci sarebbe stata sostituita dal cioccolato.