*di Luigi Polillo*
Giusto Sucato (Palermo 1950 – Misilmeri 2016), un uomo del popolo, un semplice autodidatta, testimone di una tradizione popolare-folkoristica ormai quasi estinta, talentuosa la sua eccezionale capacità nel modellare la materia, anche se povera ed arida, e di adattarla al gusto estetico e alla poetica, si quella poetica che lo fece apprezzare e amare non solo in Sicilia, ma in Europa.
Il modello culturale dell’artista fu “Godranopoli”, un vero e proprio museo agreste, che lo stesso artista per lunghi anni con le sue opere ha contribuito a realizzare, insieme al suo grande amico e compagno Francesco Carbone, un intellettuale tra i maggiori esponenti del mondo culturale siciliano, che ha sperimentato con lui una metodologia di “aggregazione” sul piano storico e artistico. Conobbi la bellezza della Sicilia e la forza di quest’uomo non solo fisica, ma anche del suo fine pensiero grazie al mio mentore, lo scrittore e critico Gianfranco Labrosciano (Malvito 1956 – Rende 2019). A mio modesto parere, la memoria si trasmette attraverso le esperienze della vita, rielaborate nella realtà contemporanea. L’elaborazione artistica che Giusto metteva in atto (attraverso materiali semplici della cultura contadina, quali, sedie, arnesi da lavoro, chiodi, legni ecc.), donava alle molteplici forme rielaborate, valore ed emozione.
“Cresciuto in Sicilia in un periodo storico fondamentalmente legato al mondo contadino e pastorale e alle sue tradizioni, ad un certo punto della sua vita comincia a rimodellare e rimontare i vecchi arnesi contadini o artigianali, vecchi o in disuso, per ricercarne una finalità “artistica” in armonia con i gusti e le tradizioni, ma soprattutto con la natura, quasi in contrapposizione al mondo tecnologico che avanza inesorabilmente con ritmo e logiche opposte. Giovanissimo incontra Francesco Carbone, il quale sul finire degli anni ‘60 entra a far parte del Movimento delle comunità di base, una struttura culturale sorta alla base dell’organizzazione sociale territoriale fuori dalla logica verticistica e ufficiale delle istituzioni”.
La sua è una testimonianza antropologica della storia, la materia diviene un groviglio del tempo odierno, catapultato nel caos della quotidianità. La materia dunque diviene simbolo della realtà, che supera il processo storico divenendo essenza identitaria dell’artista.