*di Doina Ene*
Il Natale è la festa cristiana che celebra la nascita di Gesù Bambino, viene festeggiata dalla Chiesa romano-occidentale secondo il calendario gregoriano il 25 dicembre, mentre dalla Chiesa romano orientale secondo il calendario giuliano il 7 di gennaio. Tra le scene più rappresentate nell’arte il Natale è sicuramente ai primi posti, rimanendo la più intima e densa di simboli iconografici. Molti artisti di tutte le epoche sono stati chiamati a raffigurare uno dei misteri più grandi del Cristianesimo: la Natività di Gesù. L’iconografia della Natività ha interessato non solo la pittura ma anche decorazione dei sarcofagi, la scultura, la tecnica del mosaico, gli arazzi, le vetrate, le miniature, ecc.
L’etimologia del temine Natale è da ricondursi al termine latino natalis “riguardo la nascita”. Infatti, a Roma il 25 dicembre veniva celebrata la festa del solstizio d’inverno, il sole ricominciava a risalire sull’orizzonte. La data di nascita di Gesù venne calcolata da Dionigi il Piccolo, monaco della Scizia minore e attuale Dobruja regione del Sud della Romania. Dionigi è noto come scopritore dell’era Anno Domini (AD). Il monaco calcò che Gesù era nato 753 anni dalla fondazione di Roma, un calcolo abbastanza corretto considerando che l’errore si aggirerebbe a solo 4-5 anni. Gesù nacque a Betlemme, città di Davide alla quale stirpe apparteneva Giuseppe. In quel tempo l’imperatore Cesare Augusto emanò il decreto per il censimento di tutto l’impero e dunque Maria e Giuseppe da Nazareth si spostarono a Betlemme per registrarsi. La città era colma di gente proveniente da ogni dove ed era impossibile trovare un posto per alloggiare durante la notte. Trovarono riparo presso una modesta locanda dove era disponibile solo una stalla con gli animali a piano terra.
Gesù dopo la nascita fu appoggiato nella mangiatoia degli animali e avvolto nei panni e fasciato con bende e scaldato dai simbolici bue e asinello. Moltissimi sono stati gli artisti di tutti i periodi storici che almeno una volta si sono imbattuti in questo tema affiancandolo a quello dell’Annunciazione e dell’Adorazione dei pastori. Nell’Oriente Cristiano gli artisti erano rimasti per lo più fedeli ad uno schema ben preciso: nell’antica iconografia, infatti, la Vergine Maria occupava il centro della scena determinando il tema compositivo intorno al quale ruotavano gli altri personaggi. La Vergine veniva rappresentata sdraiata e con lo sguardo rivolto altrove presagendo la futura passione di Cristo. Anche in Occidente questo tema fu utilizzato almeno fino all’inizio del Rinascimento e comunque durante tutto il Medioevo, mentre nella rappresentazione attuale Maria è raffigurata in ginocchio o in piedi in adorazione del Bambino. Il tema della natività sarà in seguito riferito a schemi complessi: il racconto dei Vangeli, la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (1228) e molti altri.
La prima celebrazione della Natività avvenne a Roma nel 336 anche se fu considerata una celebrazione pagana fino al 354 quando papa Liberio decise di fissare ufficialmente la data del 25 dicembre come quella della nascita di Cristo. Le più antiche testimonianze della rappresentazione della Natività risalgono al periodo paleocristiano tra il III e il IV secolo, rinvenibile nelle Catacombe di Priscilla lungo la via Salaria a Roma. In uno degli affreschi qui presenti è raffigurata Maria che tiene in braccio Gesù Bambino, mentre in un altro ambiente un altro affresco ritrae i Re Magi che rendono omaggio a Gesù. Una rappresentazione paleocristiana di tutt’altro genere si trova presso la Necropoli vaticana. Si tratta della raffigurazione del Sol Invictus, festa dedicata alla nascita del Sole introdotta a Roma già dal I sec. d.C., realizzata in tessere di mosaico. Le celebrazioni di Mitra cadevano proprio il 25 dicembre e simboleggiavano la rinascita del Sole e la vittoria della luce sulle tenebre. La coincidenza delle date e del significato simbolico delle due festività è facilmente intuibile e testimonia la volontà della chiesa paleocristiani di poggiare almeno alcune importanti celebrazioni su date ormai consolidate presso i Romani.
Tra le numerosissime Natività prodotte in ogni epoca possiamo individuarne alcune che presentano delle novità e delle evoluzioni stilistiche peculiari. Spostando quindi la nostra attenzione sulla rappresentazione della natività di alcuni secoli più tardi, possiamo individuare tra i primi capolavori della storia dell’arte occidentale, la Nascita di Cristo nella Cappella degli Scrovegni (1303- 1305), uno dei capolavori di Giotto. Maria è posizionata al centro della composizione stesa secondo l’antica iconografia bizantina guardando il Bambino con tutti gli altri personaggi compartecipi all’evento, formando un semicerchio intorno alla culla. Anche Beato Angelico affresca l’Adorazione del Bambino (1440-1441) nel convento di San Marco a Firenze. La composizione è a semicerchio, il Bambino al centro con santa Caterina d’Alessandria, la Vergine, San Giuseppe e San Pietro Martire disposti attorno a lui in atto di adorazione. Lo sfondo della capanna è occupato dal bue e l’asinello, nettamente separati dalla scena centrale per evitare di distogliere l’attenzione dall’evento centrale. Lo scopo dell’opera era quello di ispirare i frati alla meditazione. Riferibile invece all’ultima parte della produzione di Sandro Botticelli è la Natività Mistica (1501), oggi alla National Gallery di Londra. La Vergine è rappresentata in ginocchio in adorazione del Bambino con Giuseppe, insieme ai pastori, ai Magi e tra cori angelici.
Caravaggio nella sua opera la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi (1600), racconta la nascita attraverso un realismo autentico che rende l’episodio vero. La Madonna, come tutte le Madonne di Caravaggio qua ha le sembianze di una donna comune, un aspetto malinconico e forse già presagisce il destino del Figlio. Il dipinto fu trafugato nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo di Palermo. L’olandese Gerrit van Honthorst realizza nel 1620 La Natività degli Uffizi. In questa opera l’artista pone in primo piano Gesù adagiato nella mangiatoia. Maria lo sta scoprendo per poterlo mostrare a due angeli venuti ad adorarlo. Dietro di lei, Giuseppe, secondo la consueta iconografia quasi completamente in ombra, osserva il bambino. Il pittore pone l’accento sull’uso del colore essendo il dipinto caratterizzato da colori scuri. L’unica fonte di luce proviene dal lenzuolo bianco di Gesù che sta a simboleggiarne sia la purezza sia il sudario di Cristo. Moltissime altre opere meriterebbero attenzione, ma non sarebbero sufficienti molti altri articoli per raccontarle tutte: Buona Natività!