Capo Milazzo, area marina protetta giovane e già sorprendente

giovani laganàturano

*Testo e foto di Giovanni Laganà e Francesco Turano*

“Le Aree Marine Protette: sono troppo poche e di dimensioni ridotte. Potenziarle può determinare una grande ricaduta per un turismo ecosostenibile”. Era il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, qualche anno fa, ad esprimersi così durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno di ricerca della stazione zoologica Anton Dohrn. Trarre spunto dalle sue significative considerazioni vuol dire concepire un’idea di sviluppo per quei territori in cui “ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicenti, presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono”.

coralli

In Italia sono 27 le AMP che coprono circa 230 mila ettari di mare e 700 chilometri di costa. Istituite con apposito decreto del Ministero dell’Ambiente, che definisce confini e fini della tutela, all’interno di ogni area sono individuate zone con diversi gradi di tutela. La zona A, connotata dal livello più sensibile, è quella di riserva integrale, dove non è consentita nessuna attività che possa danneggiare l’ambiente, o disturbare le specie che vivono all’interno. Qui sono vietate la pesca, la navigazione e la balneazione. È consentita invece, e anzi incoraggiata, l’attività di ricerca e studio. La zona B (riserva generale) e C (riserva parziale) garantiscono sì, protezione ma in maniera più graduale, consentendo, attraverso deroghe apposite, una fruizione del patrimonio naturale che dev’essere tuttavia sostenibile e consentita solo con guide autorizzate.

coralli

Sulle coste delle Aree Marine Protette non si può quasi mai edificare, mentre le vecchie costruzioni possono essere recuperate e riconvertite in centri di ricerca. Le 27 AMP italiane sono gestite, con affidamento stabilito nel decreto istitutivo, da enti pubblici, istituzioni scientifiche o da associazioni ambientaliste riconosciute e sono distribuite su tutto il territorio della Penisola, dal golfo di Trieste (dove il Parco marino di Miramare è stata la prima istituita nel 1986), fino alla Sicilia dove ne risultano istituite 6. Il nostro viaggio odierno segna una tappa proprio sul Tirreno meridionale della Trinacria per dare enfasi e risalto allo specchio acqueo che circonda Capo Milazzo. Quel sito infatti, dopo un iter lungo quasi due anni ma iniziato ben 14 anni fa, è stato ufficialmente riconosciuto Area Marina Protetta alla fine di maggio 2018. Senza peccare di enfasi crediamo che l’evento, con riguardo naturalmente ai temi di mare, debba annoverarsi fra le più grandi novità degli ultimi anni, sia per la valorizzazione del territorio dal punto di vista turistico (anche quello subacqueo è ormai una risorsa) sia per la regolamentazione, il sostegno e la salvaguardia della pesca locale che, senza dubbio, beneficerà di grandi opportunità grazie alla tutela sopravvenuta degli ecosistemi costieri.

immersione

Argomenti questi più volte analizzati a seguito delle nostre esplorazioni eseguite assieme al Blunauta Diving di Mauro Alioto – che di Capo Mi- lazzo conosce ogni aspetto – e degli studi compiuti negli anni, anche attraverso le ricostruzioni tridimensionali dei fondali su tavole disegnate a mano libera. Capo Milazzo è un balcone sul Tirreno ed il primo impatto sbalorditivo è, tuttavia, con il paesaggio emerso. Camminando a piedi sul crinale collinare, ci si trova sorprendentemente circondati, sui due opposti lati, dall’azzurro del Mar Tirreno, lì separato in due dall’irrompere di una lingua di terra protesa verso l’isola di Vulcano. Il colore della terra calcarea dalle forme cangianti è suggestivo in ogni suo dettaglio ed al tramonto, sotto la luce bianca del faro, l’orizzonte quasi “bruciato” dai colori caldi del cielo, scopre e rende nitide le sagome scure delle Sette prestigiose Sorelle: le Isole Eolie. Probabilmente da quel Capo il mitico Polifemo, la cui grotta sorge proprio tra queste dirupate coste, deve aver scagliato sassi giganteschi verso la nave in fuga di Ulisse, ignaro che il suo gesto avrebbe innescato un meccanismo di frane capaci di creare paesaggi vari e frastagliati in fondo al mare.

capo milazzo

È tempo quindi di tuffarsi nel punto che rappresenta l’apice delle bellezze di questo sito: la Secca di Ponente, bastione roccioso sommerso prospiciente il Capo. Qui la sommità, individuata come “cappello della secca” – una sorta di terrazzo particolarmente ampio – presenta un fondo roccioso molto movimentato e ricco di anfratti, da cui fa capolino molto pesce stanziale: perchie, sciarrani, scorfani, murene e tordi. Poco sopra, banchi di salpe e barracuda, insieme a molti saraghi cernie e tanute, circolano senza troppa riservatezza ma ancora a debita distanza dall’uomo. In profondità, il passaggio dal coralligeno bianco verso quello rosso è graduale e presenta scogli con le due specie insieme, molto interessanti per l’abbinamento cromatico tra i due colori, ma anche particolarmente frequentati da pesci. Il versante orientale della secca presenta anch’esso pareti verticali che cadono subito su cataste di grandi rocce intorno ai trenta metri, offrendo spettacoli incredibili per via dell’altissima concentrazione di gorgonie, briozoi e poriferi.

coralli

Le zone in ombra delle pietre più grandi hanno colori spettacolari, con dominanti violacee e arancioni offerte dalle spugne e dalle madrepore. Non è difficile imbattersi in grandi rami di falso corallo nero e meravigliosi esemplari di Stella gorgone, fiore all’occhiello di questo lato della secca. Il fondale entusiasma e invita alla ricerca costante di nuove specie animali, tanto è ricco ed attraente. Un ambiente molto interessante per il turista subacqueo e al contempo un habitat ideale per molti pesci, assolutamente da proteggere per garantire anche i giusti incrementi sul pescato locale correttamente gestito. Non è semplice conoscere a fondo questo mare. Occorre dedicarci la giusta cura, immergendosi più volte negli stessi posti per cogliere le differenze in ogni stagione e nelle diverse ore del giorno. Le continue scoperte, tuttora in corso, ci hanno fatto tuttavia comprendere che queste acque sono ancora ricche, nonostante i segni del depauperamento legati soprattutto alla pesca eccessiva senza criteri prestabiliti ante costituzione di AMP, e continueranno a sorprenderci ogni volta – ne siamo sicuri – come fosse la prima.

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