*di Federico Quaranta*
Tuscania è fuori di mano e ancora nessuno, che non sia di quelle parti, conosce la bellissima strada che fra prati e boschi porta da Vetralla etrusca e papale all’etrusca e papale Tuscania. “Correvano sulla terra lunghe ombre, le prime ombre della sera correvano da Occidente a Oriente simili a onde marine e parevano uscir dalle tombe etrusche scavate nelle pareti di tufo a picco sul Marta, eravamo nel cuore del paese Etrusco, nell’antico paese Toscano”. Curzio Malaparte nella raccolta postuma intitolata Benedetti Italiani descrive così Tuscania e la Torre di Lavello. Dalle sponde del grande Lago di Bolsena comincia il cammino nella Tuscia, seguendo il percorso segnato dal fiume Marta che da qui nasce per arrivare a sfociare nel Tirreno attraversando la terra che si affaccia sul mare. La Maremma Laziale. Terra etrusca che narra storie d’altri tempi. L’imponente lago di Bolsena è il quinto per dimensioni in Italia ed è anche il lago di origine vulcanica più grande d’Europa. Nasce nella caldera principale del complesso vulcanico di Vulsinio, i Borghi, i paesi che si affacciano sono ricchissimi di storia: ad esempio Montefiascone con il leggendario vinoEst! Est!! Est!!!; Bolsena che regala al nome al lago stesso, il promontorio di Capodi- monte, Marta il Borgo di pescatori e poi due isole: la Visentina e la Martana.
La regina Amalasunta figlia di Teodorico Re degli Ostrogoti e d’Italia nel 526 d.C. aveva ottenuto la reggenza ma fu costretta a sposarsi con il cugino Teodato che la relegò con l’inganno sull’isola Martana. Nel 535 d.C. fu uccisa proprio dai sicari del marito nel luogo detto il Bagno di Amalasunta. Questo è un luogo dove la natura è incontaminata e la ricchezza di fauna e flora dovuta alla presenza di molti corsi d’acqua che s’incontrano. Tali fiumi fanno parte di una fittissima rete fluviale i cui principali corsi d’acqua sono il Marta, che defluisce dal lago di Bolsena per sfociare nel mare di Tarquinia e il Fiora le cui sorgenti sono sul monte Amiata nel grossetano e che sfocia nel mare di Montalto di Castro. Proprio qui dovevano sorgere diversi insediamenti Etruschi. Non siamo in Provenza eppure c’è un campo immenso di lavanda: pensate a giugno che esplosione di cromatismi e di profumo! Quel profumo che ricorda le nonne. Loro facevano così prendevano dei sacchetti li riempivano con i semi della lavanda e poi li spargevano dentro l’armadio tra la biancheria.
La Tuscia è così: ti stupisce sempre, mai un territorio uguale all’altro; pacifica sia l’anima sia gli occhi. Adesso ci spostiamo a Tuscania. Di Etruschi si è sempre parlato in maniera abbastanza singolare. è una civiltà che ha lasciato grandi testimonianze sia per quello che attiene agli aspetti più tipicamente urbani, sia per quello che attiene al discorso delle necropoli, bellissime e splendide testimonianze veramente eccezionali. Ad esempio la presenza delle grandi tombe di Tarquinia e degli splendidi oggetti che provengono dalle Necropoli di Vulci, Cerveteri e Veio. La storia etrusca è una storia che si articola nell’arco di diversi secoli a partire dall’ottavo per finire con l’avvento dell’impero di Roma. Civiltà importanti, civiltà grandiose, civiltà da cui i romani attinsero a piene mani. Civiltà che diede ai romani almeno tre Re, gli ultimi tre re di roma sono re etruschi. Quali sono le grandi testimonianze presenti quest’area della cultura Etrusca? Diciamo che quest’area dovremmo considerarla quasi una macro regione che comprende anche i territori a nord di Roma , da Veio a Cerveteri, per terminare poi in prossimità dei confini attuali della Liguria e comprendere in una piccola parte dell’Umbria. Attraversando la campagna della Tuscia mi prezzi di Tuscania capita di trovarsi di fronte a uno spettacolo inaspettato e dimentica: Rocca Respampani è stata costruita nel 1607. Alzi la mano chi lo conosce. Mi sono informato si chiama Rocca respampani ed è stata costruita nel 1607 con l’intento di erigere un vero e proprio Borgo.
E allora da dove partire se non dal Palazzo del Governatore, importante con due torri imponenti una facciata inpattante, un ingresso e addirittura il fossato. Il borgo doveva essere quello di Monte Romano. La velleità era non solo quella di dare dimora ai Nobili ma anche a tutti quei braccianti che lavoravano la terra. L’idea poteva essere anche buona, una campagna rigogliosa e soprattutto la vicinanza strategica con due centri nevralgici quali Viterbo e soprattutto Tuscania. La mancanza di vie di comunicazione però ne ha decretato impietosamente l’insuccesso. Il Borgo di Monte Romano viene infatti costruito nei pressi della più trafficata Aurelia e dalle 1700 Rocca Respampani rimane completamente dimenticato, una cattedrale nel deserto. Scendendo dal sentiero che parte dal castello ci troviamo presumibilmente sull’antico tracciato della via Clodia un’importantissima arteria di comunicazione tra la consolare Cassia, partendo da Veio e la Aurelia fino a Saturnia. Attraversa alcune stazioni di sosta quali Bracciano, Vetralla e Tuscania. Scavata nel tufo naturale rappresentava la via maestra per i commerci con tutta quest’aria ed è stata molto utile ai romani per poter conquistare l’intero territorio Etrusco.
Un’antica testimonianza è la messa a dimora di tutte le pietre, il cosiddetto basolato, che era il sistema classico utilizzato dai Romani per la costruzione delle strade. Il leggendario ponte di Fra Cirillo attraversa il fiume Traponso che è un affluente del fiume Marta. La storia popolare narra come questo posto sia stato costruito in una sola notte per una scommessa persa fra il frate e addirittura il diavolo. Guardando ad Est si scorge la torre di Rocca Respampani, o meglio è la torre che guarda il ponte controllando un eventuale passaggio ostile sul territorio. Questo è un posto straordinario e ha un racconto sensazionale: un vero e proprio libro di storia. I cabini Vulcanici, un importante insediamento Etrusco, uno successivo romano, d’altronde lo abbiamo detto qui passava l’antica via Clodia, e poi nel tardo medioevo la costruzione di Rocca Vecchia di cui restano alcune vestigia come il campanile a vela che dominava il corso del fiume. Questo posto è sensazionale, narra storie d’altri tempi. Un luogo da ammirare in completo silenzio. E il meglio deve ancora venire. Attraversando uno dei molteplici boschi cedui che caratterizzano il territorio in direzione di Tuscania, si arriva come d’incanto all’interno di una necropoli etrusca. Da un buco si accede verso una delle tante camere mortuarie che sono disseminate lungo tutto questo crinale. Ma non vi ho ancora parlato dello spettacolo vero e proprio: la porcareccia.
Il sostantivo è stato ideato dai romani, in latino vuol dire stalla per i maiali, poi nel corso dei millenni non è stato solo ricovero per i porci, ma anche per le vacche e per le pecore… e per gli umani. In alcune di queste grotte scavate dagli Etruschi a funzione di tomba, sono stati ritrovati anche dei camini, dei giacigli e delle canalizzazioni per far defluire le acque. Il ponte della Badia o popolarmente chiamato Ponte del diavolo è un’ardita costruzione che risale al IV secolo avanti Cristo riutilizzata successivamente in epoca romana e definitivamente sistemata in epoca medievale. Nel territorio di Carino c’è il museo archeologico del ponte della Badia o comunque museo archeologico di Vulci che ospita splendide testimonianze della cultura e della civiltà etrusca. Il ponte attualmente è in fase di restauro che la soprintendenza archeologica dell’etruria meridionale ha finanziato attraverso fondi messi a disposizione del ministero. Il restauro ridarà nuova vita e nuovo impulso a questo ponte che tra poco potrà essere nuovamente fruito nella affascinante solitudine maremmana.