Essere umane, trenta autrici con le loro 310 opere

bianca sestini

*di Bianca Sestini*

Donne straordinarie con la macchina fotografica in mano. È questo il fil rouge di “Essere Umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo”, ai Musei San Domenico di Forlì fino al 20 gennaio 2022. Trenta autrici e 310 opere fanno da fulcro dell’esposizione curata da Walter Guadagnini, ideata e realizzata in collaborazione con Monica Fantini e Fabio Lazzari.

ragazze in america

La mole imponente di scatti che riempiono le pareti del percorso museale proviene da archivi conservati in Paesi diversi e rappresenta uno degli aspetti che rendono speciale questa iniziativa culturale. Dalla sua inaugurazione, a settembre, “Essere Umane” infatti brilla nel firmamento degli eventi artistici, in Italia e non solo. Il record a cui mira coincide con il titolo di prima e più importante rassegna di respiro internazionale sulla fotografia “al femminile”. La mostra offre ai visitatori una selezione di immagini che hanno fatto la storia di questa forma espressiva, dai primi decenni del Novecento alla contemporaneità.

bambino in braccio

Tantissimi i temi affrontati, così come i generi che ne animano il viaggio. Ad accomunare le varie sezioni, il talento di professioniste della fotografia di fama globale. Per valorizzare al massimo questo materiale eccezionale, gli organizzatori hanno optato per un allestimento che segue la linea del tempo. L’esposizione si suddivide in tre blocchi. Il primo copre la parte del secolo scorso compresa tra gli anni ‘30 e ‘50. Accanto ai reportage sulla Grande Depressione americana firmati da Dorothea Lange, gli scatti di Lee Miller nell’appartamento di Hitler al termine della guerra. Le testimonianze fotografiche del periodo messicano di Tina Modotti fanno da contraltare alla malia spensierata dei quadri narrativi immortalati da Ruth Orkin, specchio e memoria di un turismo italiano che fu. In pochi passi si cambia completamente scenario. Il capitolo numero 2 di “Essere Umane” custodisce il meglio del linguaggio fotografico raggiunto fra gli anni ‘60 e ‘80. Qui sono numerose le interpreti italiane.

uomo seduto su trono

Se Carla Cerati guida l’osservatore attraverso un carosello di personaggi e ambienti dei cocktail party milanesi, Lisetta Carmi descrive la comunità di travestiti che abitava nell’ex ghetto ebraico di Genova. Di Letizia Battaglia, invece, vengono proposte immagini sugli omicidi di mafia e sulle bambine di Palermo, entrambi filoni legati alla città natale e alla carriera dell’artista. Ma anche qua alcune delle esponenti di maggior spicco della fotografia nazionale incontrano colleghe straniere. Due nomi per tutti: Inge Morath con la sua celebre “Mask series” e Annie Leibovitz, autrice dei ritratti di tredici donne di successo finiti nel rivoluzionario Calendario Pirelli 2016.

donna con bandiera

La parte conclusiva dell’itinerario di mostra è ancorata all’attualità, dagli anni ‘90 in poi. Una volata finale che ospita personalità come la fotografa e attivista per i diritti Lgbtqi Zanele Muholi e Newsha Tavakolian, membro dell’agenzia Magnum. Il progetto della forlivese Silvia Camporesi contiene la cronaca del recente lockdown per far fronte alla pandemia di Covid-19. I lavori di Cristina De Middel e Cao Fei chiudono quasi con un interrogativo rivolto al futuro questa antologia universale di campionesse della fotografia. Ancora per qualche settimana appassionati e curiosi hanno l’opportunità di vivere a Forlì un’esperienza visiva unica e ambiziosa. Ci si sposta nel tempo, ripercorrendo circa cent’anni di storia, arte, società tramite immagini spesso iconiche, ma ci si muove pure nello spazio, più precisamente in giro per il mondo intero. Davanti all’ultimo scatto di “Essere Umane”, le opere delle migliori fotografe di sempre ronzano nella testa come uno sciame brulicante di entità. È la cultura che spinge: mentre la riflessione si attiva e le emozioni si depositano, il soggetto e l’oggetto del guardare si invertono. Quasi che quelle donne straordinarie con la macchina fotografica in mano ci abbiano studiato dall’inizio alla fine del tour. Sguardi chirurgici e abilissimi nel non farsi notare, per cogliere ciascuno nella sua irripetibile umanità.

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