di Fabio Lagonia
Esiste una misteriosa similitudine tra i colori e i versi delle poesie, al punto che essi sembrano spesso condurci su un comune terreno di emozioni e suggestioni. “Lasciami, oh lasciami immergere l’anima nei colori; lasciami ingoiare il tramonto e bere l’arcobaleno”, scriveva Khalil Gibran, non a caso poeta ma anche pittore, a dimostrazione della interscambiabilità causale e casuale fra parola e colore nel rappresentarsi con tutta la loro potenza evocativa. La trasformazione cromatica realizzata da Massimo Sirelli sui frangiflutti artificiali del porticciolo di Catanzaro richiama, e allo stesso tempo celebra, la bellezza di questo assunto; che in tal caso è amplificato dalla creatività artistica, col valore aggiunto di restituire al contesto urbano un intervento di rigenerazione. Il suono dello Ionio mentre abbraccia gli scogli contribuisce, poi, a fare il resto, completando un’opera di Street Art che ricorda molto da vicino i mattoncini colorati dei Lego. Questa declinazione di espressione artistica, nata dalla più ampia Pop Art, è un atto comunicativo che va sempre più diffondendosi anche grazie ad uno dei suoi elementi-chiave: l’essere “di strada”, dunque pubblico e perciostesso mediaticamente esposto a tutti. Banksy, icona mondiale della Street Art, è l’emblema dell’impatto evidente che questa cultura metropolitana realizza sull’immaginario collettivo. Se ciò è veritiero, vale allora la pena diffondere messaggi positivi e utili. In tal senso aveva certamente ragione Kandinsky quando affermava che “il colore è un potere che influenza direttamente l’anima”; mentre resta sempre un ottimo suggerimento quello di Cesare Pavese: “Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori”.