di Giorgio Di Maio
“Il mare di Leopardi” è un progetto che ho cominciato a settembre del 2019, quando ho
trascorso alcuni mesi a Osimo, graziosa cittadina medievale a circa metà strada tra Ancona, il litorale tra Marcelli di Numana e Porto Recanati. Il poeta, nella solitudine di Recanati, passeggiava e meditava sul Monte Tabor, luoghi dai quali avrà visto da bambino, per la prima volta in lontananza, quello stesso mare Adriatico. Ho avuto la fortuna di vivere la quarantena sulle alture di un bosco: dalla finestra della mia stanza potevo vedere il mare, coperto in parte nel suo orizzonte da verde vegetazione. Sull’ermo colle dove ho alloggiato è stato però l’ascolto quotidiano dei dati di diffusione dell’epidemia a rappresentare la siepe che escludeva allo sguardo la prospettiva dei giorni a venire, chiuso nei limiti umani. L’azzurro del mare, l’incerto futuro, aveva quella connotazione di una immensità gravida di insidie che potrebbero condurre al naufragio. Un mare, sapevo, che l’eroe della letteratura classica è tenuto però ad attraversare se vuole ritornare a casa. O a esplorare, se intende raggiungere nuove terre.
Nella navigazione dell’Armonia nascosta verso un mondo migliore, pacifico, fraterno,
naturale, il mare fotografato è invece in questo progetto piuttosto quello de “L’invitation au voyage” di Baudelaire: la promessa di un viaggio che realizza il sogno. Il poeta francese invita la donna amata a seguirlo là-bas, luogo indeterminato, attraverso un viaggio nella felicità dei sensi, senza tempo, dove il mare diventa la corrispondenza della donna, ne assume il colore dei suoi occhi. Dove tutto è ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà. Un’arte di vivere nella quale i sensi sono importanti come l’estetica.
Il mare nella sua immensità, con i suoi confini invisibili, è forse l’elemento naturale che più ci raccorda con l’infinito. Possiede energia continua che pulsa come un cuore.
È ora tempestoso, ora quieto. Su di lui soffia un vento imponderabile, ignoto come gli eventi che possono improvvisamente sconvolgere le vicende storiche degli uomini. Un buon navigatore lo segue e fa attenzione a non contraddirlo.
L’armonia nascosta ricerca il mare quale porzione colorata di una composizione chiusa, equilibrata, in raccordo con l’oggetto di umana fattura, ma le tinte del mare offrono un privilegio: quello di un’apertura che consente, assieme alla contemplazione del silenzio immutabile che regola il flusso, la percezione dello stesso fluire. Solo e soltanto il mare ha questa qualità intrinseca che impedisce la possibilità di fermare il movimento in un’immagine. Più di un auto in corsa, più di un aereo, non possiamo vedere una fotografia del mare senza avvertirne ugualmente il suo moto interiore.
“L’Infinito” è forse l’unico componimento di Leopardi in assenza del male, per lui che
tutto è male. In questa poesia il Recanatese è sereno, assorto nella contemplazione, si
abbandona al piacere dell’immaginazione. E «così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare».
Il mare di Leopardi” è composto da 20 scatti d’autore che è possibile portarsi a casa in riproduzione fino a 1000 esemplari per ogni stampa con etichetta numerata e realizzata in Fine Art certificate, con acquisti sul sito www.giorgiodimaio.it/Shop.
Il 10% dei proventi delle stampe d’arte verrà devoluto alla Joss Stone Fondation e impiegato per finanziare progetti di solidarietà.