di Fabio Lagonia
L’Altare di Pergamo, il Colosseo, la Cappella Sistina, le cattedrali del Medioevo, il Cristo velato di Sanmartino, la Turandot di Puccini, I papaveri di Monet, l’Opera House di Sydney… Dall’antichità ai giorni nostri sono davvero tanti i capolavori prodotti dal genio umano; in alcuni casi sono così stupefacenti che sembrano avvicinarsi al miracolo. È il caso della magnifica cupola di Brunelleschi – di cui il 7 agosto ricorrono i 600 anni dalla posa della prima pietra – così ardita da essere stata definita “impossibile”. All’epoca l’autore fu deriso e insultato per aver osato immaginare un’opera architettonica così spavaldamente particolare. Ma andò avanti lo stesso, incurante degli ostacoli e confortato dai suoi calcoli e dal suo sogno. Razionalità e intuizione. D’altronde Filippo di ser Brunellesco Lapi era un rigoroso matematico oltre che un raffinato artista. Logica e sentimento. Il genio che era in lui lo incoraggiò a portare avanti il suo progetto pur mantenendone il segreto costruttivo; a tal proposito “Le Vite” del Vasari riportano un aneddoto curioso: pare che la commissione che avrebbe dovuto assegnare il cantiere per la realizzazione della cupola chiese a Brunelleschi la visione dei suoi disegni ma che egli, temendo che questi giungessero nelle mani dei suoi rivali, propose “che chi fermasse in sur un marmo piano un uovo ritto, quello facesse la cupola, che quivi si vedrebbe l’ingegno loro”. Nessuno ci riuscì, tranne Brunelleschi che prese l’uovo “e datoli un colpo del culo in sul piano del marmo, lo fece star ritto”. È quello che noi oggi chiamiamo impropriamente uovo di Colombo! Evidentemente sorpresi, tutti protestarono e dichiararono che avrebbero facilmente saputo fare lo stesso. “Arebbono ancora saputo voltare la cupola, vedendo il modello o il disegno”, fu la replica inconfutabile.